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Netanyahu assente alla cerimonia per la liberazione di Auschwitz: “Ha paura di essere arrestato”

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Sul primo ministro Benjamin Netanyahu la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto. E proprio per questo non andrà in Polonia per partecipare il 27 gennaio alla cerimonia per l’80° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il premier di Tel Aviv, scrive il quotidiano polacco Rzeczpospolita, teme infatti di finire in manette: il vice ministro degli Esteri polacco Władysław Bartoszewski, responsabile della produzione e dell’organizzazione della cerimonia, ha inoltre confermato al giornale che Varsavia “si impegna a rispettare le decisioni della Corte dell’Aja”. Anche il presidente israeliano, Isaac Herzog, non dovrebbe partecipare all’evento mentre è prevista la presenza del ministro degli Esteri, Gideon Sàar.

Se Parigi e Berlino avevano dichiarato di “prenderne atto” e di studiare attentamente il caso, mentre l’Ungheria vuole disattendere la decisione dei giudici, a fare luce sul mandato di arresto ai danni di Netanyahu era stata la stessa Corte penale internazionale, che lo ha emesso: tutti i Paesi che aderiscono alla Cpi – i 124 firmatari dello Statuto di Roma, che includono anche la Polonia – sono tenuti ad eseguire i mandati di arresto emessi dall’Aja, inclusi quelli nei confronti di capi di Stato o di governo esteri, come il premier israeliano. Nel caso in cui questi Paesi ritengano che ci sono circostanze che “impediscono loro di cooperare con la Corte“, allora devono rivolgersi ai giudici, cui spetta la decisione. Il nodo sta nel fatto che verso Netanyahu e Putin, in quanto capi di Stato e di governo di Paesi non firmatari dello Statuto di Roma, le nazioni partner potrebbero violare le loro responsabilità di garantirne l’immunità dall’arresto, cosa che non accadrebbe invece con Paesi firmatari dello Statuto. Il punto però è che la deroga, per così dire, va chiesta dagli Stati stessi ai giudici della Corte, costruendo un caso legale: senza autorizzazione da parte della Cpi, i Paesi sarebbero in violazione dei loro obblighi, anche nell’esecuzione dell’arresto. Che è quanto capitato alla Mongolia, il cui caso è in via di esame alla Corte.

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