Investita sulle strisce, dopo un anno e mezzo ancora niente risarcimento: l’odissea di una donna di Maniago
Un anno e mezzo fa è stata investita sulle strisce pedonali da un motorino senza assicurazione. Dopo aver dovuto affrontare un lungo periodo di cure e riabilitazione, una donna è alle prese con un calvario burocratico finito all’attenzione dell’Ivass, l’autorità di vigilanza: il fondo di garanzia per le vittime della pirateria stradale tace da mesi, non rispondendo alle intimazioni di un legale.
Tutto ha inizio il 16 giugno 2023, quando la residente della cittadina delle coltellerie sta camminando lungo la centrale via Umberto I. Nel mezzo del passaggio pedonale la 61enne viene colpita da un uomo della zona a bordo di un ciclomotore lanciato a forte velocità. L’anziana cade a terra battendo violentemente sull’asfalto la schiena e gli arti. Un’ambulanza porta la ferita a Spilimbergo, dove si accerta la frattura al piede, contusioni ed escoriazioni diffuse, con oltre un mese di immobilità e il rischio di complicazioni.
Dopo qualche ora la polizia locale scopre che il mezzo risulta sì collegato a una polizza di responsabilità automobilistica, ma la copertura è inattiva perché scaduta. Il proprietario del motorino non ha più pagato il premio e il contratto è inefficace. Gli agenti del comandante Luigino Cancian sequestrano il motorino ed elevano una serie di sanzioni amministrative al conducente, segnalandolo anche alla Procura della Repubblica di Pordenone per il reato di lesioni stradali.
Dopo fisioterapia e cure, residuano dei postumi che i periti definiscono permanenti. Ed è allora che scatta la seconda odissea per la maniaghese, questa volta burocratica. Il fascicolo del risarcimento è in mano a un’agenzia di Caserta del gruppo Generali. Spetta a questa compagnia gestire gli indennizzi del fondo che tutela chi subisce danni da pirati della strada o soggetti non assicurati. All’improvviso il liquidatore campano, dopo una prima trattativa, è sparito. L’infortunata si è rivolta anche all’avvocato Fabiano Filippin che da mesi sta cercando di capire perché non vi sia più riscontro a mail semplici, posta elettronica certificata e raccomandate con ricevuta di ritorno regolarmente recapitate. La palla è passata all’Ivass, il “tribunale” delle assicurazioni a cui il legale si è rivolto dopo l’ennesima diffida rimasta lettera morta.