NBA Freestyle | L’antipatico Trae Young e il poco appariscente Alperen Sengun: sono giocatori da primato?
Sabato partono le semifinali della NBA Cup. Il “torneo nel torneo” (o meta torneo?) che ha l’obiettivo di “rivitalizzare” il primo scorcio di campionato, rendendolo più competitivo. Sarà Milwaukee Bucks contro gli Atlanta Hawks e Oklahoma City Thunder contro gli Houston Rockets. Qualche riflessione in freestyle sui giocatori chiave delle quattro squadre in lizza per la vittoria.
Antetokounmpo sta facendo sfracelli!
Il tiro da fuori non lo ha. Non lo ha mai avuto. Non lo avrà mai. Probabilmente. Questione di meccanica, ma anche di approccio mentale. Per il resto, provate a dargli mezzo passo di vantaggio quando si gira sul perno a centro area. Viene giù il canestro, viene giù tutto. In media, quasi 19 punti li strappa solo nei pressi del canestro. Un’enormità. Stagione da incorniciare, fino a questo momento, per la stella dei Bucks. E la squadra, partita maluccio, sta risalendo la classifica a Est (sesti). Lillard ha forse capito che è lui a dover stare al servizio di Giannis e non viceversa? Il greco segna 32,7 punti di media (massimo in carriera), blocca 1,5 tiri e prende oltre 11 rimbalzi. Nel tempo libero, distribuisce anche 6 assist a partita, perché ha una verve per il passaggio che migliora anno dopo anno. Palleggiatore di 2.10 puro e cristallino come se ne vedono pochi. Corre in transizione come un piccolo, con la differenza che può staccare il terzo-tempo dalla linea di centro campo. Adesso è tornato anche Middleton, che gli dà un’opzione in più per scaricare sul perimetro quando la difesa collassa su di lui. Virtualmente, Atlanta non ha soluzioni per contenerlo. Ma chi le ha?
Trae Young, è una vera stella?
Si dice in giro non sia il giocatore più simpatico della lega. Poco male, è la NBA, mica Zelig. Eternamente in bilico tra due status: “troppo forte per essere messo da parte“ o “troppo debole per guidare una squadra con ambizioni”. Non una bella situazione. Non ci sarebbe da sorprendersi se alla fine venisse ceduto. Ma per adesso è qui e si gioca la semifinale contro Milwaukee. Non proprio la miglior stagione in carriera per l’ex play dell’università di Oklahoma, entrato nella NBA come “nuovo Curry”. Tanto per avere poca pressione sulle spalle. Non segnava così poco (21 punti di media) dai tempi dell’esordio. Da tre, invece, non ha mai tirato così male (30,8%). In più, Young è uno che paghi veramente caro in difesa per tante ragioni, tra cui la stazza (1.88). Cosa rimane? Rimane uno dei migliori e più versatili passatori attualmente nella NBA (12,2 assist a partita), nonché detentore di uno dei floater più efficaci dopo aver superato il proprio difensore dal palleggio. Atlanta in stagione non sta facendo malissimo, per adesso. È settima a Est. Il dubbio è se Trae Young sia il giocatore giusto per guidarla verso qualcosa che conti. Probabile di no.
Gilgeous-Alexander pronto per l’MVP
Qui siamo in odore di MVP ormai dall’anno scorso. Con la differenza che i Thunder in questa stagione rischiano di fare qualche discreto passo in più nei playoff, perché la squadra è giovane e competitiva. Ed è prima a Ovest. Mica poco. Che dire di Shai Gilgeous–Alexander? Che è un realizzatore estremamente spettacolare (oltre 30 di media in stagione), silenzioso, ma famelico, molto freddo e per nulla tremante quando c’è da prendersi le responsabilità. Che in penetrazione è pressoché imprendibile, non dà mai punti di riferimento alla difesa, perché in grado di cambiare ritmo più volte anche all’interno dell’area e con l’uomo addosso. Che ha riportato il gioco dalla media distanza ai grandi fasti di giocatori come Rip Hamilton o Allan Houston, solo che è più bravo a crearsi il tiro dal palleggio. Una stella. Una stella di prima grandezza.
Alperen Sengun è pronto per la vetta?
Il suo gioco è talmente “vecchio stile”, da sembrare avanguardia pura. Lo guardi, ti vengono in mente Kevin McHale, Rony Seikaly, Christian Laettner. Tra l’altro, è tutto da dimostrare che il centro dei Rockets sia l’uomo giusto per far fare il vero salto di qualità a una squadra ormai in ricostruzione dai tempi in cui James Harden salutò tutti e andò a Brooklyn. Houston però adesso è seconda a Ovest e le prospettive non sono neanche male. Sengun ha intelligenza cestistica fuori dal comune, grande capacità di agire come creatore di gioco, senso della posizione nei pressi del canestro. Ottimi fondamentali, ne fanno una costante minaccia in post-basso. Sa sfruttare il perno sia quando prende posizione spalle a canestro, sia quando parte frontale e si gira per aggirare il marcatore diretto. Il giocatore turco conosce mille e più trucchetti per segnare in modo sempre discreto, senza essere atletico, saltando poco e con un primo passo non proprio fulmineo. Di certo il suo gioco non è appariscente, ma bada più alla sostanza. Porta anche in dote un buon tiro su una gamba cadendo all’indietro, in stile (con le dovute distanze) Nowitzki. Il problema è il tiro da fuori (24,3%) o meglio l’assenza di tiro da fuori che, a tratti, lo rende molto prevedibile. Questo per i Rockets – a lungo andare – creerà problemi di spaziature, non essendo i vari Jalen Green e Amen Thompson propriamente la reincarnazione di Mark Price e Ray Allen.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.
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