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Декабрь
2024

Lavoratori stranieri, richieste giù del 73%. Governo: “Merito dei nuovi controlli”. Gli addetti: “No, inefficienze e piattaforma in tilt”

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La riforma del sistema di ingresso di lavoratori stranieri ha concluso la sua prima prova il 30 novembre. E già qualcosa non torna. Il sistema produttivo chiede 300 mila quote all’anno invece delle 150 mila previste dal decreto per il triennio 2023-2025. I conti li ha fatti anche Confindustria: che siano sbagliati? A novembre, mese utile alla precompilazione delle domande per il 2025, le richieste registrate sono state 180.012., il 73% in meno rispetto alle richieste per il 2024. Il confronto con l’anno scorso lo ha fatto Palazzo Chigi, che precisa: “-75% per lavoro subordinato non stagionale; -80% per lavoro subordinato stagionale; -48% per assistenza familiare e sociosanitaria”. Dati in palese controtendenza: nel 2021 le domande sono state 209.150, salite a 304.304 nel 2022, a 581.006 nel 2023 e a 689.047 nel 2024. “Diretta conseguenza della stretta sui controlli introdotta dal d.l. 145/2024 (decreto “flussi migratori”, ndr)”, ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ricordando la battaglia del governo contro le false richieste, responsabili (almeno in parte) del fatto che solo un quarto delle quote si traduce in un’assunzione e in un permesso di soggiorno. “E’ stata infatti introdotta una nuova disciplina della fase di precompilazione, anticipata rispetto al click day, allo scopo di ampliare e rendere più effettivi i controlli sulla veridicità delle istanze – attraverso l’incrocio delle banche dati facenti capo a più amministrazioni – e così prevenire possibili frodi”, ha ribadito il ministro.

Opposta la valutazione della Campagna Ero Straniero promossa dalle realtà del Terzo settore che da anni criticano il sistema dei decreti flussi e sull’analisi di Piantedosi esprimono dubbi. “In realtà i controlli vengono svolti sulle domande effettivamente precaricate dai datori di lavoro: i dati di ieri si riferiscono, invece, a quanto domande sono state precompilate dal 1° al 30 novembre. Da quei numeri emerge chiaramente che un gran numero di domande non sono state proprio presentate rispetto agli scorsi anni e non che, come sostiene il governo, di quelle presentate, a seguito dei controlli, un gran numero ne siano state scartate”, spiega Ero Straniero. Che domanda: “Qual è il vero motivo di questa riduzione? Siamo sicuri che la riduzione delle domande sia una buona notizia? O è l’ulteriore evidenza del fallimento del decreto flussi in atto?”. L’ipotesi della Campagna? “Alla luce delle testimonianze raccolte da patronati, associazioni di categoria, singoli e famiglie, l’ipotesi è che le domande siano diminuite perché molti datori di lavoro non sono riusciti a presentare le richieste”. Perché? “Dopo le modifiche al decreto flussi la procedura è diventata estremamente onerosa in termini burocratici e di nuovi requisiti per i datori di lavoro, costretti a precaricare le domande in poche settimane e con scarso preavviso. Molti hanno quindi desistito”, sostiene Ero Straniero. Che mette in guardia dal “rischio altissimo” che datori e famiglie in particolare, decidano di non ricorrere a questo meccanismo, lasciando spazio ulteriore al lavoro nero e alla precarietà”.

A novembre i problemi non sono mancati, come alcune avvocate alle prese con la riforma hanno raccontato al ilfattoquotidiano.it. E oggi confermano. “La piattaforma per la precompilazione è andata spesso in tilt, anche negli ultimi giorni utili, quando è apparso un messaggio per annunciare che il sistema sarebbe stato attivo per un paio d’ore in più, fino alle 22”, racconta Maria Sipione, che in Sicilia ha collaborato con altri legali per far fronte alle domande, “ma senza riuscire a registrarle tutte”. Niente in contrario alla stretta sui controlli, sia chiaro. “Ma le complicazioni burocratiche hanno avuto conseguenze”, avverte. A proposito dell’incrocio delle banche dati di cui parla Piantedosi, “i dati sulla futura residenza dei lavoratori stranieri non siamo nemmeno riusciti a inserirli perché il collegamento col ministero degli Esteri non funzionava”. I legali avevano scritto al Viminale per chiedere una proroga, mai concessa, e avvertivano del rischio di lasciar fuori molti datori. Quanti è impossibile dirlo. L’unica certezza è che la nuova ricetta del governo non dà migliori risposte al sistema produttivo. Alternative? “Nessuno degli emendamenti che abbiamo suggerito, come il superamento del click day o la possibilità di assumere persone già presenti sul territorio ma rimaste senza documenti, è stato approvato”, ha spiegato Ero Straniero lo scorso 26 novembre, quando il decreto è stato approvato alla Camera. “Né sono state introdotte misure di garanzia per le decine di migliaia di vittime di questo sistema iniquo, persone che hanno fatto ingresso con il decreto flussi, magari hanno anche lavorato per un certo periodo col solo nulla osta, ma che poi non sono state assunte per cause indipendenti dalla loro volontà e sono destinate a diventare irregolari e a vivere e lavorare nell’invisibilità”.

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