Pietra d’inciampo negata a Monfalcone, Forza Italia: “Scelta miope e ingiusta”. Il centrosinistra all’attacco
L’esecutivo è inciampato sulla pietra d’inciampo. La vede così il presidente del Consiglio comunale Ciro Del Pizzo, che invita l’amministrazione Garritani, appellandosi direttamente a chi fino a luglio sedeva sullo scranno più ambito prima di volare a Bruxelles sulle ali dei consensi, Anna Cisint, a «rivedere le proprie posizioni», cioè il rifiuto di una pietra d’inciampo a Natale Marchese, imprigionato a Mauthausen e morto a 51 anni nel sottocampo di Gusen, il primo marzo 1945.
Un’istanza mossa dall’Aned, l’Associazione degli ex deportati, su richiesta della figlia Claudia, oggi 92enne.
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E a corroborare la posizione, le parole della sottosegretaria al Mef e coordinatrice regionale di Fi Sandra Savino: «La decisione di negare l’iniziativa appare miope e ingiusta, perché priva la città di un’opportunità di arricchire il suo patrimonio culturale. Come può la memoria collettiva essere completa se si escludono storie così emblematiche? La tragedia dei campi di sterminio non ha colpito solo una comunità, ma ha riguardato oppositori politici, rom, sinti, omosessuali e altre minoranze. Ogni storia merita il suo spazio, ogni nome un riconoscimento. Marchese è morto per il coraggio delle sue idee e l’aiuto prestato a tanti nel salvarsi dalla deportazione. Mi auguro che si riconsideri la scelta, accogliendo l’idea».
Quindi Del Pizzo: «È davvero incomprensibile il diniego alla collocazione di una pietra d’inciampo a ricordo di una vittima di Monfalcone». Infatti «è ormai patrimonio condiviso il riconoscimento di aberrazioni e delitti di cui nel secolo scorso si macchiarono i regimi comunisti e nazifascisti».
«Quando un parente delle vittime di tali terribili vicende – osserva il presidente consiliare, in quota FI – chiede di ricordarlo con un piccolo segno, un no frettoloso e poco meditato rischia di far tornare indietro le lancette della storia provocando fratture e lacerazioni per un riconoscimento dovuto e accettato da tutti i comuni italiani». «Invito l’amministrazione e in particolare l’ex sindaca Cisint a rivedere la posizione – aggiunge – non alimentando con un reiterato divieto una polemica di cui proprio non si sente la necessità».
L’eurodeputata, intercettata alle 10 al San Polo, spiega di «non aver seguito la vicenda». Ma la decisione non s’è assunta insieme? «Non sono sempre in giunta, mi occupo di tante cose a Strasburgo e Bruxelles, quindi la mia sarebbe una risposta superficiale e non mi sento di darla».
Un’ora dopo, cambia tutto. E Cisint interviene per iscritto: «Ai concittadini che hanno vissuto il dramma crudele dello sterminio nazista va tutto il mio rispetto e omaggio che, peraltro, ogni anno viene solennemente rinnovato dall’ente davanti al monumento dedicato agli oltre 100 deportati. Queste vicende non sono né possono essere oggetto di parte: appartengono alle radici e se si tenta di trasformarle in strumento di lotta partitica se ne svilisce il valore, strumentalizzando dolore e memoria. Sulla proposta della pietra, l’amministrazione ritiene debba essere collocata non sul singolo caso, ma nel contesto d’una ricognizione più ampia e di un percorso di sensibilizzazione, a partire dai giovani, cosicché il ricordo non si offuschi». Ciò in vista del 27 gennaio.
Ergo la revisione sollecitata da Del Pizzo e Savino sulla specifica richiesta della prima stolpersteine a Marchese, per ora, non pare giungere.
Interviene anche il consigliere regionale del Patto Enrico Bullian: «Cos’altro deve succedere per far capire che non è il resto del mondo impazzito, ma è l’amministrazione di Monfalcone a compiere scelte stucchevoli?». Per lui «è bene che i cittadini sappiano che il municipio sta andando alla deriva con posizioni difficili da riscontrare pure in giunte di centrodestra».
A dar manforte la Sinistra con Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo che parlano di «rifiuto brutale» verso chi «si è opposto a una dittatura violenta e criminale», mentre Aned ed eredi dell’«illustre concittadino» avrebbero «meritato più rispetto».
D’altra parte «non stupisce: Resistenza e antifascismo sono due temi impossibili da digerire per la destra». Dunque «solidarietà alla famiglia del deportato Marchese, cui si deve un giusto riconoscimento per il sacrificio», con l’auspicio di un passo indietro dell’ente. «Ancora una volta la destra dimostra il peggio di sé, riuscendo a distinguersi in negativo per le sue scelte insensate» e la «totale mancanza di sensibilità su temi ben distanti da strumentalizzazioni», tira la linea il candidato del centrosinistra Diego Moretti.—
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