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Scacchi: tra Carlsen, Caruana, Gukesh e l’Italia, lo stato dell’arte di un mondo in evoluzione

Il mondo degli scacchi non finisce con il match mondiale vinto da Gukesh Dommaraju contro Ding Liren. Anzi, è in pienissima evoluzione: di fatto non passa giorno senza tornei, e la conclusione dell’anno avrà il suo picco nei Mondiali rapid e blitz di New York dal 26 al 31 dicembre, con cambiamenti vari nel format. Andiamo a scoprire lo stato dell’arte di un mondo che ha nel suo eterno movimento la chiave.

Innanzitutto, Magnus Carlsen. Il numero 1 del mondo è sempre lassù, in vetta come lo è quasi ininterrottamente dal 2009, sopra quota 2800 ELO dallo stesso anno e mai più sceso al di sotto. Anzi, è da luglio 2011 che non scende neppure sotto quota 2820, il che rende ancora più irreale un periodo di dominio totale da parte del norvegese. Soltanto un uomo, del quale parleremo a breve, è stato in grado anche solo di insidiarlo. Vero è che Carlsen a cadenza classica tende a giocare di meno, e per larga misura è da capire tutta la sua programmazione del 2025. Vero è anche che, interpellato nei giorni del match Gukesh-Ding su un suo rientro nel ciclo mondiale, è arrivato da parte sua un no netto, come a voler dire che per lui la questione non è attualmente sostenibile. Partecipa ancora regolarmente ai Mondiali rapid e blitz, ma detto che ormai di Magnus s’è detto e scritto tutto il possibile e l’immaginabile, resta solo da capire quali altri possano essere i suoi obiettivi. Gli è rimasto l’eterno miraggio dei 2900, avvicinati due volte nel 2014 e 2019, ma difficilissimi da ottenere. Questo perché più si alza il punteggio e più mostruose devono essere le performance nei tornei, tant’è che ogni patta a quelle altezze fa perfino perdere punti.

Dietro di lui è ritornato, dopo anni, l’unico uomo in grado di poterlo potenzialmente superare nel ranking mondiale. Mai come nel 2018, infatti, Fabiano Caruana è stato vicinissimo a passargli davanti. Il match mondiale di Londra, infatti, portò i due ad avere un vero e proprio scontro per la prima posizione nella graduatoria FIDE: erano 2835-2832, poi Carlsen si è riallontanato e per Caruana c’è stato qualche anno in cui è rimasto sì al vertice, ma gli è sempre mancato pochissimo per far quadrare di nuovo tutto. Ora, l’italoamericano nato a Miami è ritornato al numero 2 del mondo e lo ha fatto in stile, ritrovando la quota oltre 2800 ELO dopo quasi tre anni, cogliendo tra i propri migliori risultati la vittoria al Superbet Chess Classic Romania di Bucarest e il secondo posto sia alla Sinquefield Cup di St. Louis che nel Grand Chess Tour complessivo, superato in entrambi i casi dal francese Alireza Firouzja. Un mezzo rimpianto, ma forse neanche eccessivo, ce l’ha: l’ultima partita del Torneo dei Candidati contro Ian Nepomniachtchi a Toronto. L’avesse vinta, sarebbe stato in parità con Gukesh e chissà se e come sarebbe cambiata la storia. Invece, pur in posizione superiore, non se l’è sentita di spingere di più, se non altro perché si trattava di una situazione non facile da interpretare e soggetta a notevoli rischi. Potrebbe riprovarci nel 2026: è attualmente in testa al FIDE Circuit 2024 dopo aver vinto il St. Louis Masters, e solo Erigaisi può togliergli, con un miracolo ai Mondiali rapid e blitz, il primo posto

Al momento, il terzo della lista FIDE è Hikaru Nakamura a quota 2802, davanti ad Arjun Erigaisi che è attualmente il primo giocatore indiano con il suo ELO di 2801. Due parabole, le loro, completamente diverse. Nakamura, in particolare, aveva quasi smesso di giocare davanti a una scacchiera fisica concentrando molti sforzi sui tornei online e sulla sua attività di streamer su Twitch (e YouTube), ma dal 2022 in poi è tornato in forze enormi e ha sfiorato per due volte il match per il titolo mondiale, sia a Madrid che a Toronto. Non ce l’ha fatta, ma si è confermato giocatore di qualità straordinaria, nonché non facile da contenere qualora le cose si mettano in suo favore. E, del resto, quando si parla di rapid e blitz è unanimemente riconosciuto come il solo in grado di rivaleggiare seriamente con Carlsen. Quanto a Erigaisi, è diventato con questo mese di dicembre il 15° uomo sulla faccia della Terra a sfondare i 2800. E dire che alle Olimpiadi Scacchistiche di Budapest, con il team indiano, era addirittura in terza scacchiera, per far capire la profondità di un movimento indiano che non ha solo lui e Gukesh, ma (ancora) Anand e Praggnanandhaa, per non parlare di Nihal Sarin, Vidit e degli altri. E aveva messo insieme sei vittorie nelle prime sei partite, chiudendo poi con 10/11. Anche lui può solo salire, avendo vent’anni.

Di Gukesh già s’è detto e scritto a più non posso: il più giovane campione mondiale unificato della storia degli scacchi, un diciottenne che ha un futuro immenso davanti a sé e che già alle Olimpiadi Scacchistiche era stato l’unico a realizzare una performance ELO sopra quota 3000. Le sue lacrime di gioia alla scacchiera in quel di Singapore sono diventate già un simbolo, come lo sono anche tutte le scene di giubilo viste in ogni parte del Paese nei cinque, incredibili minuti che hanno chiuso il match con Ding Liren. Il nuovo Campione dovrà rimettere in palio la propria corona nel 2026, ma adesso il suo vero obiettivo è un altro: quello di andare sopra quota 2800. Al momento un periodo di pausa ha deciso (giustamente) di prenderselo, e per questo salterà i Mondiali rapid e blitz, dove la scena se la prenderanno gli altri del movimento indiano, quantomeno se Carlsen, Nakamura e compagnia saranno dello stesso parere. Prossimo obiettivo il Tata Steel di Wijk aan Zee a inizio 2025: troverà tantissimi, da Caruana a Erigaisi, anche se non Carlsen, visto che il norvegese stavolta ha declinato l’invito. Quanto a Ding Liren, invece, il cinese si è sostanzialmente congedato dal match mondiale con grande classe. Non lo si vedrà forse per un po’, e per adesso la scena cinese sarà di Wei Yi, ma è stato ammirevole vederlo battersi contro Gukesh nonostante un ultimo periodo di immensa difficoltà.

Va ricordato anche quanto accade nel femminile, perché anche qui le acque sono particolarmente vive. La numero 1 del ranking rimane in questo senso Hou Yifan, anche se nell’ultimo anno la sua quota 2633 è rimasta praticamente congelata perché ha giocato pochissimo. Il discorso è molto legato alla Cina, perché da anni il Paese più popoloso del mondo esprime anche la giocatrice che detiene il titolo iridato. Tutte le prime quattro posizioni femminili sono cinesi: dietro di lei ci sono Ju Wenjun, Tan Zhongyi e Lei Tingjie, con le due centrali che nel 2025 (in data ancora da definire) disputeranno il match per il Campionato del Mondo nella quinta occasione in cui questo si riduce a un affare tutto Made in China. La generazione futura, però, vede una salita piuttosto prepotente sia di Zhu Jiner, altra cinese classe 2002, che soprattutto della kazaka Bibisara Assaubayeva, 2004, e dell’indiana Deshmukh Divya, 2005. Un panorama, in sostanza, che tende tutto a Oriente, sia d’Europa che del mondo, per larghissima parte dei primi 30 posti.

In tutto questo che ruolo occupa l’Italia? Al momento, nei due ranking, non si può trovare alcuna persona nelle prime 100 posizioni. Questo, però, non significa che i giocatori italiani siano insignificanti, anzi. Prima cosa base da considerare negli scacchi: essere Grande Maestro è qualcosa di enorme, siano le altezze quelle dell’ELO 2882 di Carlsen o del 2500 che, di fatto, è un po’ l'”entry level” dei GM (ma il titolo va guadagnato: ecco perché esistono le tre “norme”, da conseguire nei tornei, per fare il grande salto). Ciò rimarcato, l’attuale numero 1 azzurro è e resta Daniele Vocaturo, con un ELO esattamente di 2600 che lo colloca come 168° migliore tra i giocatori in attività. Stimatissimo da tutto l’ambiente, nell’estate 2023 per qualche giorno diede la sensazione di poter scombinare i piani di molti alla World Cup, superando tre turni prima di fermarsi al quarto. A 35 anni, Daniele è e rimane la vetta degli scacchi in Italia, anche se c’è chi sta lottando per superarlo.

La lotta è in particolare tra Lorenzo Lodici, Francesco Sonis e Luca Moroni, tra i quali la distanza è attualmente minima. Classe 2000 il primo e il terzo, classe 2002 il secondo, stanno tutti ottenendo ottimi risultati sulla scena. In particolare, Lodici si è tolto lo sfizio, al recente Qatar Masters, di rifilare uno scacco matto molto brillante al fortissimo iraniano Parham Maghsoodloo, concludendo il torneo con un 12° posto di valore veramente alto e avvicinandosi sempre più a quota 2600 ELO. Sonis e Moroni si sono sostanzialmente contesi il titolo italiano, con l’uno che lo ha conquistato all’ultima giornata in quel di Torino e l’altro che ha provato fino all’ultimo ad arrivare agli spareggi, senza però esito. Un tris di forze, comunque, che può assicurare al nostro Paese una sicura continuità nel solco dei buoni piazzamenti alle Olimpiadi Scacchistiche, in cui spesso e volentieri gli azzurri, quando opposti a squadre con forti giocatori, riescono a mettere insieme belle performance.

Ad aggiungersi alle opzioni Pier Luigi Basso, Sabino Brunello e Danyyil Dvirnyy è poi recentemente arrivato Sebastian Iermito, argentino che però dal 2023 rappresenta l’Italia. Il tutto senza dimenticare Alessio Valsecchi, fermo restando che questa è sostanzialmente la generazione succeduta a Michele Godena, che ha letteralmente tirato avanti tutto per anni fino prima agli anni da italiano di Caruana (fino a tutto il 2014) e che, ora, può guardare come tanti Grandi Maestri italiani spuntino qui e là, quando per anni si sono contati letteralmente sulle dita di una mano. Nuove leve? Ce ne sono: attenzione a varie scalate in corso. Per citare solo gli attualmente minorenni, abbiamo Vittorio Cinà classe 2007 con ELO 2325, Lorenzo Fava classe 2008 con ELO 2293, svariati 2006 di prospettiva e Nicolas Perossa classe 2009 con ELO 2259.

Per quanto riguarda il femminile, invece, ci sono diverse cose da notare. La prima è che ormai dall’accoppiata Olga Zimina-Elena Sedina, che ha retto in piedi l’Italia a lungo (l’una vive nel nostro Paese da vent’anni, l’altra da trenta), comunque ancora in piena forza, si è passati alla stabilità della leadership nazionale di Marina Brunello, che fa parte di un’autentica dinastia scacchistica e che, a trent’anni, ha vinto il suo terzo titolo tricolore di categoria. In mezzo a questo trio, però, per adesso si è posto un nome particolare, quello della classe 2008 Alexandra Shvedova, figlia di un funzionario di banca russo trasferitosi in Italia. Gioca per il nostro Paese dal 2023, e a livello juniores da italiana è stata seconda agli Europei Under 16 femminili e ha vinto gli Assoluti Under 18, giocando poi molto bene anche in altre manifestazioni di rilevanza internazionale. ELO 2266, al momento può giocare con la bandiera tricolore da junior, ma rimane sempre una domanda legata alla cittadinanza, perché dall’averla o meno dipenderà il suo status nazionale al 18° compleanno.

Ciò rimarcato, e con Daniela Movileanu e Tea Gueci da numero 5 e 6 a precedere Giulia Sala che è classe 2007 con prospettive future di certo interessanti (ha un ELO di 2132), se parliamo di speranze future c’è un nome che sovrasta semplicemente tutti gli altri. Si tratta di quello di Ria Arun, origini indiane, ma italiana al 100%, che è nata appena 10 anni fa eppure ha già un ELO di 1913, il quarto maggiore tra le sue coetanee e il 59° in senso assoluto sempre tra tutti i nati nel 2014 in possesso di ELO FIDE. Ha bissato (sì, bissato) il titolo italiano di categoria, e indubbiamente le capacità le ha mostrate soprattutto quando si tratta di tattica. Ovviamente a 10 anni la vita è tutta da scrivere, ma è chiaro che siamo di fronte a un talento di grande precocità, e non solo a livello nazionale.