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Trasformazioni, la mostra che racconta Trieste con duecento fotografie

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Trieste è sicuramente una città fortemente innovativa culturalmente se è vero che il 21 marzo 1839, probabilmente sulla scorta delle prime anticipazioni sulla stampa francese, un anonimo informatissimo giornalista de L’Osservatore triestino, celebra la nuova scoperta descrivendo il procedimento fotografico proposto da Daguerre, rivelando persino la diatriba ancora in corso con l’inglese William Henry Fox Talbot, anch’egli sperimentatore di un diverso procedimento fotografico, per la paternità della prodigiosa invenzione che sarà presentata ufficialmente a Parigi il 19 agosto 1839.

Dalle sperimentazioni pionieristiche di metà Ottocento fino al contemporaneo, passando per i pittorialisti e per i neorealisti, anche la fotografia d’arte e di ricerca ha saputo narrare la storia sociale e i cambiamenti urbanistici del territorio.

Tutto questo sarà presentato nella mostra Trasformazioni. Trieste 1860-2024. Luoghi e persone nella fotografia artistica organizzata dall’Irpac_Istituto regionale di promozione e animazione culturale, che sarà inaugurata, sabato 14, alle 12 a Udine, nella Chiesa di San Francesco e resterà aperta fino al 26 gennaio 2025.

L’esposizione, curata da Claudio Domini e Claudio Ernè, vede la preziosa collaborazione del Comune di Udine e dei Civici Musei, della Regione e della Fondazione Friuli.

Si tratta della seconda tappa di un progetto triennale che lo scorso anno ha coinvolto il territorio di Udine e Pordenone ed ora, nella 25° edizione Irpac, si concentra su Trieste dalle sue prime storiche manifestazioni alla più stretta contemporaneità utilizzando sempre una fotografia a vocazione autoriale.

Sicuramente la luce di una città affacciata sul mare come Trieste, dalle architetture delineate ed eleganti, avrebbero favorito la pratica fotografica, che si sarebbe sviluppata sia in senso commerciale che artistico.

Ma era soprattutto la collocazione geografica, il suo essere un crocevia culturale, un porto di primaria importanza per i traffici dell’Impero austro-ungarico, a determinare e favorire lo sviluppo della fotografia in città.

Se dei diversi pionieri attivi a Trieste all’epoca dei dagherrotipi, e poi degli ambrotipi e ferrotipi, fino agli anni Sessanta dell’Ottocento, ci rimangono solo le notizie dei giornali, la generazione successiva, che poteva beneficiare delle nuove tecniche fotografiche al collodio con matrici negative replicabili all’infinito in stampe positive su carta, avrebbe incrementato una produzione ricchissima incentrata sulle vedute urbane, sulla vita delle Rive e del porto, sulla documentazione architettonica dei palazzi, sui ritratti in posa negli atelier, finalmente accessibili a fasce di popolazione sempre più ampie.

La rassegna propone 39 autori per oltre 200 fotografie in catalogo (90 quelle esposte) in 164 anni di storia dove ogni fotografo affronta un territorio complesso come quello triestino attraverso il mezzo fotografico. Il percorso attraversa alcuni temi, Linee d’acqua, Dentro la città, Lavoro, Persone, Carso, che vengono poi sviluppati in senso cronologico, allo scopo di evidenziare l’evoluzione paesaggistica, antropologica e sociale del territorio.

Per il poderoso catalogo, 288 pagine, sono stati utilizzati molti fondi fotografici pubblici e privati dove si aggiungono alcuni autori ignoti dei primissimi anni del Novecento altamente rappresentativi nell’evoluzione linguistica del mezzo fotografico che esaltano la proposta culturale dell’Irpac, nell’intento di recuperare e divulgare, a un largo pubblico, quella memoria storica che altrimenti andrebbe dispersa.

Saranno così presentate le trasformazioni sociali e del territorio attraverso fotografie artistiche e autoriali che spaziano dalle vedute della Trieste asburgica di Giuseppe Wulz fino alla rivoluzione di Franco Basaglia riprese da Ernè, per poi passare ad autori come Francesco Penco e le sperimentazioni di Tullio Stravisi ma anche dell’udinese Carlo Dalla Mura e il naturalizzato sanvitese Italo Michieli.

La mostra, che chiuderà i battenti il 26 gennaio è supportata da un importante catalogo. Come da tradizione Irpac l’ingresso è gratuito. Nel percorso è presente una proiezione di filmati storici realizzati a Trieste tra il 1922 e il 1950 da Francesco Penco.