Molestie sessuali alla figliastra: condannato a 4 anni e mezzo
È stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione un cinquantenne di Santa Lucia processato per violenza sessuale sulla figlia minorenne della sua compagna. I giudici del collegio, presieduto da Umberto Donà (a latere Carlotta Brusegan e Alberto Fraccalvieri) hanno anche inflitto all’imputato le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto per un anno di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati da minorenni come scuole, parchi o palestre.
I fatti risalgono al periodo compreso tra giugno 2019 e gennaio 2021 e vedono come vittima una ragazzina che all’epoca aveva soltanto 12 anni. La ragazza era stata affidata alla madre dopo la separazione dei genitori. Ad un certo punto la madre si legò sentimentalmente a un cinquantenne del paese e andò a vivere con la figlia sotto lo stesso tetto.
Sarebbe stato nei momenti in cui l’uomo era da solo con la ragazzina che le avrebbe fatto delle avances, palpeggiandola, invitandola a toccarlo e a masturbarlo. Non solo: molto spesso in casa si sarebbe spogliato, girando nudo davanti alla ragazzina. Insomma atti odiosi che sarebbero emersi soltanto quando un’amica raccolse le confidenze della ragazzina.
Ad inchiodare l’uomo ci sarebbero dei messaggi volgari che sono stati trovati nel suo telefonino. Non solo c’è anche la testimonianza di una minorenne, amica della dodicenne, che ha detto di aver visto l’imputato in casa dell’amichetta quasi completamente nudo, con addosso un accappatoio non legato.
La ragazza, ora maggiorenne, si era costituita parte civile con l’avvocato Denis Domenin.
Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussiste. I motivi che hanno indotto la pubblica accusa a chiedere l’assoluzione si basano non solo sull’assenza di prove inconfutabili, ma anche sulla contraddittorietà delle dichiarazioni della giovane, rese in aula, che ne hanno minato la credibilità. Dopo la presunta violenza c’è un messaggio della ragazzina che scrive all’imputato “grazie amore”, parole accompagnate da un cuoricino. E alla richiesta di spiegazione della frase la ragazza ha risposto: “Colpa del correttore”. Una risposta, secondo il pm, per nulla credibile. La difesa ora è pronta a ricorrere in Appello.