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Pranzo siciliano, passeggiata e selfie: l’attesa di Salvini a Palermo prima della sentenza Open Arms. A sostenerlo anche il patron del Papeete

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Dal Papeete a Spinnato. Per la lunga attesa della sentenza del processo Open Arms, Matteo Salvini sceglie il cuore del centro di Palermo. E ad attendere con lui, tra gli altri, c’è anche Massimo Casanova, titolare del celebre locale romagnolo, anche se il cielo cupo e il tempo piovoso sottolineano la distanza spazio-temporale dal mojito della spiaggia di Milano Marittima. In questa delicata e uggiosa giornata, però, il leader leghista trova lo stesso il tempo per un pranzo, una passeggiata e – manco a dirlo – un selfie. Un modo per ostentare serenità prima di sapere se sarà condannato per rifiuto d’atti d’ufficio e sequestro di persona: la Procura ha chiesto sei anni di carcere per non avere concesso, da ministro dell’Interno, l’ingresso in acque italiane alla nave della ong spagnola Open Arms, dopo che il Tar aveva bocciato il divieto di ingresso nelle acque italiane. Per stemperare la tensione, Salvini e il suo seguito (una ventina di persone in tutto) si concedono un lauto pasto a base di tutte le più famose pietanze della cucina palermitana nel centralissimo bar Spinnato, il più noto della città, che serve a tutti arancine, sfincioni, pizze al taglio e anelletti al forno per una spesa totale di 531 euro. Poi il vicepremier si dedica a smaltire i carboidrati con una lunga passeggiata in via Roma – l’arteria che attraversa il centro storico – durante la quale si ferma per un selfie con le commesse della Rinascente.

Dopo oltre tre anni di dibattimento, venerdì si è aperta l’ultima udienza del processo di primo grado nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, gremita di giornalisti ma anche di parlamentari e politici locali. Un pubblico da grande occasione, che dopo il ritiro del Tribunale in camera di consiglio si riunisce attorno all’imputato sui banchi: c’è il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il vicesegretario della Lega Claudio Durigon, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, il segretario siciliano della Lega Nino Germanà, l’eurodeputata Annalisa Tardino, il deputato regionale Vincenzo Figuccia e il sindaco di Furci Siculo (Messina) Matteo Francilia, oltre all’ufficio stampa al gran completo. Tutti si stringono intorno al leader tra i banchi dell’aula. Dopo una mezz’oretta, Salvini esce dalla porta laterale per raggiungere la fidanzata, Francesca Verdini, rimasta in macchina. E così ha inizio l’attesa “pubblica”: dal Pagliarelli, che sorge in una zona periferica, il ministro dei trasporti fa capolino mano nella mano con Verdini in via Principe di Belmonte, una delle vie più centrali della città, per sedersi ai capolini di Spinnato. Un’attesa a favore di telecamere, telefoni e selfie che porta uno scompiglio di curiosi e di giornalisti nel cuore del capoluogo. Il dispositivo della sentenza sarà letto “non prima delle 18”, ha avvertito il presidente del Tribunale, Roberto Murgia. Ma potrebbe arrivare anche molto dopo: l’attesa è ancora lunga.

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