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Nespoli, il tiro con l’arco logora: «Il futuro è ancora incerto»

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voghera

Il vogherese Mauro Nespoli è l’arciere forse più vincente della storia italiana di questo sport. Ha iniziato a 11 anni a tirare e ora che ne ha 37 vanta un oro a squadre, un argento individuale ed uno a squadre alle Olimpiadi. Un paio d’anni fa aveva dichiarato che l’obiettivo finale erano i Giochi in Australia del 2032, oggi non è più così sicuro.

La pressione di dover sempre vincere logora dopo 26 anni di arco?
«Si sente e comincia a pesare. L’argento di Tokyo aveva nascosto la polvere sotto al tappeto, ma negli ultimi tre anni con l’obiettivo Parigi questa pesantezza l’ho sentita. Dopo i Giochi mi sono preso per la prima volta due mesi di disintossicazione, non andavo neanche al campo a tirare».

E cosa ha pensato?
«Che qualche freccia nella faretra la possiedo ancora. Ho ripreso, però, senza pensare a Los Angeles, obiettivo lontano e poco tangibile. Ho cambiato programma di lavoro, per la prima volta ho tirato nella stagione indoor».

Lei d’inverno aveva un programma di lavoro personale. Come mai ha cambiato?
«Ho sempre impostato la stagione sull’evento clou, questo mi ha fatto perdere il percorso per arrivarci. Nel 2025 i mondiali saranno a settembre. L’idea di ricominciare a tirare pensando che avrei dovuto attendere dodici mesi per arrivarci è stata devastante a livello mentale e la voglia era zero. Così è arrivato l’indoor... C’è un evento ogni mese, questo mi permette di mettermi sempre in discussione. La parte divertente oggi è gareggiare, non tirare centinaia di frecce al campo. Tirando a 18 metri non devo sottovalutare nessuno, potrebbe essermi utile ai mondiali».

Quest’anno la finale del campionato italiano è stata sospesa e la vittoria assegnata ex equo fra lei e Matteo Bilisari. Lei e il suo avversario poi vi siete sfidati per decidere il vincitore. Chi ha vinto?
«Matteo. Gli ho proposto di mettere in palio il titolo in maniera goliardica perché alla sua età mi sarebbero girate le scatole non poter tirare per vincere perché grandinava. Ci siamo sfidati e mi ha battuto. Al pc ho trasformato la sfida in un format che è piaciuto e che voglio sviluppare ancora».

Non è ora di sposare Vanessa Landi, che frequenta da anni?
«È un pensiero che cresce come mai prima. Può essere una idea per il 2025. Per quanto uno voglia essere eternamente sportivo sto iniziando a pensare al dopo e sono anche indeciso se rimanere a Voghera o spostarmi a Grosseto, dove il clima è migliore.

A metà febbraio ci sono le elezioni federali, cosa cambia per lei?
Potrebbero esserci nuovi equilibri, cambiare il direttore tecnico e magari l’interesse di una federazione verso un arciere come me che ha 37 anni. In chiave Los Angeles vediamo se penseranno ai giovani o mi lasceranno una porta aperta.

Lei ha uno staff alle spalle che la può aiutare.
«L’esperienza conta. Prima qualsiasi condizione atmosferica ci fosse tiravo 650 frecce in sette ore ogni giorno e pensavo solo a quello. Lavoravo di ignoranza e forza oggi di esperienza e qualità, tiro 200 con attenzione. Sarà importante lavorare bene con lo staff».

Le gare di cui è più fiero?
«Oltre all’argento olimpico, il campionato del mondo nel 2019 ad Hertogenbosch dove vinsi il bronzo nel mixed team con Vanessa. Sono sempre stato in bolla dalla qualifica all’ultima freccia. Sono state 5 o 6 le gare dove ho avuto questa consapevolezza».

Ha mai pensato di fare l’allenatore?
«Da qualche anno sono allenatore di me stesso. Ora non mi vedo passare subito a fare l’allenatore Al contrario di mia sorella Tamara nata per quello. Quando smetterò vorrei passare qualche anno senza arco, ha catalizzato le mie attenzioni da quando ho nove anni».

La cucina? Lei ha partecipazione alla trasmissione Giallo Zafferano, insolito per uno sportivo.
«E’ una passione, ho presentato il mio piatto clou, il risotto bonarda e pasta di salame. Cucinare mi piace e mi diverte, l’ho ereditato da nonna e zio, ma ho dovuto sacrificarlo per l’arco. Sono un appassionato di risotti, cucinarli e mangiarli».

Aprire un ristorante?
«Ora pensiamo a tirare, quando smetterò vedremo».

Lei ama la velocità in pista.
«Ho trasferito la passione per le auto correndo in pista. Su strada sono cauto e mi preoccupo quando Vanessa va dai suoi, le chiedo sempre il tempo impiegato perché voglio che sia prudente». —

maurizio scorbati