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Vlahovic-Kean: gli “ultimi” bomber viola. Il “Guerriero” cerca più cinismo

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“Era dai tempi di Vlahovic che non avevamo un attaccante che la buttava dentro!”.  Quante volte avete sentito questa frase, dite la verità? Discutendo tra amici, ascoltando programmi radiofonici o televisivi, semplicemente riflettendo tra sé e sé. Un luogo comune ricorrente che, però, contiene più che un certo grado di verità. Ed allora, tanto per rafforzare il concetto e riflettere ulteriormente insieme, andiamo a fare un confronto tra i due giocatori che negli ultimi anni sono stati i più convincenti lì davanti, prendendo in considerazione la prima parte di stagione del miglior Vlahovic in maglia Fiorentina, quello 2021-2022, e quella di Kean quest’anno. Chi è stato il migliore? Sicuramente presto per dirlo, ma intanto ecco alcuni numeri e riflessioni, in attesa di vederli scontrarsi in Juventus-Fiorentina questa domenica. A voi la scelta! Prendendo come riferimento, come detto, la miglior stagione (o metà stagione) di Vlahovic a Firenze, approfondiamo i numeri del serbo nel 2021-2022. Innanzitutto, c’è da dire che Vlahovic partì subito a razzo con il nuovo tecnico Vincenzo Italiano: pronti, via, e subito doppietta in Coppa Italia contro il Cosenza. Da lì, l’attuale tecnico del Bologna gli concesse piena fiducia, e dopo il k.o. (con tanto di marcature in bianco per il serbo) contro la Roma (3-1), il feeling col gol non tardò ad arrivare: una rete contro il Torino, e due contro l’Atalanta in esterna, anche se la vera serie prolifica fu concatenata tra fine ottobre (dal 31 ottobre per la precisione, giorno della tripletta contro lo Spezia) a fine dicembre. 11 reti in questo lasso di tempo per il classe 2000, tra cui il 4-3 interno contro il Milan che decretò la prima sconfitta in campionato per i rossoneri. L’ultima rete di Vlahovic con la Fiorentina, invece, fu quella del 17 gennaio 2022, un gol nel 6-0 contro il Genoa (in quell’occasione sbagliò anche un rigore) che consentì al serbo di chiudere l’esperienza in quella stagione in maglia viola con 20 gol in 24 presenze tra Serie A e Coppa Italia. Numeri da capogiro, che permisero alla Fiorentina di racimolare punti importanti per la corsa al ritorno in Europa dopo 5 anni, la quale si concretizzò in seguito a fine stagione con l’approdo in Conference League. L’effetto Italiano ed il modulo prediletto Ma come fece Vlahovic a segnare così tanto in quella stagione? I motivi possono essere molteplici. L’arrivo di Italiano portò linfa nuova, con l’ambizione dell’allora neo-tecnico gigliato che dette quella carica che serviva all’ambiente dopo anni di scoramento sportivo. Inoltre, il modulo offensivo impiegato, un 4-3-3 che in seguito Italiano portò fino all’esasperazione, in quel momento pagò i suoi dividendi, con gli esterni a supporto del serbo, spesso Nico Gonzalez e Callejon o Sottil e Saponara, che attivarono, coadiuvati da un centrocampo dove i lanci di Torreira e la sostanza di Bonaventura la facevano da padrona, le caratteristiche principali dell’ex Partizan: fisicità ed un attacco della profondità che lo resero una spina nel fianco per le difese avversarie. SCORRI PER VEDERE IL CONFRONTO CON KEAN Arrivato non certo con l’entusiasmo della piazza data la stagione da 0 reti dell’anno scorso, Kean ha saputo mettere a tacere i mugugni a suon di reti e non solo. E pensare che la stagione non era iniziata proprio al top, né per lui né per i viola, soprattutto quando la modesta Puskas Akadémia gelò il Franchi nella torrida serata del 22 agosto bloccando i gigliati sul 3-3. In quell’occasione Kean segnò il suo primo gol al Franchi con la Fiorentina, ma non convinsero certo né lui né la squadra. Ed anche in campionato nelle prime partite contro Parma e Venezia faticò non poco, provando a sgomitare con le difese avversarie ma senza riuscire ad incidere anche a causa del mancato appoggio della trequarti. La sostanza, però, già si intravedeva, ed a partire dal gol da opportunista ed attaccante vero contro il Monza il primo settembre e da quello successivo contro l’Atalanta alla ripresa dopo la sosta-nazionali, Kean ha acquisito sempre più fiducia dalla piazza e da Palladino, diventando il perno attorno a cui ruota la fase offensiva gigliata. Il punto più alto toccato sin qui, forse, rimane la doppietta e la prova totale messa in campo nel 5-1 contro la Roma, anche se merita di essere citata la tripletta messa a segno contro il Verona il 10 novembre. Non sono mancati, certo, anche i momenti no, come quando in Coppa Italia, pur segnando, ha sbagliato un gol clamoroso di testa da pochi cm dalla porta per poi sparare in curva il proprio tentativo alla lotteria dei rigori, ma quel che emerge ad ora è l’estrema importanza di Kean all’interno dei meccanismi viola, anche quando dalla panchina viene chiamato in campo per raddrizzare le sorti dei gigliati (vedi il primo match della League Phase di Conference League di questa stagione contro il The New Saints). Ad ora, il bottino dice 14 gol in 21 partite, 4 in meno di Vlahovic nello stesso periodo 2021 (da luglio a dicembre), 10 solo in Serie A,  con il centravanti gigliato che però ha finalmente sbloccato quest'anno quell’attacco viola troppo assopito nelle ultime stagioni. Da registrare, semmai, il maggior cinismo di Vlahovic, con il serbo che in quel periodo aveva una media di 1 gol ogni 100 minuti contro i 112 di Kean, oltre ad una conversione di grandi occasioni dell'80% contro il 42.3% dell'attuale punta gigliata DATI SOFASCORE.    Il "Guerriero" dalla tecnica sopraffina Duro, arcigno, eppure così talentuoso tecnicamente, un soprannome che sembra calzare a pennello a Kean è quello di “Guerriero”, proprio come il protagonista del manga (che in quel caso però mancava di una a, chiamandosi appunto “Ken”). Il classe 2000, infatti, ha dimostrato in più occasioni di essere fondamentale per il gioco viola anche senza segnare, impensierendo le retroguardie con i suoi movimenti senza palla e aggredendo i difensori incessantemente, mentre in fase di possesso, rispetto a Vlahovic, si sta dimostrando forse migliore nel crearsi le occasioni da solo. Mentre, infatti, l’attuale giocatore della Juventus aveva spesso bisogno di essere “attivato” dai lanci in profondità dei propri compagni, Kean con la sua grinta e la sua tecnica riesce in molte circostanze a inventarsi occasioni anche quando è braccato o accerchiato dai giocatori avversari, essendo capace di crearsi varchi grazie al suo strapotere fisico (quando pianta le gambe a terra è davvero difficile smuoverlo) ed al suo estro, soprattutto quando nelle stretto cerca di “evadere” dal pressing avversario con i suoi giochi di prestigio. Insomma, un vero lottatore su ogni pallone ed una presenza fondamentale della quale questa Fiorentina non può far a meno, a prescindere dal modulo utilizzato, anche se con il 4-2-3-1 e col supporto di Gudmundsson o Beltran sulla trequarti ha creato spesso un dialogo interessante con i compagni. Meno prolifico al momento di quel Vlahovic del quale abbiamo parlato, sì, ma c’è da dire che ha giocato anche 3 partite in meno dall'inizio rispetto al serbo in quella stagione nel periodo selezionato (luglio-dicembre) e che, date le premesse di questa prima parte di annata, i presupposti per diventare un altro importante bomber gigliato ci sono tutti. Kean infatti, come dimostrato anche contro l’Udinese in settimana nel match che ha rovinato il Natale ai viola, non vuole fermarsi, nemmeno quando la Fiorentina è artefice di prove sottotono, con Firenze che intanto si gode il proprio "Guerriero".