5 partite sconfortanti su 6, capitolo chiuso. Un déjà vu verso gennaio
Non vogliamo ripetere qualcosa di già scritto, quindi l'argomento Fiorentina B non all'altezza di Fiorentina A lo citiamo al volo all'inizio e poi passiamo oltre. Anche perché a Guimaraes qualcuno della Fiorentina A era pure in campo, ma Comuzzo e Beltran sono apparsi stanchi, Dodò l'ha proprio ammesso a chiare lettere, e Gudmundsson ancora sta recuperando la miglior condizione. Quelli forti sono con la lingua di fuori, quelli meno forti... sono meno forti. Palladino ha evidenziato come Richardson debba ancora crescere, mentre i limiti (tecnici, si parla sempre delle prestazioni e mai delle persone, sempre bene essere chiari) di Kouamé e Ikoné li evidenzia il campo molto spesso. Anche Quarta sta dando segnali preoccupanti più del solito, probabilmente le voci su interessamenti per difensori centrali come Erlic e Nelsson non sono casuali. Comunque, anche salvando solo il 7-0 al Lask e sorvolando sulla fatica immane coi New Saints, sulla sconfitta in casa dell'Apoel, sui gol regalati al Pafos e al San Gallo, si arriva agli ottavi di finale da terzi in classifica dietro agli avversari appena affrontati e al Chelsea che è di un altro pianeta, specie quest'anno con la vecchia conoscenza viola Enzo Maresca sulla panchina. Cartina tornasole di come il livello sia molto basso, ma la chance di scivolare all'ordine del giorno. Facciamo però un salto indietro nel tempo, a un anno e spiccioli fa. A Budapest, in casa del Ferencvaros, si faceva male Nico Gonzalez; Italiano già nel post partita chiedeva rinforzi, poi si aggiungeva l'indisponibilità di Sottil e per tutto gennaio hanno giocato Kouamé e Ikoné, con la società immobile su un mercato di per sé difficilissimo, ma con un allenatore che urlava l'impossibilità di rimanere al quarto posto con cui era stato chiuso l'anno. Chissà chi ha un déjà vu in questo momento in cui manca e mancherà a lungo come minimo una pedina come Bove, ma la sensazione di già visto non implica che vedremo anche la stessa conclusione. Se la storia è maestra di vita, abbiamo ragione di credere che Commisso non abbia pronunciato le parole "Sono pronto a intervenire, se ce ne sarà occasione a gennaio" tanto per fare, e che la metafora del frigo pieno rimarrà uno dei tanti ricordi legati al povero Joe Barone.