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Anche i giornali online sono sotto scacco del Piracy Shield

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Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Non perché abbiamo poteri divinatori, ma perché sia la legge che il sistema della scudo anti-pirateria continuano a fare acqua da tutte le parti. Quindi, era inevitabile che anche un giornale online sarebbe finito all’interno del tritacarne di una piattaforma concepita male e gestita peggio. L’ultima vittima (per ora) del Piracy Shield si chiama DDay, una nota testata telematica che si occupa di tecnologia e digitale. Durante il posticipo della 15^ giornata di SerieA Monza-Udinese, una segnalazione alla piattaforma ha portato al blocco di un IP secondario su cui era instradato parte del traffico verso il sito della testata. Dunque, il portale non è stato raggiungibile per molti utenti che si sono trovati di fronte alla schermata che “denunciava” la violazione del diritto d’autore.

Piracy Shield oscura DDay (e nessuno dice niente)

Un errore, l’ennesimo di una lunga serie, che per la prima volta ha coinvolto un sito di informazione. E, qualora non cambiassero le regole (e la legge sul “funzionamento” della piattaforma), non sarà senz’altro l’ultimo. Perché il caso DDay si aggiunge a un lunghissimo elenco di vittime innocenti del Piracy Shield. Dopo aver bloccato, oscurando, parte del traffico destinato a Google Drive nell’ottobre scorso, non è mai stato aperto un tavolo di confronto politico e governativo sugli enormi problemi della legge e della piattaforma scudo anti-pirateria. Anche perché, appare sempre più evidente, chi ha scritto la legge (e l’ha peggiorata con correzioni ancor più paradossali) non conosce il funzionamento della rete.

Infatti, parte del traffico di DDay si trovava su quell’IP secondario per via di una dinamica chiamata “load balancing” operata da tutte le CDN. Si tratta di un bilanciamento del carico che porta a uno spostamento del traffico su un IP secondario per non sovraccaricare i server. Dunque, appare ancora più evidente che bloccare un IP per dare la caccia ai “pirati” sia una mossa completamente folle. Evidenze che denunciamo (noi come altri, compresi esperti del settore) da tempo. Che hanno denunciato anche le voci contrarie all’interno di Agcom. Ma il governo non vuole ascoltarle. Perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

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