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Federica Pellegrini non difende Sinner. Eppure il caso Turrini era differente…

Federica Pellegrini ha preso una posizione molto chiara rispetto al caso di positività al Clostebol di Jannik Sinner. L’ex fuoriclasse delle piscine, in un’intervista concessa a La Stampa, ha espresso la sua posizione sulla vicenda che vede coinvolto il n.1 del mondo del tennis, che non è stata in difesa dell’altoatesino.

Pellegrini ha dichiarato: “Sono curiosa di capire cosa accadrà. Lui non ha assunto volontariamente sostanze dopanti ma non è questo il punto. Ci hanno sempre detto che l’atleta è responsabile a prescindere. Adesso sembra che ci siano circostanze in cui può non essere così e la faccenda si fa scivolosa“.

A supporto di questo ragionamento, Federica ha menzionato il caso di positività del suo ex compagno di Nazionale, Federico Turrini: “Federico aveva un’infezione all’occhio ed era dall’altra parte del mondo, gli hanno prescritto un collirio al cortisone e risulta positivo. Due anni di squalifica anche se la contaminazione era evidente. Ci vogliono regole precise e il ricorso di Jannik ci dirà cosa vogliono fare“.

Bisogna tornare all’estate del 2008, quando il sito della FIN riportava che Turrini fosse risultato non negativo al nandrolone a un controllo antidoping effettuato ai Mondiali Militari, a Hyderabad dell’ottobre 2007. Il 15 gennaio di quell’anno il CISM aveva accolto la tesi difensiva dall’atleta secondo cui la non negatività al nandrolone fosse relativa all’uso del collirio Keratyl prescritto regolarmente per ridurre una lacerazione corneale.

In primo grado il CISM aveva pertanto ammonito per negligenza lieve l’atleta e ha sentenziato la cancellazione di tutti i risultati conseguiti da Turrini nel corso della quarta edizione dei Mondiali Militari. La WADA decise di presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, che posteriormente squalificò per due anni il nuotatore (6 agosto 2008).

Quali sono le differenze? Nel caso di Sinner parliamo di un caso di contaminazione indiretta e accidentale, in quanto lo status positivo è da attribuire a un prodotto (Trofodermin), che conteneva il principio attivo (Clostebol), usato da una terza persona, ovvero Giacomo Naldi (ex fisioterapista), per la nota ferita alla mano. Quest’ultimo, inconsapevole di ciò, con un massaggio aveva “contaminato” l’organismo del n.1 del mondo. Un qualcosa accertato anche dalla WADA, che però non concorda con il giudizio di primo grado in fatto di negligenza, ritenendo cioè che il giocatore non abbia fatto tutto il possibile per evitare di risultare positivo. Nel caso di Turrini, parliamo di assunzione volontaria di un medicinale che all’insaputa dell’atleta conteneva un principio dopante e quindi è una tipologia completamente diversa in termini di modalità.