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Atreju, numeri record: 50mila presenze, 73 ore di dibattito. Ecco l’intervento integrale della Meloni

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Oltre 50 mila presenze, 73 ore di dibattiti con 527 interventi, 415 volontari e oltre mille giornalisti accreditati da tutto il mondo. Sono le cifre dell’edizione 2024 di Atreju “La via italiana”, che ha chiuso oggi i battenti al Circo Massimo di Roma con l’intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Atreju 2024 ha fatto registrare numeri da record. – commenta il responsabile organizzazione, Giovanni Donzelli – Attualità, approfondimenti, moltissimi giovani e i tanti spazi di svago hanno reso grande l’edizione di quest’anno. Un ringraziamento particolare a tutti i volontari di Gioventù nazionale e Azione universitaria, allo staff di via della Scrofa, alle associazioni di volontariato che hanno animato il villaggio di Natale e alle tante persone che hanno lavorato per mesi all’organizzazione: senza di loro la festa non sarebbe mai esistita. Un’occasione per confrontarci e per far conoscere, oltre gli stereotipi costruiti dalla sinistra, il più grande partito di popolo italiano, che è Fratelli d’Italia. Famiglie, professionisti, operai, manager, liberi professionisti e pensionati. Tutti insieme – conclude Donzelli – per otto giorni senza steccati”.

Atreju, l’intervento integrale di Giorgia Meloni che ha chiuso la festa

Buongiorno a tutti, grazie! Buongiorno a tutti! Grazie per questo entusiasmo contagioso.

Ne abbiamo bisogno. Quanto siete belli! Quanta forza ci date

Allora volevo dirvi grazie di essere qui, grazie di esserci, grazie di essere qui anche quest’anno come da ventisei anni a questa parte. Se ci pensate è un tempo che per noi è lungo ma che è praticamente un’era geologica per la politica italiana, era il 1998, era il parco del Colle Oppio e Atreju era la sfida di una generazione che spendeva tutta sé stessa nel tentativo di superare i pregiudizi, no? gli steccati ideologici, i cancelli sbarrati dai custodi del palazzo; era una generazione che ce la metteva tutta perché voleva raccontare il futuro che aveva in mente per l’Italia.

È un altro mondo visto da qui, è un altro mondo visto da oggi però è il nostro mondo e noi ce lo dobbiamo ricordare perché nessuno che non sappia guardarsi alle spalle nessuno che non sappia guardarsi indietro può avere la pretesa di andare avanti.

Ovviamente Atreju per noi era ed è anche tanto altro.

Atreju era anche l’occasione che avevamo di ritrovare tantissimi amici che venivano da ogni parte d’Italia e ricordarci che in fondo non eravamo soli in questa nostra battaglia quotidiana e questa forse è la cosa che a me manca di riconoscere più di questa manifestazione la dimensione umana, la dimensione comunitaria eh sono anche molto arrabbiata perché non mi avete invitato al momento Amarcord di Atreju che me lo sarei meritato con ventiquattro edizioni di Atreiu organizzate, ma vabbè non siete stati gentili, ma vabbè.

Invece devo dire che non mi manca organizzare questa manifestazione non mi manca affatto e però voglio dirvi che sono impressionata da come avete saputo raccogliere il testimone questa edizione di Atreju è stata semplicemente impeccabile è stata splendida l’avete fatta meglio di come l’ho fatta io o l’abbiamo fatta quando me ne occupavo personalmente. E questo un po’ dimostra anche che alla fine tutti pensiamo di essere indispensabili ma alla fine nessuno di noi lo è fino in fondo c’è sempre qualcuno che è pronto a sostituirlo. E allora grazie, grazie a Giovanni Donzelli a tutta l’organizzazione grazie a Francesco Filini a tutto l’ufficio studi. Grazie ad Arianna che tra la nomina di un astronauta quella di un amministratore delegato di una multinazionale in questa sua foga di dover piazzare amici parenti e pure gente che non conosce in ogni anfratto dello Stato italiano ha trovato il tempo pure per organizzare Atreju. Grazie.

Grazie ai ministri ai sottosegretari grazie a tutti i parlamentari per il loro lavoro quotidiano per la loro dedizione per la loro compattezza grazie ai loro capigruppo, Carlo Fidanza per il gruppo europeo insieme a Nicola Procaccini presidente del gruppo dei conservatori; Lucio Malan, Galeazzo Bignami al quale faccio i miei auguri di nuovo di buon lavoro.

Grazie a ogni singolo militante e dirigente di Fratelli d’Italia e grazie e grazie su tutti a Fabio Roscani e ai ragazzi di Gioventù nazionale voglio dirvi ancora una volta che sono fiera di voi.

E voglio dirvi che nessuna gogna costruita sull’errore del singolo spiando la gente dal buco della serratura nessuna gogna costruita contro di voi per colpire me vi toglie chi siete; e siete la parte migliore della vostra generazione. Siate fieri di voi.

E voglio, ovviamente, ringraziare i miei amici, i miei alleati Antonio, Matteo, Maurizio, Lorenzo per le belle parole che hanno speso questa mattina, ma soprattutto per il cammino splendido che stiamo conducendo insieme in questi anni e che sono certa condurremo insieme anche per molti anni a venire.

E guardate la stabilità di questo governo che è data dalla compattezza della sua maggioranza è il più grande elemento di discontinuità con il passato della politica italiana ed è il più grande elemento di forza dell’Italia nel quadro attuale la stabilità la stabilità garantisce a questa nazione la sua credibilità internazionale. Le garantisce la possibilità di avere una strategia di avere una visione; le garantisce la possibilità di avere conti in ordine garantisce il rifiuto di una politica economica che per troppi anni è stata fatta con il solo obiettivo di guadagnare consenso facile; le garantisce in una parola quella autorevolezza senza la quale non è possibile produrre benessere.

E allora io penso che questa sia la ragione per la quale ognuno di noi è consapevole e quindi non riprendo quello che prima di me hanno detto gli altri Maurizio, Antonio, Lorenzo. Penso che ciascuno di noi sia perfettamente consapevole della responsabilità che ha sulle spalle e noi onoreremo fino all’ultimo giorno il compito che ci è stato dato dagli italiani in questa nazione: arriveremo compatti alla fine del governo e oltre.

Certo che è normale è giusto confrontarsi sulle idee del resto come si diceva se le nostre ricette fossero sempre perfettamente sovrapponibili saremmo un partito unico, ma forse in quel caso mancheremmo di rappresentare tutte le sensibilità che ci sono all’interno del centrodestra. Però tutti quelli che sperano che qualcuno di noi rimetterà il proprio personale destino di fronte e prima del destino della nazione temo che rimarrà ancora una volta deluso e come si sa deludere la sinistra è il nostro sport preferito.

Noi siamo prima di tutto italiani è per l’Italia che tifiamo e lavoriamo e non mettiamo mai la fazione prima della nazione è questo che i nostri avversari non hanno mai capito di noi perché loro fanno l’esatto opposto. Allora torniamo ad Atreju.

Ventisei anni fa abbiamo sognato forte in tutti questi ventisei anni e sono stati esattamente quei sogni a portarci qui in un villaggio gigantesco, che sta più o meno a quello del Colleoppio come Crosetto sta alla sottoscritta.

Sono stati quei sogni a portarci alla guida della nazione che amiamo sogni che abbiamo perseguito costruito con costanza con determinazione forse anche con un pizzico di incoscienza no?

Sogni figli di un’elaborazione continua della quale questo posto questo luogo è forse il simbolo principale perché sono quasi trent’anni che noi ci interroghiamo sul presente e sul futuro, lo facciamo senza pregiudizi, lo facciamo senza paura, lo facciamo ascoltando chiunque abbia qualcosa da dire come sempre fanno le identità forti che non temono il confronto.

Abbiamo anticipato in questi trent’anni i dibattiti che puntualmente dopo anni sono diventati di dominio pubblico. E perché ci siamo riusciti la risposta è all’apparenza semplice eppure non è scontata e mi è venuta ieri ascoltando il mio amico Javier Milei – che ringrazio ancora una volta il suo diciamo così inno alla libertà – ci siamo riusciti perché fondamentalmente siamo persone libere e perché non può esserci pensiero senza libertà.

E chiunque ci abbia sottovalutato in questi anni, chiunque abbia scommesso che non saremmo mai arrivati dove siamo oggi, avrebbe probabilmente dovuto fare i conti con questo luogo e con la sua capacità di attraversare immutato e consapevoli per quasi trent’anni un mondo che intorno continuava a cambiare.

Allora Atreju non è solo il ragazzo che lotta contro il nulla che avanza, non è solo casa, Atreju è in fondo la nostra coscienza la nostra consapevolezza, la nostra profondità il nostro senso di responsabilità nell’affrontare una stagione di governo nel periodo forse più complesso dal dopoguerra oggi. Quelle doti nascono soprattutto dall’avventura collettiva che questo luogo rappresenta.

Quando poco più di due anni fa noi abbiamo vinto le elezioni che ci hanno portato al governo in molti si sono sorpresi perché non scendevamo in piazza a festeggiare, perché gli altri fanno così loro vincono e festeggiano felici come se da quel momento, diciamo quando prendi il potere, fosse tutto in discesa una festa.

Noi non l’abbiamo fatto. E non l’abbiamo fatto perché sapevamo che quello era l’inizio di una salita sapevamo che quello nel quale eravamo stati chiamati a governare l’Italia era un tempo grave e che non c’era niente da festeggiare bisognava invece lavorare e lavorare da subito.

Il quadro geopolitico che avevamo intorno era e resta terribilmente complicato così complicato che molti hanno sperato che l’Italia guida centrodestra non ce la facesse, in molti hanno scommesso sul nostro fallimento beh direi che hanno puntato contro il cavallo sbagliato.

Perché quella che il mondo vede oggi è invece un Italia che torna a correre e a stupire che da osservato speciale diventa un modello da seguire su molti fronti, chiaramente non è solo merito del governo è merito degli italiani, questo io lo voglio ricordare sempre, che però oggi scoprono che la politica può essa essere al loro fianco può essere un’alleata e non unavversaria; con tutti i limiti che certamente la politica ha.

Ed è forse questa la mia personale sfida principale in questa avventura fare tutto quello che posso perché gli italiani tornino a credere in loro stessi e in quello che questa Nazione è capace di fare quando sceglie di reagire.

Il pessimismo, il benaltrismo, il pessimismo, il provincialismo, il tafazzismo, questa tendenza che noi abbiamo avuto molto spesso a piangerci addosso sono forse i principali nemici dell’Italia che abbiamo il dovere di sconfiggere.

Se non ci crediamo non possiamo farlo.

È certo che veniamo da una stagione difficile, il covid, la guerra, l’instabilità, il debito pubblico, i nostri partner internazionali che ci guardavano dall’alto in basso ma noi siamo italiani.

Siamo italiani la nostra storia è piena di alti e di bassi è piena di rovinose cadute di straordinarie rinascite, guardatevi indietro tutta la nostra storia è così: la grandezza dell’impero e poi le macerie di Roma; il cristianesimo che ha forgiato la civiltà europea e la distruzione dei barbari e poi il medioevo che tanti considerano un’epoca buia e per noi è stata l’era delle cattedrali, delle abbazie, delle repubbliche marinare di città che aprivano nuove rotte: Genova, Pisa, Amalfi, Venezia.

E poi ancora il rinascimento Leonardo, Michelangelo, Raffaello e un mondo intero che restava meravigliato a guardare e però l’Italia ancora frammentata divisa, soggiogata fin quando dei ragazzi ribelli dei giovani ribelli la prendono per mano e costruiscono l’unità d’Italia in quella che noi chiamiamo Risorgimento.

E arrivano le guerre mondiali la prima, la seconda, i totalitarismi e i nostri nonni che nel dopo guerra si rimboccano le maniche e costruiscono il boom economico degli anni sessanta, il miracolo italiano.

Ogni volta che siamo stati dati per spacciati noi abbiamo preso in mano il nostro destino e abbiamo lasciato tutti a bocca aperta. Ci siamo rialzati mille volte e lo faremo ancora, lo stiamo facendo ancora e rispondiamo così con i fatti ai tanti troppi uccelli del malaugurio che tifano contro la nazione per sperare di elemosinare un po’ di potere personale sulla pelle di milioni di connazionali.

Perché li abbiamo ascoltati decine di volte dall’alto di quella spocchia tipica di chi non ha azzeccato un solo pronostico negli ultimi dieci anni, augurarci ogni male possibile, dipingere ogni scenario funesto in questi due anni e perfino prima di questi due anni.

Ipse DIxit come dicevano i classici quando volevano convalidare la verità.

Con il governo di centrodestra l’Italia rischia il default sappiamo com’è andata.

È andata che in questi anni l’Italia è cresciuta più della media della zona euro e qualche giorno fa l’Economist ha eletto la nostra come la quinta migliore performance economica al mondo.

È andata che le nostre imprese, pure fra mille difficoltà che ci sono, si sono rimesse a correre a stupire e per la prima volta nella storia siamo diventati la quarta nazione esportatrice al mondo; è andata che la stabilità di questo governo e il nostro protagonismo sulla scena internazionale hanno fatto da scudo e da apripista al sistema produttivo italiano.

Io ho fatto personalmente due volte il giro del mondo in questi due anni e lo farò ancora, lo farò molto e altre volte. Sapete perché? Perché non sono mai tornata senza portare a casa un risultato utile per il sistema italia.

Non è politica estera, è politica interna.

Ipse Dixit. Lo spread con il governo Meloni andrà alle stelle ok quando ci siamo insediati nel giorno del nostro insediamento lo spread era 233 punti base oggi è a centododici e, se non se ne sono accorti i nostri -come posso dire- non se ne sono accorti i nostri disinteressati osservatori, se ne sono accorti le agenzie di rating, che non sono esattamente diciamo degli enti caritatevoli, che infatti stanno rivalutando in positivo l’affidabilità dei nostri titoli che è una cosa che in quasi quarant’anni in Italia è accaduta tre volte e guardate qui, e non lo dico perché come dire sterile vanagloria, non si tratta di questo, si tratta di una cosa che potrebbe poter utilizzare nel medio lungo periodo una enorme quantità di denaro che noi oggi versiamo come interessi sul debito pubblico, cioè una cosa meravigliosamente concreta, che ci consentirebbe di fare maggiori investimenti su quelle che sono le nostre priorità: l’aumento dei salari, gli incentivi per assumere, il sostegno della famiglia e la cosa che in assoluto sta più cuore: la salute.

Costruire una sanità diffusa efficiente attenta, moderna, con medici e operatori sanitari ben pagati non tentati dalla fuga all’estero per gli per gli stipendi che non sono competitivi. E visto che qui la propaganda si moltiplica sono costretta a rispondere ancora una volta allora dal prossimo anno il Fondo Sanitario Nazionale arriverà a 136 miliardi e 500 milioni di euro e senza timore di smentita, numeri alla mano, lo stanziamento più alto di sempre.

Quando noi ci siamo insediati il fondo era di 126 miliardi di euro il calcolo non è difficile, perfino senza una calcolatrice che l’ultima volta non è andata bene, ma si tratta di un aumento di 10 miliardi di euro in due anni.

Ora per capire l’entità di quello di cui parlo mi basta di ricordare che prima dell’arrivo di questo governo, quando invece al governo ci stavano quelli che dicono che non stiamo investendo abbastanza sulla sanità, negli ultimi quattro anni – prima dell’arrivo del nostro governo – il fondo sanitario è cresciuto di 8 miliardi

Allora con quale faccia e con quale dignità chi in 4 anni ha aumentato il fondo sanitario di 8 miliardi dice che non ha fatto bene chi ne ha messi 10 in due anni. Mi pare francamente che la calcolatrice serva a voi.

E anzi guardate sono di più non sono neanche 10 miliardi sono 12 miliardi perché a quelle risorse quelle che stanno sul fondo sanitario nazionale vanno aggiunti un miliardo e tre, che abbiamo investito con i gli accordi di coesione che abbiamo stipulato con le regioni sempre per il potenziamento degli ospedali, e settecentocinquanta milioni di euro da destinare alla sanità che abbiamo investito con la revisione del Pnrr.

La famosa revisione del Pnrr che se l’avessimo tentata avremmo perso tutti i soldi del Pnrr saremmo andati in default e invece l’Italia oggi è la prima nazione sul Pnrr e ha fatto scuola in Europa e ha anche rivisto il Pnrr.

Dopo di che, proprio perché i numeri sono implacabili, l’argomentazione di riserva – questa cosa a me diverte molto della sinistra – è che la spesa sanitaria non va considerata in termini assoluti, cioè non importa quanti soldi ci metti, va considerata il rapporto al prodotto interno lordo. Cioè praticamente un salto mortale che manco logico che manco Tania Cagnotto lo potrebbe fare.

Cioè non c’è nessun nesso tra la crescita economica e la qualità del sistema sanitario, certo l’economia va meglio evviva Dio meno male, ma non è che se l’export aumento non è che se io vendo più mozzarella di bufale nel mondo sto colpendo la sanità italiana, non c’è nessun nesso tra queste due cose. Tra l’altro segnalo che infatti, storicamente, le regioni che spendono di più in sanità il rapporto al prodotto interno lordo sono le regioni del sud che non sono sempre conosciute per essere quelle anche con il sistema più efficiente. Quindi in esso semplicemente non c’è.

Però tant’è loro insistono un disco rotto perché quando loro non hanno argomenti veri per contrastarci loro ne usano di falsi se non ci sono quelli, se non hanno argomenti veri ce li inventiamo, che ci importa?

Un po’ lo stesso schema che usa la Cgil per indire gli scioperi generali.

Ora pure qui, grande rispetto per il lavoro dei sindacati, per i diritti sindacali però, anche qui è abbastanza facile distinguere una verità dalle altre menzogne.

Per giustificare il suo incitamento a una rivolta sociale, con toni che non hanno precedenti nella storia del sindacato italiano e con toni che se li avessimo utilizzati noi sarebbero arrivati i caschi blu dell’ONU, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ci dice che in Italia aumenta il precariato, che l’occupazione diminuisce, che diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie.

Solo che purtroppo i numeri dicono esattamente il contrario. Anche qui.

Noi abbiamo giurato al Quirinale il 22 ottobre del 2022, dopo due anni da quel giorno, in Italia ci sono 850mila occupati in più cala il lavoro precario e se prendiamo in considerazione solo i contratti a tempo indeterminato, in due anni, abbiamo quasi un milione di posti di lavoro in più. E lo dico perché penso che Silvio Berlusconi, che del milione di posti di lavoro in più in una legislatura ha fatto una bandiera, sarebbe fiero di sapere che il governo che ha contribuito a creare lo ha fatto in appena due anni. E sono contratti stabili la maggior parte dei quali stipulati nelle regioni del sud.

E aggiungo che non si tratta neanche di un rimbalzo post covid perché noi siamo sopra di un milione di posti di lavoro anche rispetto al 2019.

E allora capiamo ovviamente la difficoltà del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che è costretto a alzare i toni perché i suoi argomenti sono deboli. E quando gli argomenti sono deboli si cerca di coprirlo alzando i toni e in fondo perché poi non può dire la verità e cioè che gli scioperi non li fa per aiutare i lavoratori: li fa per aiutare la sinistra.

Solo che da parecchio tempo chi aiuta la sinistra non aiuta i lavoratori. Come i lavoratori sanno bene.

Ora chiaramente io voglio specificarlo anche stavolta non sto dicendo che in Italia va tutto bene, non sto dicendo che risultati positivi dipendono eh tutti dal governo.

Sto dicendo solo che le cose vanno meglio e che alla fine sia dimostrato quello che noi sosteniamo da sempre: che in Italia è la destra a difendere i lavoratori perché la sinistra era troppo impegnata a difendere gli interessi delle grandi concentrazioni economiche.

Parlano di lavoro sottopagato e di una legge sul salario minimo che però non hanno mai rappresentato quando governavano, però è stato questo governo a mettere una media di 100 euro in più al mese in busta paga ai lavoratori con i redditi bassi, mentre i sindacati che ci contestano, Landini compreso, firmavano i contratti con una paga da cinque euro l’ora un po’ di coerenza signori. Un po’ di coerenza.

Dicono di difendere il lavoro delle donne però è sotto questo governo, che non a caso ha la prima donna presidente del Consiglio dei Ministri nella storia d’Italia, che abbiamo raggiunto il record di lavoro femminile.

Raccontano di una destra che vuole spaccare l’Italia, però è sotto questo governo che il pil del Mezzogiorno sta crescendo più di quello più della media nazionale, che l’occupazione nel mezzogiorno cresce più della media nazionale, che si rafforza l’export, che si rafforza il tessuto industriale, cioè: è sotto questo governo che il Sud è diventato la locomotiva di Italia. E anche questa è stata una scelta.

E poi questa la mia preferita: si lamentano perché dicono che i 3,6 miliardi di euro per coprire il cuneo fiscale che abbiamo preso dalle banche non sono abbastanza.

È possibile però ci ricordiamo quello che facevano loro, perché loro i soldi li toglievano ai lavoratori per salvarci le banche che il loro sistema di potere aveva devastato per gli appetiti del loro sistema di potere.

Ci deridono perché nella prossima legge di bilancio le pensioni minime aumenteranno solo di pochi euro; è vero avremmo voluto fare molto di più se avessimo avuto più risorse. Purtroppo le risorse sono state gettate per anni dalla finestra e quindi abbiamo oggettivamente una difficoltà da questo punto di vista.

Però quello che non dicono è che quando al governo c’erano loro le pensioni minime sono aumentate di 23 euro in 8 anni con questo governo sono aumentate di 91 euro in 3 anni e arriverà quell importo, a 100 euro e lo supererà, per i pensionati in maggiore difficoltà.

Quindi è possibile che non abbiamo fatto abbastanza, ma è certo che abbiamo fatto meglio di loro.

Vogliamo parlare del potere d’acquisto. Quando i salari erano bassi e l’inflazione era alta non avevano niente da dire adesso che l’inflazione scende e i salari aumentano non va bene. I sindacati chiedevano un taglio del cuneo fiscale di 5 punti, l’abbiamo tagliato di 7. Poi chiedevano che non fosse una tantum e l’abbiamo reso strutturale e la risposta è stata: rivolta sociale.

Io comincio a pensare che il problema sia che se le cose vanno meglio alcuni sindacati potrebbero perdere una fetta del loro potere e che sia questo a farli arrabbiare.

Però ho motivo di credere che gli italiani non considerino questa una buona ragione per fare una rivolta sociale e un po’ si vede anche dai risultati della partecipazione agli scioperi generali.

Dopo di che siamo dicevo perfettamente consapevoli di quanti problemi ci siano ancora da risolvere perché la crescita è ancora debole; i salari sono ancora comunque troppo bassi, come le pensioni minime; i consumi anche e c’è un calo della manifattura che è figlio soprattutto della difficoltà del settore dell’automotive, dell’onda lunga della crisi tedesca. Possiamo, dobbiamo fare di più. E se prima di noi non fosse stato fatto poco niente, se chi doveva difendere i diritti dei lavoratori fosse stato in passato reattivo come lo è ora, probabilmente il nostro compito sarebbe meno difficile.

Io ricordo quando il governo Conte scelse di non esercitare i poteri speciali sull’operazione di fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot, ricordo quando lo stesso Conte II concesse un prestito di 6,5 miliardi di euro a Fiat Chrysler che era però vincolato al rafforzamento della filiera produttiva, solo che non è mai successo.

È successo invece che l’anno successivo Fiat Chrysler staccasse un assegno da circa 5,5 miliardi di dividendo per i suoi soci alla faccia degli operai. Ma lo ricordo soprattutto per dire che il nostro approccio su queste materie è molto diverso da quello della sinistra: noi non abbiamo pregiudizi e non facciamo favoritismi, noi valutiamo le questioni nel merito: vale per Stellantis come vale per qualsiasi altra azienda che opera in Italia, se l’approccio è costruttivo, se c’è la volontà di mantenere i livelli occupazionali e la produzione in Italia, noi faremo la nostra parte. Come abbiamo sempre fatto finora.

Perché quando si tratta di difendere i lavoratori, l’occupazione e la crescita in questa nazione ci trovate in prima fila. A noi. Perché il PD ne abbiamo visto arrivare.

A Elly Schlien si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis o forse è solo presa da altre priorità tipo la battaglia contro il pericolo incombente del fascismo condotta a colpi di duetti rap con gli Articoli 31 e di balli sui carri allegorici del Gay Pride e capite bene che una battaglia partigiana di tale levatura non ammette distrazioni.

C’è altro da fare.

Comunque facciano quello che credono, noi andremo avanti.

Noi andremo avanti con la via italiana al contrasto all’immigrazione illegale: ci sono voluti mesi a mettere appunto una strategia efficace di contrasto però mi pare che i risultati comincino ad arrivare -60% di sbarchi rispetto al 2023, -30% percento rispetto al 2022. E come sempre meno partenze significa anche meno morti in mare, perché io non accetterò mai di dovermi abituare a queste tragedie.

Mi ha colpito molto la storia della piccola Jasmine. Questa bambina tenacemente rimasta sola in acqua per giorni unica sopravvissuta di un naufragio.

Le voglio mandare l’abbraccio affettuoso di questa piazza e voglio dirle voglio dire a lei, voglio dire alle vittime dei trafficanti di esseri umani che combatteremo senza tregua contro questi sistemi criminali.

Ma non ci siamo limitati a combattere i trafficanti, noi siamo andati anche alle cause della migrazione, avviando il piano Mattei per l’Africa, in particolare un progetto di cooperazione da pari a pari con le nazioni africane per aiutare le nazioni nazionali nel loro cammino di sviluppo.

Non è un piano del governo, è un piano nazionale, una strategia di interesse nazionale e però perfino su questo i nostri avversari si sono lanciati in una opposizione feroce proprio mentre invece tutti i nostri partner internazionali ci facevano i complimenti e ci chiedevano di poter partecipare con noi a questa iniziativa. 

Quindi diceva bene prima Fabio Roscani dicevano che noi saremmo stati isolati a livello internazionale e alla fine si sono trovati isolati loro.

E poi l’accordo con l’Albania un’idea che in molti avevano definito e continuano a definire folle che anche qui anche questa fa scuola oggi in mezzo a Europa e non solo perché qual è il punto centrale dei centri in Albania? Il punto centrale dei centri in Albania è l’effetto deterrenza. Se chi sbarca in Italia ha come unico obiettivo quello di restare in Europa. Voi capite che sbarcare fuori dai confini europei cambia tutto.

Questo è il punto centrale ed ecco perché tra tutte le iniziative, le misure che l’Italia e l’Europa hanno messo in campo in questi anni sulla materia della migrazione il protocollo con l’Albania in assoluto è la più temuta dai trafficanti di esseri umani.

Il che significa anche che fermare l’iniziativa sarebbe il più grande favore che possiamo fare a questi criminali. E noi di favori ai criminali non ne facciamo.

E lo voglio dire anche perché qui diciamo si rischia un diciamo paradossale cortocircuito no? Io mi chiedo se quei giudici che si sono tanto -eh diciamo così- adoperati per non convalidare i trattenimenti dei migranti che dovevano andare in Albania, con sentenze che l’ho detto e lo ripeto a mio avviso sono totalmente irragionevole, si siano interrogati davvero sulle conseguenze delle loro decisioni. Perché io sono certa che la priorità della stragrande maggioranza dei magistrati, nel solco dell’esempio di uomini come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, sia combattere ogni mafia compresa la mafia del mare. Ma è evidente che quando noi non riusciamo a essere efficaci gli unici ad averne vantaggio sono proprio le organizzazioni criminali. Bisogna farci conto. E quindi abbiate fiducia.

I centri in Albania funzioneranno perché io dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano: funzioneranno perché io voglio combattere la mafia, e chiedo a tutto lo Stato italiano e alle persone per bene di aiutarmi a combattere la mafia.

Non sono io il nemico. Io sono una persona per bene.

In Italia si deve entrare solo regolarmente, dopodiché anche su chi entra con regolare permesso anche qui abbiamo, diciamo impresso un totale cambio di passo.

Quando ci siamo insediati abbiamo scoperto che eh troppe cose non tornavano anche sugli ingressi regolari, c’era una cifra esorbitante di domande, di nulla osta di lavoro, che arrivavano in gran parte da un’unica regione la Campania e che solo in pochissimi casi diventavano effettivamente contratti di lavoro quando queste persone arrivavano in Italia.

C’era una distorsione evidente della quale curiosamente nessuno si era accorto prima di noi. Allora abbiamo presentato una denuncia alla procura nazionale antimafia e abbiamo introdotto regole e controlli più stringenti. Risultato: il numero delle istanze presentate per il 2024 è inferiore alle quote previste sapete che cosa significa?

Significa che abbiamo buttato fuori la camorra dalla gestione delle domande di nulla osta per i migranti e per i campani regolari, esattamente come abbiamo buttato fuori i camorristi che occupavano le case popolari a Caivano. E anche qui i complimenti dei guru dell’antimafia alla Roberto Saviano li aspettiamo domani fosse mai che non c’è più niente su cui fare una serie televisiva milionaria.

Insomma ci vorrà molta pazienza ci vorrà molta pazienza ma faremo tutto quello che va fatto.

L’anno che verrà sarà quello delle riforme, riforme attese da troppo tempo che spaventano molti, sono riforme giuste. Andremo avanti sul premierato, che io ho definito la madre di tutte le riforme, non a caso così temuto dai campioni olimpici di gioco di palazzo. Andremo avanti sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e andremo avanti sulla riforma della giustizia.

Dicono che con la riforma della giustizia noi vogliamo una politica che controlli la magistratura e fingono di non vedere che con la riforma noi facciamo esattamente il contrario togliamo per esempio alla politica il potere di scegliere una parte dei membri del CSM: perché il nostro obiettivo, il nostro obiettivo è diametralmente opposto a quello del quale ci accusano. Noi vogliamo liberare la magistratura dal controllo della politica, anche dal controllo delle correnti politicizzate.

Una battaglia di civiltà per difendere il diritto di ogni magistrato capace per bene di poter avanzare di carriera anche se non piega la testa al sistema delle correnti e quindi una riforma fatta sì per i cittadini, ma anche per la stragrande maggioranza dei giudici.

E poi lavoreremo con grande forza e dedizione ad altre priorità perché penso alla sicurezza no?! A differenza di quello che dice chi non vuole affrontare il problema noi sappiamo che la sicurezza non è un problema di percezione, ma è un’emergenza sociale. Un’emergenza sociale che si scarica soprattutto sulle fasce più deboli della nostra popolazione, sulle donne, sugli anziani, sugli abitanti delle periferie urbane abbandonate al degrado, come ricorda sempre il mio amico Paolo del Debbio che ringrazio per le sue belle parole.

LA SICUREZZA E LE POLEMICHE DELLA SINISTRA

Abbiamo fatto sicuramente diverse cose sul piano normativo penso alle norme del decreto Caivano che consentono di intervenire con molta più efficacia contro la criminalità minorile, penso agli aumenti degli organici per le nostre forze dell’ordine. Facciamo un grande applauso di nuovo alle nostre forze dell’ordine siamo sempre dalla loro parte.

E penso al DDL sicurezza tanto vituperato DDL sicurezza che introduce nuovi reati e aumenta le tutele per le forze eh per le forze dell’ordine.

Ho visto che contro il DDL sicurezza c’è una mobilitazione dei cantanti, degli attori più o meno avrà la stessa efficacia della mobilitazione di Hollywood contro Donald Trump. Però sulla sicurezza dobbiamo fare di più, sulla sicurezza dobbiamo fare di più lo faremo.

A partire dalla sicurezza nelle stazioni ci sarà in Italia e a Roma segnatamente il prossimo anno il giubileo i tanti cristiani, i tanti pellegrini che verranno in Italia e che devono trovare una nazione all’altezza del compito.

Così come bisogna fare di più sulla lotta alla mala burocrazia ad adempimenti ancora troppo numerosi, troppo onerosi, incerti nelle procedure e nei tempi che chiaramente scoraggiano gli investimenti eh sfiduciano i cittadini.

Sono tasse occulte che si sommano a quelle reali che noi non ci possiamo più permettere.

E continueremo a ridurre le tasse su chi lavora come abbiamo fatto con il taglio del cuneo, come abbiamo fatto con l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF, come abbiamo fatto con la flat tax per i piccoli lavoratori autonomi; il cammino è ovviamente ancora lungo del adesso noi abbiamo ereditato uno stato che è elefantiaco fatto di sprechi, di spese vergognosi, qualsiasi file apri ti metti un po’ le mani nei capelli: abbiamo pagato la ristrutturazione delle seconde case, abbiamo pagato il reddito di cittadinanza a chi poteva lavorare, abbiamo fatto un sacco di cose e queste cose molto costose si potevano mantenere solamente spremendo chi lavorava e chi si azzardava a fare impresa. E noi continueremo a tagliare questi sprechi perché uno stato più efficiente vuol dire tasse, ma vuol dire anche meno clientelismo e capisco che uno scenario del genere possa preoccupare la sinistra, ma certamente non preoccupa noi e non deve preoccupare i cittadini.

Come abbiamo impresso un cambio di passo in Italia continueremo a lavorare anche per imprimere un cambio di passo in Europa oggi finalmente siamo ci stiamo beh stiamo facendo un bel lavorone però anche sulla scuola eh ringraziamo anzi il ministro Valditara ringraziamo gli altri ministri stiamo facendo un bel lavoro.

Oggi finalmente, dicevo, siamo in grado di partecipare alla definizione delle priorità europee ai massimi livelli e intendiamo farlo.

Però come sempre lo faremo senza rinunciare al nostro punto di vista per il bene di un continente che senza persone coraggiose rischia di scoprirsi in un futuro non lontano totalmente ininfluente. Negli anni in cui i palazzi europei erano dominati dalle sinistre rosse e verdi sono state compiute scelte totalmente insensate, quando non folli, i cui frutti avvelenati continuano a maturare ogni giorno c’è una crisi generale di competitività che è stata scatenata soprattutto dal furore ideologico pseudo ambientalista che ora invece va affrontata con lucidità e con coraggio, per rilanciare l’industria, per non lasciare indietro le fasce più deboli della popolazione europea e perfino per avere le risorse necessarie che servono a tutelare l’ambiente e la natura.

E voglio dire un’altra cosa. È stata scaricata una sofferenza inutile su quelli che nella natura vivono e lavorano da generazioni da parte di chi faceva dell’ambiente soprattutto una profittevole speculazione elettorale. Agricoltori, pescatori, allevatori l’intero popolo delle aree rurali e costiere è finito sul banco degli imputati come una sorta di pericolo per l’umanità e a giudicarli c’era spesso chi di verde conosceva al massimo i fiori sul balcone della sua casa nella ZTL. E quanto tempo abbiamo perso dietro a norme assurde che pretendevano di regolamentare ogni aspetto della nostra quotidianità mentre invece gli altri player globali scatenavano la corsa all’innovazione tecnologica, all’accaparramento delle risorse energetiche, delle materie prime critiche, alla penetrazione geopolitica in continenti che l’Europa aveva colpevolmente deciso di ignorare.

E quanto abbiamo pagato e quanto stiamo pagando questa debolezza strutturale quando sono arrivati prima la pandemia poi l’aggressione russa all’Ucraina infine le tensioni in Medio Oriente.

SCHLEIN, CONTE, PRODI E LANDINI…

Allora chi ama davvero l’Europa? Chi come noi attaccava manifesti che parlavano di Europa quando i turbo europeisti di oggi inneggiavano all’Unione Sovietica, e forse per questo oggi cercano di replicarne alcune caratteristiche a Bruxelles, ha il dovere di aiutare il continente a guardare in faccia i suoi limiti e i suoi errori perché siamo ancora in tempo per correggere la rotta ed è quello che abbiamo fatto in diverse occasioni, come quando ci siamo dichiarati contrari al modo in cui venivano definite le massime cariche europee in questa legislatura.

Ipse Dixit. Elly Schlien: con Meloni l’Italia è isolata in Europa.

Ipse Dixit. Giuseppe Conte: il fallimento della Meloni significa relegare l’Italia in panchina all’ininfluenza.

Ma soprattutto ipse Dixit Romano Prodi. L’establishment adora Meloni perché Meloni obbedisce.

Allora io vi confesso che quando ho letto gli improperi isterici che Romano Prodi mi lancia da giorni ho aperto una bottiglia del mio vino migliore e ho brindato alla mia salute. Ogni patriota deve essere fiero di avere gli improperi di Romano Prodi.

Signori siamo ancora dalla parte giusta della storia e voglio dire a Romano Prodi che diverse cose che ha fatto nella sua vita: dalla svendita dell’Iri fino al modo in cui l’Italia è entrata nell’euro, passando per il ruolo determinante che ha avuto per l’ingresso della Cina nella WTO, nell’organizzazione mondiale del commercio, dimostrano che di obbedienza se ne intende parecchio, ma proprio perché noi abbiamo imparato da persone come lui che obbedire non porta bene né alla nazione né all’Europa abbiamo fatto la scelta diametralmente opposta: abbiamo scelto di dire che non eravamo d’accordo quando andava detto, abbiamo scelto di votare contro quando andava fatto e abbiamo dimostrato con i fatti quello che la sinistra ha sempre negato ovvero che si può ottenere rispetto e considerazione e anziché, forse se ne ottiene di più di rispetto e di considerazione se si riesce a non svendere le proprie idee o la propria dignità Nazionale.

Ed è grazie a questa schiena dritta e a un approccio pragmatica, un approccio serio che oggi salutiamo la vicepresidenza esecutiva della commissione europea attribuita a Raffaele Fitto che per il primo anno non sarà qui ad Atreju.

Un portafoglio corposo da più di mille miliardi di euro tra fondi di coesione Pnrr, la responsabilità di supervisionare le politiche europee in settore in settori strategici per l’Italia e per l’Europa: l’agricoltura, la pesca, i trasporti, il turismo, l’economia del mare, l’housing sociale.

Ricordate quando i nostri avversari inorridirono perché avevo detto durante la campagna elettorale delle elezioni politiche che era finita la pacchia? Ecco con quelle parole io intendevo esattamente quello che il nostro governo sta facendo: far contare l’Italia per quello che vale portare forte la voce della nostra nazione nel dibattito europeo e sono per carità sicuramente concetti sovversivi per la sinistra che è abituata a presentarsi in Europa col piattino in mano ma per tutti gli altri anche in Europa sono assolutamente la normalità.

ABBIAMO ROTTO UN ALTRO TETTO DI CRISTALLO

E aggiungo che incidentalmente il vice presidente esecutivo della commissione europea Raffaele Fitto è anche un conservatore, un conservatore italiano, un conservatore europeo. E non lo dico perché considero una vittoria di parte quello che invece è il successo di un’intera nazione, lo dico perché la nomina di Raffaele Fitto in un ruolo chiave rompe un altro tetto di cristallo dopo quello della prima donna a guidare la Repubblica italiana.

Solo qualche mese fa era impossibile, impensabile, in Europa che un conservatore potesse arrivare ai massimi vertici delle istituzioni europee; c’era una sorta di, come dire, cordone sanitario intorno a chi non era di sinistra o a chi non era alleato di sinistra, una conventio ad excludendum, noi abbiamo rotto quello schema e abbiamo così contribuito a disegnare un’Europa decisamente più rispettosa del voto popolare, cioè esattamente quello che avevamo promesso in campagna elettorale quando abbiamo scelto di presentarci con lo slogan l’Italia cambia l’Europa, è per questo che la sinistra italiana ed europea ha cercato di azzoppare Raffaele Fitto in ogni modo perché loro continuano a pretendere che ci siano ambiti preclusi a chi non è dei loro.

Se non sei dei loro non puoi fare cultura, non puoi amministrare giustizia, non puoi essere un bravo giornalista, figuriamoci fare bella musica, non puoi occuparti di volontariato. E non puoi nemmeno fare il commissario europeo almeno che tu non accetti di rinnegare te stesso, la tua storia, il tuo partito, il tuo governo insomma se accetti di diventare uno di loro o almeno fingi di diventare uno di loro ma noi cari amici della sinistra non diventeremo mai come voi, noi siamo orgogliosamente antitetici a voi e dico di più noi esistiamo per smentirvi per stupirvi.

E a proposito di conservatori voglio rivolgere un sentito ringraziamento a tutta la nostra famiglia politica europea progetto che abbiamo sposato nel 2018 che mi ha visto diventare presidente dei conservatori europei nel 2020 e ci ha visto crescere insieme fino agli straordinari risultati di questi ultimi mesi.

Un progetto a cui io mi sono dedicata con entusiasmo sostenuta ovviamente dall’ottimo lavoro svolto da molti, in particolare ringrazio Antonio Giordano segretario generale, ho accettato quando mi è stato chiesto di prolungare la scadenza naturale del mio mandato da presidente dei conservatori per accompagnare il partito fino all’avvio di questa nuova legislatura europea, ma ora che le elezioni si sono tenute, e la nuova legislatura è perfettamente funzionante, voglio dire che penso di aver assolto al mio compito e quindi in questa giornata voglio anche annunciare che sto per dimettermi dalla carica di presidente dei conservatori e riformisti europei, perché questa splendida comunità politica merita di avere un presidente che possa occuparsene a tempo pieno con maggiore energia di quella che io posso dedicare.

Ora apriremo le candidature per l’elezione del nuovo presidente e presumo che tra coloro che si proporranno ci sarà anche il mio amico Matteo Morawiecki, primo ministro della Polonia, grande conservatore amico dell’Italia amico di Fratelli d’Italia.

Matteo questo applauso di questa sala è la conferma che ti sosterremo in questa battaglia che conduci anche per noi.

L’AVVENTO DI TRUMP E LE SFIDE DELL’EUROPA

E a proposito di conservatori voglio formulare anche da questo palco i miei migliori auguri di buon lavoro al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.

A poco più di un mese dal suo insediamento ufficiale mi sono parecchio divertita a leggere le ricostruzioni, le speculazioni sulla mia posizione riguardo alle elezioni americane. Io mi rendo conto che il nostro modo di operare possa essere difficile da comprendere per chi ha sempre pensato che il ruolo dell’Italia forse è quello di fare la leader delle altre grandi nazioni, ma le categorie con le quali si può leggere la nostra postura internazionale sono abbastanza semplici, sono sempre le stesse.

Primo, lealtà. Italia e Stati Uniti sono alleati leali, lo sono sempre stati, lo saranno sempre a prescindere da chi governa.

Coerenza. Io sono una donna di destra, non ho alcuna difficoltà a dialogare con tutti se serve all’Italia ma a maggior ragione sono felice di poter dialogare con i conservatori americani. Interesse nazionale.

Gli italiani mi hanno scelto per difendere gli interessi degli italiani ed è quello che ho fatto e che farò chiunque sia il mio interlocutore.

E allora e vado alla conclusione amici miei in questi due anni di governo della nazione abbiamo fatto molto di più di quello che i nostri avversari e forse anche qualche italiano scettico si aspettava da noi però abbiamo fatto meno di quello che noi che per storia e formazione non ci dichiareremo mai soddisfatti dobbiamo pretendere da noi stessi e quindi ai remi se siete davvero dei patrioti non chiedetevi mai cosa io il partito possiamo fare per voi chiedete chiedetevi sempre cosa voi io e il partito dobbiamo fare per gli italiani perché la nostra perché la nostra è una missione e quando la posta è alta non c’è spazio per l’egoismo dei singoli.

Siate concentrati, siate ambiziosi, siate coraggiosi, coltivate il desiderio di riscatto e la passione per la giustizia.

Siate all’altezza della grande nazione che rappresentate e dell’enorme responsabilità che questo comporta e siate consapevoli che la storia è fatta da persone e segnatamente da quelle persone che hanno avuto il coraggio di presentarsi alla chiamata quando la storia chiamava. Perché non tornerà un tempo come questo non tornerà l’occasione di dire io c’ero io ho fatto la mia parte quando l’Italia è tornata a far parlare di sé, ha ripreso il posto che l’aspettava nel mondo.

Quell’occasione è qui è ora e non permette passi incerti perché ha bisogno di corsi audaci.

Non permette tentennamenti perché ha bisogno di certezze.

Non permette debolezze perché ha bisogno di cuori puri e di gambe ferme, ma io so che noi anche più di quanto noi stessi crediamo siamo all’altezza del compito io so che l’Italia è all’altezza del compito.

Viva l’Italia, viva Fratelli d’Italia, viva il Centrodestra grazie 

L'articolo Atreju, numeri record: 50mila presenze, 73 ore di dibattito. Ecco l’intervento integrale della Meloni sembra essere il primo su Secolo d'Italia.