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Meta insiste: «L’accesso degli utenti alle piattaforme online non può essere soggetto a IVA»

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Se la chiusura delle indagini segna un nuovo, inevitabile passaggio per la presunta evasione fiscale contestata a Meta dalla procura di Milano, per un valore di 887 milioni di euro di IVA non versata sui dati personali degli utenti (ritenuti merce al pari di una transazione economica), l’azienda di Mark Zuckerberg sembra restare sulle proprie posizioni, non scalfendo l’ecosistema e il modello di business che una sanzione del genere rischierebbe di minare (a livello giurisprudenziale). Meta, infatti, pur collaborando con le autorità italiane che hanno aperto e chiuso le indagini su questa presunta evasione fiscale, si dice in disaccordo con l’impianto accusatorio.

LEGGI ANCHE > Come sono stati calcolati gli 887 milioni di euro di evasione dell’IVA da parte di Meta

Risposta di Meta alla chiusura delle indagini per la presunta evasione fiscale

«Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e continueremo a farlo – spiegano in una nota i portavoci di Meta -. Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’IVA».

Ripercorrendo la vicenda a ritroso, questa dichiarazione sembra essere esattamente modulata su quella che il colosso Big Tech aveva reso al momento della prima notizia dell’indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Milano. Nel febbraio 2023, infatti, l’azienda di Menlo Park aveva risposto a una richiesta di commento di Giornalettismo in questo modo: «Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’IVA. Come sempre, siamo disposti a collaborare pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale».

Insomma, nulla di diverso da quanto dichiarato a oltre un anno e mezzo di distanza. Meta resta convinta che l’accesso alle piattaforme social di sua proprietà attraverso la cessione dei propri dati personali non possa essere considerata, nei fatti, una transazione commerciale e che – per questo motivo – non debba essere soggetta al pagamento dell’IVA.

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