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Stop al gas russo dall’Ucraina, l’Ue: “Ci sono già 4 rotte alternative”. L’Italia: “Scorte adeguate”. Il rischio di rincari è dietro l’angolo

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Alle 6 del mattino italiano del giorno di Capodanno Gazprom ha interrotto le forniture di gas russo verso l’Europa tramite l’Ucraina, come era stato annunciato nei giorni scorsi. “Kiev – rivendica la stessa multinazionale controllata dal governo di Mosca – ha ripetutamente e chiaramente rifiutato di estendere gli accordi” con la Russia (scaduti dopo 10 anni). Al momento l’Unione Europea si mostra del tutto serena, tranne qualche eccezione. Come il premier slovacco Robert Fico, finito al centro delle polemiche qualche giorno fa quando era andato in Russia per incontrare Vladimir Putin, unico leader europeo oltre a Viktor Orbàn che peraltro aveva agito da presidente di turno dell’Ue. “L’interruzione del transito del gas attraverso l’Ucraina avrà un impatto drastico su tutti noi nell’Ue, non solo sulla Federazione Russa” si affretta a dire con un video su facebook Fico. Non la pensa così la maggioranza degli Stati membri, come fa capire per esempio la Polonia che parla di “nuova vittoria” sulla Russia e la paragona – per bocca del ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski – all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Il ministro Sikorski ha sottolineato che la Russia ha “speso miliardi per costruire il Nordstream (i due gasdotti nel Mar Baltico) per aggirare l’Ucraina e ricattare l’Europa orientale minacciando di tagliare le sue forniture di gas”. E’ la stessa linea del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che definisce lo stop agli accordi sul transito del gas “una delle più grandi sconfitte di Mosca”. “Quando Putin ottenne il potere in Russia più di 25 anni fa, il pompaggio annuale di gas attraverso l’Ucraina verso l’Europa era di oltre 130 miliardi di metri cubi. Oggi, il transito del gas russo è pari a 0″. Va detto che, come spesso sottolineato in questi quasi 3 anni di guerra e tentativi di isolamento della Russia da parte degli Stati occidentali, Mosca si rivolge altrove per la vendita del suo gas. A inizio dicembre, a detta di Gazprom, è stato stabilito un 2nuovo record di forniture” alla Cina con il gasdotto Power of Siberia, anche se non è specificata la quantità. Nel frattempo il prezzo del gas naturale sul mercato di Amsterdam, di riferimento per l’Europa, si mantiene sopra la soglia dei 50 euro a mwh.

Le reazioni in Europa sono naturalmente dovute anche al livello di dipendenza energetica dal gas russo. Ungheria, Austria e proprio Slovacchia, per esempio, sono molto legate a quelle forniture, per vari motivi (sia politici sia contrattuali). Ad ogni modo Bruxelles butta acqua sul fuoco: “L’Ue è ben preparata” si legge nelle conclusioni delle valutazioni della Commissione europea. E l’esecutivo comunitario indica 4 alternative per sopperire allo stop dei contratti con Mosca. Si parla in particolare di Gnl, il gas liquido, che ha i suoi approdi – specifica la Commissione – in particolare in Germania, Grecia, Italia e Polonia “ma forse anche dalla Turchia“. Secondo la Commissione, insomma, i 14 miliardi di metri cubi di gas l’anno che finora sono transitati attraverso l’Ucraina possono essere completamente sostituiti da importazioni di gas naturale liquefatto e di gasdotti non russi attraverso percorsi alternativi.

La prima rotta di importazione passa attraverso la Germania – sottolinea il documento – e si basa sulla recente significativa espansione della capacità di importazione del gas naturale tedesco e di quello dalla Norvegia, dai Paesi Bassi e dal Belgio che potrebbero fornire ulteriori volumi di gas all’Austria, alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia attraverso infrastrutture già esistenti. Il secondo percorso di approvvigionamento alternativo passa attraverso la Polonia e può facilitare l’accesso al gas norvegese per i Paesi dell’Europa centrale e Ucraina. Grazie all’interconnettore tra Polonia e Slovacchia, il gas può fluire verso la Slovacchia e poi verso la Repubblica Ceca, l’Austria, l’Ungheria e l’Ucraina, a seconda delle effettive esigenze.

Quindi c’è la via di importazione numero 3 attraverso l’Italia che può trasportare il gas verso il nord dell’Austria e poi verso la Slovacchia e la Slovenia. Infine la rotta transbalcanica può far fluire il gas dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Romania verso nord, in grado di rifornire l’Europa meridionale e centrale, comprese Ucraina e Moldavia, attraverso i paesi con punti di interconnessione infrastrutturale già esistenti tra Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia, Ucraina e Slovacchia. Nelle conclusioni, il documento della Commissione ribadisce che l’impatto della fine del transito attraverso l’Ucraina sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue è limitato sia in termini di volume che di portata, e che interessa solo alcuni paesi.

In Italia non ci sarà nessun problema di scorte, ma un rischio di aumenti in bolletta, quello sì. “Sebbene attualmente le scorte siano ancora a un livello adeguato si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Nessun rischio di soffrire il freddo, dunque, anche perché “nel giro di pochi mesi – ha aggiunto il ministro – è previsto l’arrivo a Ravenna di un’altra nave rigassificatrice che aumenterà ancora la capacità di importazione di Gnl nella nostra rete”. Il Governo mantiene alta l’attenzione perché “è nostro dovere tutelare cittadini e consumatori da possibili futuri rincari dei prezzi” ha assicurato Pichetto ribadendo “l’appello che come Governo facciamo all’Europa” che “è di agire con soluzioni concrete, come quella dell’adozione del price cap, in grado di proteggere tutti i Paesi in egual misura con percorsi di regolamentazione e di obiettivo per la riduzione dei prezzi dell’energia”.

I rincari del gas sono provocati sia dalla speculazione sulle tensioni geopolitiche sia dalla situazione meteorologica, spiega il presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, indicando da un lato il mancato rinnovo del contratto di fornitura tra Russia e Ucraina, e dall’altro l’arrivo di un periodo freddo che richiederà maggiori consumi e dunque crescita della domanda. Tabarelli stima per quest’anno una maggiore spesa per una famiglia italiana fra luce e gas di circa 300 euro (161,57 per l’elettricità e 131,33 per il gas). Intanto i primi aumenti in bolletta sono stati annunciati dall’Arera. Nel primo trimestre 2025, il conto della luce (il cui prezzo è legato a quello del gas) degli utenti più fragili vedrà un rialzo del 18,2% per la fascia dei cosiddetti “clienti tipo” serviti in “maggior tutela”(circa 3,4 milioni di utenti, fra cui ultra 75enni, percettori di bonus sociale, soggetti disabili).

Di sicuro un luogo in cui l’interruzione di forniture ha picchiato duro è la Transnistria, la regione separatista filorussa moldava. In tutta l’area sono stati bloccati riscaldamento e acqua calda. Un comunicato dell’azienda energetica della regione invita i residenti a vestirsi in modo pesante, a riunire i membri della famiglia in un’unica stanza, ad appendere coperte o tende spesse alle finestre e alle porte dei balconi e a utilizzare stufe elettriche.

L'articolo Stop al gas russo dall’Ucraina, l’Ue: “Ci sono già 4 rotte alternative”. L’Italia: “Scorte adeguate”. Il rischio di rincari è dietro l’angolo proviene da Il Fatto Quotidiano.