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Bucciantini a VN: “Frendrup il più simile a Bove. Con Palladino sono sereno”

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Nonostante le ultime due sconfitte in campionato, la Fiorentina si regala un Natale nelle parti più alte della classifica. Certo, la gara con l'Udinese ha portato un po' di delusione, ma il percorso, fino ad oggi, resta più che buono. E con Marco Bucciantini abbiamo voluto tracciare un bilancio di questa prima parte di stagione, parlando anche di come può essere rinforzata questa squadra nel mercato di gennaio. Nella nostra intervista in esclusiva, però, siamo partiti parlando di campo e della sconfitta coi friulani: È una partita che è evaporata dalle mani dei viola. La cosa più complessa poteva essere sbloccarla ma la Fiorentina ci è riuscita subito. In più l'Udinese aveva molte assenze in difesa e così la Fiorentina si è trovata in una situazione "comoda", dove con un po' di gestione e un po' di naturali spazi si è cullata di arrivare a un naturale raddoppio, prima o poi, e al solito successo. Le comodità imbrogliano, fanno perdere l'adrenalina della partita (e forse è svanita anche un po' di magia del momento, come poi ha detto Pradè). L'errore di superficialità di Ranieri - che non voglio crocifiggere perché da mesi è un giocatore di rendimento, affidabilità, serietà - ha cambiato la gara, ha brutalmente avvertito che non esiste inerzia, le cose bisogna sempre costruirle e continuare a lavorare per manutenerle. La Fiorentina forse meritava anche il pareggio, ma in campo sembrava che fosse svanito qualcosa, che si fosse spento un fuoco. Da qualche partita la Fiorentina stava "scampando" da questi segni, dopo Bologna e Udinese è obbligata a farci i conti. Adesso bisogna lavorare e pensare a ritrovare quelle sensazioni positive vissute in questi mesi. Se Palladino e i giocatori (e presumo lo staff) confermano che la condizione fisica generale è la solita, che non c'è nessun calo, io ci credo. Spesso noi confondiamo per calo fisico di una squadra i momenti in cui in campo si perdono le distanze perché un assetto non funziona, perché alcuni giocatori non si "realizzano" in certi ruoli, perché l'avversario ti disunisce, perché tecnicamente non sei pulito e ti trovi a rincorrere palle perse. Magari la squadra per rimediare corre anche di più, però sembra in affanno fisico. Io credo che solo Atalanta e Bologna (entrambe nel secondo tempo) ci abbiano messo in difficoltà "fisica": ma sono due squadre (per volontà e capacità dei loro tecnici) che esprimono grande intensità e sanno spesso conservarla per tutto il match, fino a prendere almeno il controllo fisico. E la Fiorentina ha caratteristiche e piani gara diversi. Per restare alle ultime due partite (in Portogallo e con l'Udinese) non è mancato carburante, è mancata lucidità, qualità in alcune scelte e in alcune giocate, e un po' di quella compattezza (anche emotiva) che faceva sembrare per settimana la Fiorentina sempre in controllo della situazione. Io non credo che fisicamente la squadra stia male. Il problema è più tattico. La Fiorentina ha perso un giocatore fondamentale per l’equilibrio che è Bove, e questo può dare l’impressione che la squadra sia più stanca o meno in forma, semplicemente perché il campo è meno "pieno", perché Bove sapeva riparare, rilanciare, raddoppiare, era fenomenale dove non c'era l'inquadratura ma sapeva esserci anche nel vivo del gioco. Adesso serve trovare un nuovo equilibrio tattico, ma anche una ripresa dell’entusiasmo e della consapevolezza della posizione in classifica, che è ancora entusiasmante di per sé. La Fiorentina deve ritrovare quell’energia mentale che ha avuto nei mesi precedenti. Ha vissuto due mesi straordinari anche sotto il profilo psicologico: gli avversari non riuscivano neanche a calciare, e quando lo facevano trovavano le mani di De Gea. La Fiorentina era in uno stato di totale esaltazione. Ed è lì che deve tornare. Secondo me la Fiorentina ha sempre funzionato bene con tre centrocampisti e allora torniamo a Bove che sdoppiava la presenza e il modulo, permetteva a Palladino di mettere un sottopunta, un giocatore squisitamente d'attacco, e di far respirare Adli in giro per il campo e per la partita, a sentimento ed estro, con Cataldi che teneva il presidio. Con Bove la squadra manteneva sempre qualità e superiorità numerica nelle posizioni. Ora il sistema è cambiato, il tentativo di conservare quanto più possibile di quel momento ha naturalmente portato a provarci con Sottil (e conservando anche Beltran: i due hanno meritato questa possibilità, si sono avvicinati al livello dei titolari). Riccardo sta facendo giocate importanti ma per caratteristiche manca nel lavoro da centrocampista. E la squadra sta cercando di adattarsi ma qualcosa si è perso, è evidente e anche logico. Si può insistere, cercare di migliorare con questi ragazzi. Si può cercare un giocatore che sostituisca Bove per i compiti che aveva, e quello che più lo ricorda per me è Frendrup che sa fare le due fasi con la stessa intensità, applicazione, praticità, bravissimo nel recupero palla, nei raddoppi, nel ripulire le zone di traffico ma anche capace di incursioni. Si può infine cambiare modulo, soprattutto se l'intenzione di Palladino è quella di giocare con Gudmundsson e Beltran insieme. Per me il tecnico è consapevole di questo, ma non poteva rinunciare al tentativo di provarci senza dover rimettere mano a tutto l'assetto. Un paio di sconfitte servono anche a questo, a chiarire la situazione. Forzare giocatori fuori zona significa perderne il valore e illudersi di precari obiettivi di squadra. Ma sono sereno Credo che Palladino nella ricerca dell'equilibrio della squadra sia un tecnico molto erudito e intuitivo. Il Monza era una squadra costruita su equilibrio e tenuta (guardate oggi dove si trova). Secondo me adesso farà esattamente quello che ha fatto quando passò alla difesa a quattro: sceglierà i giocatori. E da quella scelta farà derivare il modulo che meglio li associa. Se vorrà insistere su Beltran e Gudmundsson insieme, per me l'approdo sarà il ritorno al 3421 con Gosens che sale. Se farà diversamente, con il lavoro troverà una soluzione restando a quattro dietro e mi convincerà, ne sono certo. È un giocatore molto forte, con tante qualità. Ha forza nelle gambe, ha tecnica, ha visione, sa tirare da fuori, sa segnare da attaccante dentro l'area, sa combattere, batte bene i calci piazzati. Ha tutte le caratteristiche per essere decisivo, ma ha bisogno di recuperare la condizione fisica e di conoscere i compagni. Ha giocato per tre settimane e stava crescendo, era stato decisivo nelle due vittorie più importanti della stagione: con Lazio e Milan, quando prima si trovò la squadra, e poi anche la spinta emotiva, la consapevolezza. Poi l'infortunio a Lecce, e tutto daccapo. C'è anche una questione ambientale Gudmundsson viene da una squadra in cui il primo passaggio nella metà campo avversaria andava a lui e si trovava con tanto spazio davanti a sé, campo e responsabilità e libertà per fare il mattatore. Alla Fiorentina è diverso, perché intorno a lui ci sono più difensori, più traffico, meno ritmo, e probabilmente ora lo conoscono meglio anche gli avversari. E allora in una situazione come questa ancora di più è necessaria quella rapidità, quella lucidità, quella reattività che arriva solo con la migliore condizione fisica e mentale. Io sono convinto che farà un grande girone di ritorno: è uno dei 4-5 giocatori più forti in Serie A nel suo ruolo La Fiorentina farà certamente qualcosa a gennaio, premetto che il nuovo assetto societario piace. In difesa Valentini potrebbe già entrare nelle rotazioni se dovesse essere pronto, magari con Moreno mandato in prestito a giocare, nel caso. Gli altri devono restare, contenti o no. I terzini ci sono, anche con l'addio di Biraghi che dovrà per forza partire terminando, purtroppo non bene, una storia molto importante che non sempre ha avuto il racconto che meritava. In mezzo al campo la Fiorentina ha bisogno di un giocatore e abbiamo anche già aperto il fan club per Frendrup: quantità, qualità, duttilità. Lo vuole mezza Serie A, è vero, però se la Fiorentina può spendere - e subito - ha certamente un vantaggio, ammesso che il Genoa voglia venderlo. Serve terminare quest'opera di chiarificazione del reparto. Era sacrosanto vedere certi giocatori con il nuovo allenatore e dar loro un'altra possibilità. Qualcuno ce l'ha fatta (s'è detto: Beltran, Sottil), qualcun altro no e ormai sono ragazzi condizionati dall'incapacità di rivoluzionare il destino, di sfuggire alla prestazione deludente, al mormorio del pubblico: anche per loro sarebbe meglio provarci altrove. Al loro posto ne va bene anche uno solo che permette di sperare in qualcosa: o un giovane promettente, o un giocatore affermato che porti le sue statistiche alla causa, o un attaccante con caratterizzazione evidente e provata (strappo, o dribbling, o grande capacità nel gioco aereo) che aggiunga possiblità.