Mamma morta con il bambino durante il parto, ci sono i primi indagati
/ PAVIA
Per la morte di mamma e figlio durante il parto al San Matteo la procura prepara gli avvisi di garanzia. Gli inquirenti sono al lavoro per identificare gli operatori sanitari che erano di turno la notte tra lunedì e martedì, quando Andreea Mihaela Antochi, 30 anni, è morta mentre cercava di dare alla luce il suo bambino, Sasha.
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Da quanto si è saputo sarebbero almeno due i nomi iscritti nel registro degli indagati, ma l’elenco è destinato ad allungarsi. Diversi medici, infermieri e ostetriche si sono infatti occupati di mamma e bambino. La madre, peraltro, si era presentata al pronto soccorso ostetrico già giovedì, perché non si sentiva bene, ma era stata rimandata a casa con l’indicazione di tornare domenica, per cominciare l’induzione del parto.
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Il bambino, inoltre, subito dopo il cesareo, praticato d’urgenza, è stato trasferito nel reparto di Terapia intensiva neonatale, sotto la cura di altri professionisti, anche se non c’era più nulla da fare.
L’autopsia
Per il momento non risultano comunque essere stati notificati avvisi di garanzia. Ai familiari della donna, a cominciare da Florin Catalin Lovin, marito e padre delle vittime, è arrivato invece l’avviso con la data del conferimento dell’incarico al medico legale Francesco Ventura di Genova, nominato dalla procura. Incarico che sarà assegnato lunedì.
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Nella stessa giornata, secondo le intenzioni dello stesso consulente, dovrebbe essere eseguita anche l’autopsia su madre e bambino.
Il fascicolo, che è nelle mani della magistrata Valentina Terrile, è stato aperto con le accuse di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. La polizia giudiziaria ha acquisito le cartelle cliniche, per ricostruire il percorso di terapie e operazioni eseguite sulla paziente e il nascituro.
I consulenti
Oltre al medico legale della procura, anche l’ospedale San Matteo ha nominato propri consulenti. Parteciperanno agli accertamenti insieme ai due consulenti indicati dal marito e padre delle vittime, un medico legale e una ostetrica clinica.
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«L’autopsia dovrà chiarire cosa è accaduto e quali sono le cause del decesso, sarà un momento importante per la prosecuzione delle indagini», spiega l’avvocato Mauro Ferdinando Miranda, al quale il marito e padre delle vittime si è rivolto «per sapere la verità».
La tragedia dopo ore di travaglio
L’avvocato ha presentato un esposto dettagliato, che ripercorre quanto accaduto quella tragica notte ma anche i giorni precedenti. La donna, che non aveva avuto problemi durante la gravidanza, era arrivata al termine delle 40 settimane e domenica aveva l’appuntamento in ospedale per l’induzione, se il travaglio non fosse partito.
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Si era però presentata qualche giorno prima, giovedì, perché non si sentiva bene. Malesseri che si erano manifestati con pallore e dolore. Ma i medici avevano ritenuto di non trattenerla e lei era tornata con il marito domenica pomeriggio. Secondo quanto riferito il travaglio sarebbe cominciato domenica notte e durato tutta la giornata di lunedì. La situazione è precipitata in sala parto.
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La donna ha perso conoscenza e sono stati chiamati subito i rianimatori, che hanno tentato di strapparla alla morte per quasi un’ora. Vista la situazione i medici hanno tentato il cesareo, per salvare il bambino, che è però arrivato nel reparto di Terapia intensiva neonatale in fin di vita. La donna è morta per una insufficienza respiratoria, ma le cause di questa crisi che si è rivelata fatale sono da chiarire. Una ipotesi è quella di un’embolia da liquido amniotico, un’emergenza ostetrica molto rara, che si verifica quando il liquido entra nella circolazione sanguigna della madre, ma non si può nemmeno escludere una patologia cardiaca sconosciuta. Solo l’autopsia potrà sciogliere i dubbi.