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Turchia, Erdogan sfrutta il caos siriano per colpire ancora i curdi. E giura che la fine del Rojava è vicina

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Il “Sultano” di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, ha tuonato che “la fine è ormai in vista” per il PKK di Ocalan e la Milizia curda siriana gemella, ovvero l’YPG che controlla militarmente il Rojava, la regione a maggioranza curda a oriente dell’Eufrate nel nord -est della Siria. L’annichilimento delle milizie curde, al di qua e al di là del confine tra Turchia e Siria, avverrà, a detta di Erdogan, grazie all’intensificarsi degli sforzi dell’esercito turco per affrontare le minacce terroristiche curde provenienti dalla ampia striscia di frontiera. Ipotesi diventata plausibile in seguito al ribaltamento geopolitico orchestrato dallo stesso presidente Erdogan allo scopo di far capitolare il dittatore Bashar Assad dopo aver spinto e sostenuto le milizie islamiste guidate da Jolani a conquistare Aleppo e Damasco. Che sono le due città principali siriane nonchè i gangli nevralgici del Paese che condivide un lunghissimo confine con la Turchia.

“Le speranze del PKK/YPG sono state vane… Da ora in poi, i nostri fratelli in Siria prenderanno le proprie decisioni sul loro futuro”, ha detto Erdogan ai giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale durante il ritorno da una visita di stato in Egitto. La roboante minaccia di Erdogan arriva sulla scia della presa di potere delle milizie jihadiste che da anni erano arroccate nella regione nord-Occidentale siriana di Idlib dopo essere fuggite da Aleppo-Est, bombardata a tappeto per anni dai jet militari russi che tanto hanno fatto per difendere il dittatore Assad e il suo esercito. Se i jihadisti sunniti non avessero goduto della protezione politica ed economica del Sultano durante questi tredici anni di conflitto, il Cremlino avrebbe dato ordine alla propria aviazione militare di distruggerli a costo di radere totalmente al suolo Aleppo e quindi Idlib.

“Faremo vedere che è giunto il momento di neutralizzare le organizzazioni terroristiche esistenti in Siria. Ciò è necessario per garantire che da ora in poi non emerga alcuna minaccia dal sud dei nostri confini”, ha affermato Erdogan. Il presidente ha ribadito la sua posizione di lunga data contro il PKK e i suoi affiliati, definendo le loro operazioni insostenibili. “Dato che l’unico scopo di queste organizzazioni terroristiche è quello di compiacere chi le manovra, esse sono destinate a rimanere sole. Questo è accaduto ieri e accade oggi. Tuttavia, non ci sarà un domani per loro. La fine della strada è in vista”.

Il presidente ha inoltre affermato che la “data di scadenza” del PKK è stata superata già da molto tempo. “Hanno inflitto sofferenze alla popolazione della regione, curda, turca, araba, yazida e altre, per anni”, ha affermato. “Non c’è posto per i terroristi nel futuro della regione”. L’autocrate di Ankara, un tempo amico fraterno di Assad, ha quindi ribadito l’impegno della Turchia nell’assistere la Siria durante tutto il processo di transizione:

“Stiamo supportando il popolo siriano nella gestione fluida del processo di transizione, affinchè non vi siano battute d’arresto lungo il percorso”. Il presidente ha anche annunciato che il ministro degli Esteri Hakan Fidan si recherà presto in visita in Siria per lavorare sulla “nuova struttura” da stabilire nel paese. “Se la Siria stabilirà una struttura veramente stabile con questa nuova formazione, avrà, a mio avviso, una posizione molto forte nel mondo islamico”, ha aggiunto Erdogan, da un decennio leader della corrente sunnita della Fratellanza Musulmana assieme all’Emiro del Qatar, Tamim al Thani.

Affrontando questioni urgenti come la carenza di energia e le sfide alla sicurezza in tutta la Siria, Erdogan si è impegnato a risolvere rapidamente i suoi problemi energetici e a rafforzare le relazioni commerciali sia con Damasco che con l’Iraq. “Intensificheremo i nostri legami commerciali con l’Iraq e la Siria. Ciò porterà un nuovo slancio sia alla Siria che alla Turchia sotto ogni aspetto”. E non vi è dubbio che Tayyip – come lo chiamano i turchi – farà di tutto pur di centrare i propri obiettivi, a breve e a lungo termine.

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