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Valditara dà lezioni di educazione (e di Kant) a Lagioia: “I suoi sono insulti, in stile comunista”

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La solita lagna sulla censura, sulle intimidazioni agli uomini di cultura, sul “fascismo” del governo Meloni. Ma la realtà è molto più semplice e e banale e il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha citato in giudizio lo scrittore Nicola Lagioia per un commento ad un suo tweet, in un’intervista alla “Stampa” oggi lo spiega bene: “Ogni persona corretta, e pure il pensiero liberale, distingue nettamente fra la critica politica e l’offesa e l’ingiuria, tanto è vero che qualsiasi ordinamento liberale prevede sanzioni penali e civili contro colui che diffama o ingiuria. Invito a rileggere le chiare parole di Kant sul significato morale del divieto di offendere e le parole altrettanto chiare dell’articolo 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali a proposito delle sanzioni per chi offende l’altrui reputazione”.

Valditara e Lagioia: nessuna querela penale, solo una conciliazione respinta…

Per Valditara, citare in giudizio per offese ricevute “è un diritto del cittadino”. “Piuttosto ci sono molti politici e giornalisti che confondono il diritto di critica, sacrosanto, con quello di insulto. Il primo attiene ad una libertà costituzionalmente garantita, il secondo alla violazione di un principio di rispetto della persona, altrettanto costituzionalmente garantito”.

Reazione eccessiva? “Non sono affatto permaloso tanto è vero che nella quasi totalità dei casi non reagisco agli insulti, ma credo fermamente nella cultura del rispetto e qui era in gioco la deliberata delegittimazione di un ministro dell’Istruzione con una accusa del tutto falsa. E’ curioso che in passato illustri segretari democratici come D’Alema e Renzi abbiano sporto numerose querele senza che la stampa di sinistra si indignasse. Forse l’ingiuria – osserva il ministro – è un metodo di lotta politica riservato alla sinistra. Aggiungo a questo proposito che è piuttosto chi ricorre all’insulto che denota idee deboli. Più in generale chi è liberale attacca le idee, anche in modo duro, chi esprime un atteggiamento totalitario — e i comunisti erano maestri in questo — cerca di screditare sul piano personale l’avversario, di deriderlo, di delegittimarlo moralmente”. Querela no, ma richiesta di mediazione sì. “E’ stato detto il falso: che io lo avrei querelato. Mi sono limitato a offrire una mediazione civile a Lagioia per trovare una soluzione concordata. In quella sede mi sarebbero bastate le sue scuse. A questa mediazione Lagioia non si è presentato. Non restava che la causa civile con una richiesta di risarcimento, peraltro assai modesta, di 20 mila euro, che, se il giudice riterrà di riconoscere, devolverò a qualche scuola che fa programmi di recupero per giovani immigrati che non conoscono la nostra lingua”.   

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