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Декабрь
2024

Conti pubblici, anche il 2025 smentirà i gufi: gli analisti promuovono la manovra del governo Meloni

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La crescita e il consolidamento dei conti sono le sfide economiche del 2025 anche alla luce dell’inatteso indebolimento del pil nel 2024. Ma la stabilità politica e la manovra hanno avuto il plauso dei mercati, in una fase in cui Francia e Germania diventano sorvegliate speciali. Il taglio della previsione di crescita diffusa dall’Istat a inizio dicembre, dimezzata dal +1% al +0,5%, ed il ribasso di 0,3 punti percentuali da 1,1% a 0,8% per il 2025, secondo vari analisti, potrebbero impattare il ritmo del rientro del disavanzo; con un eventuale slittamento del pareggio di bilancio atteso nel 2026. Ma la linea di prudenza e responsabilità sui conti assicurata a più riprese dal governo italiano rassicurerebbe sia Bruxelles che gli investitori in titoli di Stato: con relativi benefici in termini di spread e quindi di costi di rifinanziamento del debito.

Conti pubblici, sarà un 2025 positivo per l’Italia: l’analisi

Un po’ più ottimista dell’Istat è la Banca d’Italia che ha fissato allo 0,7% le stime di crescita per il 2024. Ed appare fiducioso anche il ministro dell’Economia che confida di chiudere l’anno con +0,7% o più. Per il 2025 intanto il governo indica una crescita dell’1,2%. Ma a pesare sulle stime sono variabili esogene ed endogene che tuttavia potrebbero essere bilanciate da una ripresa dei consumi e degli investimenti sotto la spinta del Pnrr. Sul fronte estero i rischi sono rappresentati dal persistere dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente; dai dazi che potrebbero arrivare dal presidente Usa Donald Trump e dalla concorrenza cinese che peserebbero sull’export. Sul fronte interno resta il nodo dei consumi con le famiglie che restano reticenti a spendere nonostante il calo dell’inflazione e il miglioramento dell’occupazione. Ma è proprio stimolando la leva della domanda interna e assicurando il successo del Piano Ue di ripresa e resilienza che si potrebbero confermare se non superare le stime. Cruciale sarà superare quella che il Centro studi di Confindustria definisce “crisi dell’industria”, con un calo tendenziale del 3,6%, profondo per l’automotive (-34,5%), articoli in pelle (-17,2%), raffinati petroliferi (-15,8%), per citare le contrazioni maggiori.

Conti pubblici in ordine, si va verso una riduzione graduale del deficit

La manovra appena licenziata è prudente e competitiva, come ha rimarcato il premier Meloni. Tenta di dare risposte al tessuto produttivo mantenendo una politica ragionevolmente restrittiva che porterebbe a ridurre il deficit dal 3,8% del 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. Un percorso necessario sia per l’alto debito pubblico dell’Italia sia per rispettare gli impegni nel quadro della procedura Ue per deficit eccessivo aperta dalla Commissione lo scorso giugno. Ma la legge di Bilancio è costruita su un quadro macroeconomico di crescita più ottimistico rispetto alle ultime stime diffuse dall’Istat e da Bankitalia. Ad ogni modo, secondo gli analisti conta l’impegno, in una fase peraltro in cui l’impegno sui conti di Parigi e Berlino è tutto da vedere. I pronostici nefasti della sinistra si infrangono contro il muro di numeri e analisi che indicano che la via che l’Italia sta seguendo è giusta.

Spread in calo

Intanto la manovra italiana, seppur con le consuete micro-modifiche emerse dopo il passaggio in Parlamento, secondo i mercati va nella direzione giusta; tanto che lo spread è sceso dagli oltre 140 punti base dello scorso agosto fino ai 115-120 nei giorni in cui è stata presentata la legge di bilancio. Il Patto di Stabilità riformato impone a Roma una correzione pari a circa 12-13 miliardi l’anno per sette anni: a patto di fare riforme e investimenti. Ma la trattativa con Bruxelles, a quanto si apprende – riporta Adnkronos- non escluderebbe ‘aggiustamenti’ di percorso; visto che Roma potrebbe far valere la constatazione che anche altri Paesi europei si trovano alle prese con una congiuntura sfavorevole: come la Germania in recessione e ancora senza un governo (-0,2% pil nel 2024 e solo 1,1% nel 2025 secondo le stime del governo); o la Francia alle prese con un’Assemblea nazionale divisa; un deficit superiore al 6% nel 2024 e lo spread in salita fino a 90 punti base a novembre: (ai massimi da oltre 12 anni) prima di tornare intorno agli 80 punti in questi giorni.

 

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