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A Parigi 15enne accoltellato a morte davanti al liceo. In azione una baby gang con i cappucci neri

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Un martedì macchiato di sangue a Parigi. Erano le 8.15 del mattino nella capitale francese, quando un quindicenne si è accasciato esanime sull’asfalto poco prima del suono della campanella, colpito da più fendenti all’angolo tra rue Corvisart e rue Paul Gervais, nel cuore del 13° arrondissement. A pochi passi dal liceo Rodin, una rissa esplosa tra una decina di adolescenti ha raggiunto un epilogo che, nelle parole dei residenti riportate da Le Figaro, «qui non si era mai visto».

«Era steso a terra, i pompieri e il Samu — il servizio medico di emergenza — cercavano di rianimarlo», racconta Nicolas, un ristoratore che ha assistito alla scena mentre si recava al lavoro. È ancora scosso, la voce incrinata. «Ci sono state risse altre volte, ma mai con coltelli. Mai una cosa così». L’arma bianca, abbandonata a pochi metri dalla scena, sembra il simbolo brutale di un’escalation di violenza incontrollata nella capitale. Trasportato d’urgenza all’ospedale Pitié-Salpêtrière, il giovane è morto poco dopo le 9.00.

Violenza brutale tra i giovanissimi di Parigi

Dietro l’omicidio, l’ombra delle bande giovanili che infestano Parigi. La procura conferma un quadro allarmante: otto scontri tra gruppi di ragazzi registrati dal maggio scorso solo in questo arrondissement. La vittima, specificano fonti investigative, non frequentava il liceo Rodin. Studiava in un altro dipartimento e, fatto inquietante, era già stata ferita con un coltello in un’altra rissa due settimane fa, questa volta nel 16° arrondissement.

“Incappucciati, vestiti di nero”

A raccontare i dettagli più agghiaccianti sono gli studenti. Poco dopo le 10:00, un gruppo di studentesse velate risale rue Corvisart in direzione di place d’Italie. «Quattro persone, tutte vestite di nero e incappucciate», riferisce una giovane studentessa velata, scossa e incredula. Non è la sola a vedere i presunti aggressori. Altri testimoni, messi al sicuro dalla polizia, hanno descritto scene di caos e paura. «Non è una brutta scuola», minimizza poi una liceale, mentre la compagna ribatte amaramente: «È una delle peggiori di Parigi. Ci sono spesso risse tra studenti. Anche con gente che viene da fuori».

Cittadini rassegnati: “Può succedere ovunque” a Parigi

Il quartiere, elegante e borghese, osserva attonito l’assalto della cronaca nera sotto casa. I cordoni della polizia, le divise dei militari, i fotografi della scientifica che immortalano il suolo cosparso di polvere bianca: tutto parla di un dolore che non trova ancora risposta. «Non succede mai nulla qui», ripete un anziano, quasi a convincere se stesso. Ma i fatti lo contraddicono. «Ormai può succedere ovunque», commenta con un misto di rabbia e rassegnazione un altro residente.

In un bar vicino alla stazione Corvisart, il dibattito si accende mentre la notizia si diffonde. «È morto un ragazzino proprio qui accanto!», esclama il cliente di un bar. «Questa mattina? Ormai è tutti i giorni», lamenta la donna al suo fianco. Ed è questa, forse, la sconfitta più grande: la normalizzazione della violenza nel quotidiano.

La Francia attonita davanti ai propri figli

L’eco della tragedia risuona ancora più cupa a fronte di quanto accaduto pochi giorni prima a Isle, in Haute-Vienne. Lì, un’adolescente di 15 anni, attirata con l’inganno da un coetaneo, è stata massacrata con quarantina di coltellate. Un agguato organizzato via Snapchat, per un cellulare.

Due storie, la stessa inquietante realtà: adolescenti che si armano di coltelli, bande che trasformano le strade in teatri di guerriglia urbana, vite spezzate per futili motivi. Parigi, come il resto della Francia, si interroga: cosa sta succedendo ai suoi figli?

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