Addio a Kimmy Carter, il trentanovesimo presidente degli Stati Uniti è morto oggi a 100 anni
Jimmy Carter, che dal lavoro nei campi della Georgia divenne il 39° presidente degli Stati Uniti, guidando il Paese con la promessa di una guarigione nazionale dopo le ferite dello scandalo Watergate e della guerra in Vietnam, è morto oggi nella sua casa a Plains, in Georgia. Aveva 100 anni.
La notizia della sua scomparsa è stata annunciata dal Carter Center di Atlanta.
Carter, il presidente più longevo nella storia americana, è deceduto quasi tre mesi dopo aver compiuto 100 anni, diventando il primo ex presidente degli Stati Uniti a raggiungere questo traguardo.
Nel 2002, Carter è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per i suoi "decenni di instancabile impegno nel trovare soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali, nel promuovere la democrazia e i diritti umani, e nel favorire lo sviluppo economico e sociale".
La sua morte ha suscitato numerose reazioni da parte di leader politici e organizzazioni di tutto il mondo. Il presidente in carica ha dichiarato: "Jimmy Carter è stato un uomo di profonda fede e integrità, dedicato al servizio pubblico e alla promozione della pace. La sua eredità continuerà a ispirare le generazioni future". Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha affermato: "Carter ha incarnato i più alti valori dell'umanità, lavorando instancabilmente per la risoluzione pacifica dei conflitti e per i diritti umani". Numerose organizzazioni umanitarie hanno ricordato il suo impegno nella lotta contro le malattie e nella promozione dello sviluppo sostenibile.
Durante il suo mandato presidenziale, Carter affrontò sfide significative, tra cui una grave crisi economica interna e la crisi degli ostaggi in Iran, che contribuirono alla sua sconfitta elettorale. Tuttavia, il suo impegno per i diritti umani e per la pace è rimasto un pilastro del suo lascito, proseguito con le attività del Carter Center.