“Fermate la salva Milano, rischia di rovinare l’Italia”. Appello di 140 prof: “Così solo palazzi e zero servizi”. Conte al Pd: “Ritiri il suo sì se davvero è progressista”
Oltre sessant’anni dopo le mani si stringono ancora sulla città. Anzi, sulle città. Nuovi palazzi, ma niente più “servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche”. Uno spazio urbano che “potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari“. E’ l’orizzonte a cui destinato lo sviluppo urbanistico del Paese secondo oltre 140 professori universitari, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi, geografi che con un appello chiedono ai senatori di non approvare la “proposta di legge numero 1309”, ormai nota, ormai famigerata, come “Salva Milano“. La legge è già passata alla Camera e ora è in discussione a Palazzo Madama per l’eventuale via libera definitivo. Una legge, sottolineano i 140 intellettuali, che è “la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese“, una “intromissione della politica nel campo della giustizia, per bloccare indagini in corso“, che nasce per sanare “le irregolarità del passato” nel capoluogo lombardo e capitale in questo caso poco morale e finisce per estendere i suoi effetti su tutta Italia. “Cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie” scrivono i professori. Tra loro ci sono Angela Barbanente, presidente della Società italiana urbanisti, Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ex direttore della Normale di Pisa e ora Accademico dei Lincei, Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Consulta e Tomaso Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena.
“Se approvata – prosegue il testo dell’appello dei 140 professori -, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera ‘rigenerazione’ e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città. Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso”. Nelle scorse ore a farsi sentire era stata la stessa Società Italiana degli Urbanisti che aveva sottolineato come questo provvedimento rischi di far arretrare le norme urbanistiche di oltre cinquant’anni: la legge, aveva aggiunto, rischia di “aprire contenziosi per gli interventi del passato e incertezze per le trasformazioni urbane del futuro”. La Procura di Milano potrebbe chiedere di sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge. Quello della magistratura milanese è uno slalom tra mille ostacoli tutti messi dalla politica. Proprio alcuni giorni fa i pm sono stati “costretti” a modificare una delle imputazioni in uno dei tanti procedimenti sulla gestione urbanistica, ossia l’abuso d’ufficio, reato recentemente abrogato per volontà del governo Meloni, in falso in atto pubblico. Il processo, in particolare, è quello che si concentra su presunti abusi edilizi e lottizzazione abusiva sul progetto delle “Park Towers” di via Crescenzago: sono imputati in 6 tra tre funzionari e dirigenti di Palazzo Marino e dello Sportello Unico Edilizia.
La legge è stata approvata alla Camera con il voto favorevole di un pezzo del centrosinistra, cioè Pd, Azione, Italia Viva e +Europa, mentre sono contrari M5s e Verdi-Sinistra. “Invito la destra a rivedere questo testo, ma sorprende che ci siano delle firme anche di forze del campo progressista – dice Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle -. Allora faccio un appello, ritirate quelle firme se volete costruire un’alternativa di governo. Queste cose lasciamole fare a una destra reazionaria. Disponetevi dal lato giusto, combattetela dal lato progressista, con noi e con gli amici di Avs”. “C’è il tema su cosa significhi essere una forza progressista indipendente. Vediamolo in concreto. Io vengo chiamato a trattare di etichette astratte, destra, sinistra. In concreto una forza progressista si impegna a contrastare il consumo di suolo. E quando va al governo è conseguente. Una forza progressista non lascia affogare le nostre città nel cemento, ma contribuisce a una progettazione urbanistica che preveda verde e quartieri sostenibili. Una forza progressista non fa l’interesse di affaristi con la compiacenza di funzionari compiacenti. Quindi non fa passare per ristrutturazioni dei clamorosi condoni, non parla di interpretazione autentica quando fai piazza pulita di leggi precedenti, quando propone una distruzione di ciò che è stato per far posto al far west urbanistico. Una forza progressista non spaccia questa sanatoria per sviluppo sostenibile. Una forza progressista non interviene nelle inchieste in corso, non le disinnesca, per lanciare una scialuppa di salvataggio agli amici milanesi”.
L’appello di Conte è rilanciato dal co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli presente alla stessa conferenza stampa a Montecitorio. “Io mi sento di dire, fermatevi – ha detto Bonelli – questo non è un Salva Milano, ma è una legge devastante. Il Pd lo deve capire, non è sufficiente parlare di conversione ecologica se poi su temi di questo genere non si trovano punti di contatto. Questa questione tocca la carne viva del Paese. Faccio un appello al Pd, questa operazione non aiuta l’ambiente, né lo sviluppo urbanistico del territorio: fermatevi”.
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