“Sgrammaticato”: Valditara cita Lagioia per gli insulti “gratuiti”. Lo scrittore sbugiardato dai linguisti
C’è una cosa che la sinistra italiana sa fare meglio di tutte: lanciare pietre contro l’avversario, per poi inciampare fragorosamente sulla propria ignoranza. Il ministro Giuseppe Valditara, reo di aver difeso l’italianità nella scuola, viene attaccato da Elly Schlein, dai grillini e da una schiera di autoproclamati intellettuali per un presunto errore grammaticale. Un errore che, come dimostrano autorevoli linguisti, non esiste. E mentre i suoi detrattori trasformano una polemica linguistica in un teatrino tragicomico, il vero analfabetismo è il loro: quello di chi critica senza sapere, di chi usa la grammatica come clava senza conoscerne nemmeno l’Abc.
Il caso Lagioia e l’attacco al ministro
Tutto è iniziato il 30 marzo scorso, quando Nicola Lagioia, scrittore e guru della sinistra culturale, ha pensato bene di strappare un applauso facile alla trasmissione Che Sarà. «Molti bambini stranieri probabilmente dimostrerebbero di padroneggiare l’italiano meglio del ministro Valditara. Se facessimo un test di italiano molti di questi studenti lo passerebbero e il ministro lo fallirebbe», le parole di Lagioia.
La sinistra ha poi colto la palla al balzo, trasformando il tweet in un caso nazionale, e accusando Valditara di aver reagito con una querela. In realtà, come chiarirà poi il legale del ministro, non di querela si tratta ma di un atto di citazione in sede civile. Ma si sa, la narrativa della sinistra non conosce verifiche quando si tratta di attaccare il governo. Elly Schlein ha immediatamente gridato allo scandalo: «Il ministro risponda piuttosto nel merito, invece di nascondersi dietro alle querele intimidatorie». I grillini, con il loro solito sarcasmo da bar, hanno rincarato la dose: «Sarà stato capace di scrivere in italiano corretto almeno la querela? Che fa adesso, querelerà anche noi?».
A sinistra, maestri sì ma solo di gaffe
Eppure, come spesso accade, chi vuol far la morale finisce per fare la figura del somaro. Perché quel famigerato «Se nelle scuole si insegni», tanto deriso dagli esponenti di Pd e M5s, non solo è corretto, ma è un esempio raffinato di italiano formale. Due autorevoli linguisti, Massimo Arcangeli e Giovanni Gobber, ad aprile avevano zittito i compagni, dimostrando che l’uso del congiuntivo in quella frase è impeccabile. Un costrutto tipico della lingua letteraria e giuridica, che Valditara – da giurista e docente universitario di lungo corso – conosce benissimo, a differenza dei suoi critici.
Schlein e i grillini: compagni dell’ultimo banco
Curioso inoltre che Elly Schlein evochi la libertà di espressione e democrazia come fossero salmi da recitare a memoria, si scandalizzi per una citazione civile a tutela della reputazione. La libertà di critica, che Valditara non ha mai negato, non è il diritto all’insulto o alla diffamazione. Ma questo concetto sfugge ai paladini della sinistra, più inclini a puntare il dito che a guardarsi allo specchio. D’altra parte, come si può parlare di meritocrazia e di competenza a chi considera l’errore grammaticale un problema solo quando riguarda gli avversari politici?
Quanto ai grillini, che da sempre si ergono a custodi della cultura popolare, il commento si scrive da sé. Una classe politica che non distingue una proposizione dubitativa da una gaffe finisce per sembrare più una compagnia comica che un partito. Dicono di difendere la scuola, ma sanno cosa significhi studiare? Dubitiamo. E se qualcuno di loro avesse frequentato un liceo degno di questo nome, saprebbe che il congiuntivo è l’ossatura dell’italiano più nobile, quello che ci distingue e ci eleva.
La posizione del legale di Valditara
A chiarire la vicenda è intervenuto infine l’avvocato Alessandro Paone, legale di Valditara, che ha precisato: «Non ha sporto alcuna querela in sede penale nei confronti del signor Nicola Lagioia. A questi è stato notificato un atto di citazione in sede civile, dopo che lo scrittore si è sottratto volontariamente alla preventiva procedura di mediazione regolarmente esperita». «Quanto riportato da Verducci a mezzo stampa non è corretto in fatto e in diritto. La libertà di critica e di opinione in Italia è sacrosanta. Non lo è la libertà di insultare e offendere», ha aggiunto il legale, facendo presente che la critica deve rispettare limiti precisi, definiti dalla giurisprudenza, senza mai scadere nella diffamazione. E conclude: «Accusare il ministro di intimidazione è assurdo e irresponsabile. Questo modo di deresponsabilizzare l’uso delle parole alimenta solo odio sociale. Non vi è nessuna azione da ritirare perché chi insulta gratuitamente deve essere sottoposto al controllo della magistratura».
La rivincita del ministro Valditara
Se Valditara usa un linguaggio formale e preciso, non è per superbia: è per rispetto dell’italiano, della sua tradizione e dei suoi studenti. E se qualcuno, da sinistra, fatica a capirlo, forse è giunto il momento che torni sui banchi di scuola. Quelli veri, non quelli dove la cultura si misura in tweet e battutine.
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