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Декабрь
2024

Cuore troppo lento: 77enne salvato da due pacemaker connessi senza fili

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VOGHERA. I capricci del cuore, ma quelli veri: al reparto di cardiologia, diretto dal dottor Pietro Moglia dell’ospedale di Voghera, possono trattare le più gravi disfunzioni del battito cardiaco. Lo dimostra un intervento d’avanguardia portato a termine, nei giorni scorsi, dall’equipe composta dai cardiologi elettrofisiologi, Fabrizio Giofrè e Sara Compagnoni, con la collaborazione dell'equipe di infermieri di sala formata da Annamaria Michelon, Roberta Dagradi, Marco Coniglio, Caterina Moccia e Michele Penn.

Su un paziente è stato, infatti, eseguito l’impianto di un sistema di pacemaker bicamerale leadless (senza fili), per trattare il ritmo cardiaco anomalo o più lento del normale. Mai fatto prima in provincia di Pavia. L’ospedale di Voghera rappresenta, infatti, il primo e unico centro in tutta la bassa Lombardia (province di Pavia, Lodi, Cremona, Mantova) ad aver impiantato questo dispositivo innovativo. La nuova tecnica cardiologica è stata attuata in un momento di grande interesse mediatico per i guai del battito cardiaco, come dimostra il caso del calciatore della Fiorentina Edoardo Bove, colpito da una tachicardia ventricolare (battito accelerato). Salvato da un defibrillatore sottopelle.

Ben diverso e più delicato il problema affrontato a Voghera. Non si trattava di uno sportivo senza altre problematiche: il paziente era, infatti, un 77enne oltrepadano, diabetico e, per di più, colpito da polmonite. «Il suo problema era un battito troppo lento, cosiddetto brachicardico: anche 36 battiti al minuto – spiega il primario –. A 30 battiti il cuore può andare in sofferenza e si possono generare aritmie». Brachicardia seria, dunque: i battiti di una persona in salute variano tra i 60 e i 70 al minuto.

Da qui la decisione di agire tempestivamente, impiantando nell’atrio e nel ventricolo cardiaco del pensionato, un dispositivo composto da due pacemaker: uno stimola l'atrio destro e uno stimola il ventricolo destro. Ogni dispositivo è circa dieci volte più piccolo di un pacemaker tradizionale. Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria che consente a due pacemaker, senza elettrocateteri di comunicare e sincronizzarsi tra loro ad ogni singolo battito del cuore.

Il pacemaker bicamerale senza fili è stato impiantato direttamente nel cuore attraverso una procedura mini-invasiva, con un accesso dalla vena femorale, e non prevede l'uso di elettrocateteri: pertanto non comporta cicatrici. Il minor impatto possibile e con un rischio d'infezione post operatoria praticamente azzerato.

«Fino ad ora avevamo utilizzato questa tecnica – dettaglia il primario – solo nel caso di problemi al ventricolo. Per la prima volta in ospedale abbiamo usato questa tecnica per atrio e ventricolo. I due dispositivi dialogano tra loro senza fili». Se l’atrio rallenta, il pacemaker interviene in sintonia con l’altro. Questo tipo di operazione può essere fatta solo nel caso di brachicardia e non di tachicardia. Il cuore lento ritrova il ritmo normale e una persona torna alla vita di sempre. —