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A Natale Cina e Giappone lavorano per stabilizzare le relazioni. E alla viglia dell’Expo 2025 Tokyo fa i conti con il sovraturismo

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L’ultima settimana del 2024 sta per concludersi nella capitale, come in tutto il paese. Si respira la consueta atmosfera di festività, con le persone in accelerata preparazione di O’Shogatsu, la grande Festa di Fine Anno, insieme alle attese vacanze d’inverno con cui accogliere il 2025.

Natale è passato come sempre alla maniera di qui. Il Giappone non è un paese cristiano, quindi i riferimenti alla natività sono assenti, non si svolgono cerimonie religiose, e sia il 24 che il 25 dicembre non sono giorni di vacanza nazionale per cui se come quest’anno non capitano di sabato o domenica, si lavora normalmente. Dalla fine della seconda guerra mondiale con l’occupazione dell’esercito statunitense, è stata però accolta l’allegra figura di Babbo Natale, ma soprattutto brillano sofisticate decorazioni luminose sugli alberi delle strade più trafficate delle città, nei centri culturali di attrazione, stazioni, grandi magazzini e negozi, con Tōkyō in particolare che luccica come non mai.

Come si festeggia la sera e il giorno di Natale? La vigilia è da anni diventata una sorta di festa delle coppie innamorate, particolarmente di chi si frequenta ancora da poco e si dà appuntamento la sera per una cena romantica al ristorante, seguita da passeggiate lungo i viali più decorati della città. Negli ultimi anni si sta diffondendo l’abitudine di scambiarsi anche dei regali in quest’occasione, ma sempre qualcosa di non troppo impegnativo che possa comunque far piacere al partner. In famiglia è invece diventata consuetudine cenare al KFC (Kentucky Fried Chicken) perché piace il pollo fritto del menù, e pure perché la statua simbolo della catena che raffigura il colonnello Sanders, somiglia parecchio a Babbo Natale. Dopodiché si torna a casa per concludere la serata con la classica kurisumasukeiki, la torta fragole e panna di Natale, e se si hanno figli e figlie piccole, dare loro dei regali.

Il giorno di Natale ha in qualche modo festeggiato la politica estera giapponese, con il viaggio a Pechino del ministro degli Esteri, Iwaya Takeshi, ricevuto dal primo ministro cinese Li Qiang. “Cina e Giappone sono vicini di casa”, ha detto Wang, rappresentante del Politburo cinese e alto diplomatico. “Mantenendo relazioni stabili, anche l’intera regione asiatica sarà più equilibrata, così potremmo esercitare un ruolo più importante nella comunità internazionale”, ha concluso il funzionario che secondo il ministro degli Esteri giapponese dovrebbe essere accolto in visita in Giappone nel nuovo anno, per discutere diversi temi.

In questo primo viaggio in Cina da ministro, Iwaya ha risposto di voler smussare gli argomenti di contrasto tra le due nazioni, per aumentare la cooperazione e il partenariato. Fra gli argomenti di discussione dei prossimi mesi: le attività militari cinesi nel Mar Cinese orientale e chiarimenti sulle boe di segnalazione cinesi poste intorno al Giappone. Qualche passo avanti è stato fatto negli ultimi mesi, la Cina ha infatti messo fine al divieto d’importazione dei frutti di mare e pescato proveniente dal Giappone, attuato dalla “Terra di Mezzo” citando il rischio di contaminazione delle acque trattate e versate nell’oceano, provenienti dal dismesso impianto nucleare No. 1 di Fukushima.

Dopo l’incontro Iwaya Takeshi ha partecipato nella capitale cinese al Dialogo di Scambio Culturale tra Giappone e Cina, durante il quale ha annunciato che renderà più agevole i requisiti per il visto dei cittadini cinesi che intendono recarsi in Giappone per turismo. Secondo il ministro degli Esteri, il Giappone metterà a disposizione di cinesi particolarmente abbienti un visto della validità di 10 anni, un rientro multiplo puramente turistico che potrà essere valido per tre anni, e alzerà da 15 giorni a 30 il permesso per i gruppi di cinesi in visita nel paese del Sol Levante. Prove di dialogo particolarmente distensive dunque, anche se si dovrà capire come saranno accolte dai giapponesi e dalle giapponesi che nelle città grandi e piccole, sono travolti da quel fenomeno ormai conosciuto anche in altre parti del mondo, che è il sovraturismo.

Una realtà particolarmente sentita in Giappone, dove a oggi dicembre 2024 sono entrati nel paese qualcosa in più di 33 milioni di turisti, la maggior parte dei quali provenienti dalla Cina. Dati impressionanti e difficili da gestire in vista addirittura di un aumento, voluto dal governo ma molto meno da chi in Giappone vive. L’industria del turismo giapponese vive un momento d’oro, grazie alla voglia di viaggiare nel mondo dopo il lungo isolamento da Covid, alle politiche più favorevoli sui visti, e all’attrazione che eserciterà nel 2025 l’apertura dell’Expo Mondiale a Osaka. Ma è la concentrazione in luoghi come Tōkyō e Kyoto a essere un problema per gli stessi turisti che hanno incontrato problemi di traffico per raggiungere le destinazioni da visitare, ritardi, immondizia da gestire e molti fraintendimenti comportamentali con i locali. È arrivato tempo di pensare a delle soluzioni.

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