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Bambini in aula con le armi: l’Europa verso l’addestramento militare scolastico?

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Scioccante ma reale: in Polonia, gli alunni hanno una nuova materia obbligatoria. Dalle aule scolastiche si passa direttamente alle palestre di addestramento militare, dove i giovani imparano a maneggiare fucili simulati. "Non è un gioco, ma siamo pronti", dichiara con determinazione un dodicenne polacco, lasciando sgomenti per la maturità prematura imposta dalle circostanze. Il prossimo passo sarà un’Europa militarizzata, pronta a un conflitto con la Russia? Anche la Svezia si sta preparando, adottando misure straordinarie che sfidano l’immaginazione.

La Polonia è il primo Paese dell’Unione Europea a introdurre corsi obbligatori di addestramento all’uso delle armi nei programmi scolastici. Fin dalle scuole primarie, i bambini imparano a montare, smontare e maneggiare armi laser sotto la supervisione di istruttori qualificati. “Viviamo in tempi incerti, con il rischio concreto di aggressioni russe”, affermano i rappresentanti del governo polacco, giustificando una decisione che ha sollevato ampie polemiche.

Deutsche Welle ha riportato che dirigenti scolastici e leader politici ritengono fondamentale preparare le nuove generazioni ad affrontare situazioni di crisi, sottolineando come il pericolo russo sia percepito come una minaccia concreta e imminente. Inoltre, un numero crescente di esperti prevede che un conflitto tra la Russia e l’Unione Europea possa diventare inevitabile entro il prossimo decennio.

Questa iniziativa fa parte di un più ampio programma di sicurezza nazionale. Il presidente polacco Andrzej Duda ha invitato i membri della NATO ad aumentare la spesa per la difesa al 3% del PIL, sottolineando l’urgenza di contrastare la crescita delle capacità militari russe, alimentata dalla guerra in Ucraina. Come evidenziato da EuroNews, la Polonia si sta preparando a diventare una superpotenza militare europea, investendo miliardi di dollari in armamenti avanzati e pianificando di raddoppiare il proprio esercito nei prossimi dieci anni. L’obiettivo è chiaro: costruire un’autonomia militare in grado di fronteggiare eventuali minacce esterne senza dipendere esclusivamente dalla NATO.

Krzysztof Papadis, rappresentante di un’importante azienda produttrice di armi laser, ha dichiarato che le attrezzature saranno distribuite al più presto in tutte le 18.000 scuole polacche. “Questo programma piace ai ragazzi e rassicura i genitori”, afferma Papadis, sottolineando come l’educazione militare sia ormai percepita come una necessità. Tuttavia, il prezzo di questa scelta è alto: le ore dedicate alla sicurezza sanitaria e al primo soccorso sono state eliminate per fare spazio all’addestramento bellico.

Anche la Svezia si sta preparando all’eventualità di un conflitto con la Russia. “Viviamo in tempi incerti. Conflitti armati, terrorismo e campagne di disinformazione minacciano la nostra stabilità”, si legge in un opuscolo di 32 pagine distribuito ai cittadini svedesi. Il documento offre istruzioni pratiche su come affrontare una guerra, dai sistemi di allerta alla sicurezza digitale e psicologica.

Il governo svedese sta adottando misure straordinarie, tra cui la preparazione di terreni per la sepoltura di decine di migliaia di soldati. Katarina Evenseth, della Gothenburg Burial Society, ha spiegato: “Questa pianificazione è completamente nuova per noi. Le tombe di guerra dovranno essere trasferite nei paesi d’origine una volta terminata l’emergenza”.

Nonostante non condivida un confine diretto con la Russia, la Svezia sta incrementando la propria spesa militare, che passerà dal 2,2% del PIL nel 2024 al 2,6% entro il 2028. Secondo il generale svedese Jonny Lindfors, “i russi stanno combattendo una guerra non solo contro l’Ucraina, ma contro l’intero Occidente”.

Se negli Stati Uniti, il possesso di armi è profondamente radicato nella cultura nazionale, in Europa, invece, la situazione è diversa: secondo VoxEurop circolano oltre 35 milioni di armi da fuoco illegali, mentre il possesso legale è destinato prevalentemente alla caccia e agli sport. Tuttavia, la crescente percezione di una minaccia russa potrebbe portare anche altri Paesi europei a seguire l’esempio della Polonia, introducendo l’addestramento militare nei programmi scolastici.

Le implicazioni di questa trasformazione sono profonde. Un’Europa più militarizzata potrebbe garantire maggiore sicurezza e capacità di dissuasione, ma a quale prezzo? Il rischio è sacrificare l’educazione e il benessere dei giovani sull’altare della difesa. Al contempo, questa strategia potrebbe rafforzare l’autonomia europea, rendendola meno dipendente dagli Stati Uniti e più preparata a rispondere a minacce globali.

Se la tendenza polacca si espandesse, l’Europa potrebbe trasformarsi in un continente armato e militarmente autonomo. Tuttavia, questa militarizzazione deve trovare un equilibrio con i valori fondamentali dell’Unione Europea: l’educazione, la libertà e la pace. La lezione della Polonia è chiara: prepararsi al peggio senza tradire ciò che significa essere europei.

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