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Un anno di stragi bianche: da Firenze a Calenzano passando da Suviana. La sicurezza è un miraggio

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Un anno di morti sul lavoro. Anche nel 2024 in Italia sono state tante le stragi bianche. Una lunga lista di nomi e luoghi che dimostrano la precarietà della sicurezza nei luoghi di lavoro. Da Firenze a Casteladaccia, da Calenzano a Suviana: questi sono solo i casi più eclatanti di una strage che continua a mietere vittime in Italia, tra le proteste dei sindacati e le dichiarazioni di cordoglio della politica.

Il 16 febbraio a Firenze in cinque hanno perso la vita durante i lavori di costruzione del nuovo maxi-store di Esselunga: ci sono voluti cinque giorni di ricerche per estrarre dalle macerie il corpo dell’ultima vittima del crollo nel cantiere. La struttura travolge e uccide cinque operai: Mohamed Toukabri (54 anni), Bouzekri Rahimi (56 anni), Mohamed El Farhane (24 anni), Taoufik Haidar (43 anni) e Luigi Coclite (60 anni).

Meno di due mesi dopo, il 9 aprile, sette copri senza vita sono recuperati dai sommozzatori, intrappolati a oltre trenta metri di profondità sotto terra, al nono piano di una centrale che ha la struttura di un palazzo rovesciato. Stavano lavorando, insieme ad altri colleghi, alla messa in opera della turbina nella centrale idroelettrica di Enel Green Power di Bargi sul lago di Suviana prima che l’esplosione – causata forse da un cortocircuito – la trasformasse in macerie e acqua. Sono sette le vittime: Vincenzo Franchina (36 anni), Mario Pisani (73 anni), Pavel Petronel Tanase (45 anni), Adriano Scandellari (57 anni), Paolo Casiraghi (59 anni), Alessandro D’Andrea (37 anni) e Vincenzo Garzillo (68 anni). Tre operai muoiono sul colpo, gli altri vengono recuperati nei giorni successivi nella centrale allagata.

Questa volta passa meno di un mese. Il 6 maggio, Casteldaccia, nel Palermitano, è teatro di un’altra tragedia sul lavoro. Alcuni operai di una ditta esterna, incaricata della manutenzione dell’impianto Amap per il sollevamento delle acque reflue, perdono la vita a causa delle esalazioni di idrogeno solforato. Cinque le vittime: Epifanio Assazia (70 anni), Giuseppe La Barbera (28 anni), Giuseppe Miraglia (47 anni), Roberto Ranieri (51 anni) e Ignazio Giordano (58 anni).

Il 21 giugno un’esplosione avviene nel reparto produttivo di una fabbrica di alluminio (l’Aluminium) nella zona industriale di Bolzano, mezz’ora dopo la mezzanotte. Sei operai rimangono gravemente feriti: uno di loro, il 30enne di origine senegalese Bocar Diallo, muore nei giorni successivi all’ospedale di Verona. Era stato trasportato di notte in elicottero al reparto grandi ustionati di Borgo Trento, dove è poi deceduto per la gravità delle ferite.

Il 24 ottobre una violenta esplosione verso le 17.20 avviene nello stabilimento di Toyota Material Handling in via Persicetana Vecchia, in zona Borgo Panigale a Bologna. Nel capannone della multinazionale – che si occupa di movimentazione merci – è saltato in aria un compressore e lo scoppio ha fatto crollare un pilastro e, di conseguenza, parte della struttura. L’incidente ha provocato la morte di due giovani lavoratori, Fabio Tosi, 34 anni e Lorenzo Cubello, di 37.

In cinque perdono la vita, invece, il 9 dicembre quando un boato fortissimo, scaturito dall’incendio di un’autobotte durante le operazioni di carico del carburante e che in pochi secondi ha travolto altri mezzi incolonnati, la vicina palazzina e i depositi di benzina nell’impianto Eni di Calenzano, alle porte di Firenze. Nel deposito hanno trovato la morte Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti “Folgore” e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), piccolo paese con circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva invece a Sasso di Castalda (Potenza).

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