Corsa alla pensione per i prof trevigiani, lievita il numero dei supplenti
Corsa alla pensione nelle scuole della Marca: da settembre di quest’anno 283 docenti hanno lasciato la cattedra. E le uscite sono 123 in più, nel confronto fra l’anno scolastico 2024-2025 e il precedente, se agli insegnanti (84 in più) si aggiungono bidelli e amministrativi andati in quiescenza.
L’effetto più evidente, complice la diminuzione delle immissioni a ruolo, è l’aumento dei supplenti: quest’anno nella Marca – provincia veneta con più precari – hanno sfondato quota 3 mila, più 10% rispetto all’autunno 2023.
«Segno inequivocabile che nella scuola è mancato il ricambio. E chi si avviava a finire la carriera, si è ritrovato pure con carichi di lavoro maggiori», sintetizza Marco Moretti, Cgil Scuola Treviso. «Abbiamo il corpo docenti più vecchio d’Europa. L’insegnante è professione logorante, i colleghi sono stressati, gestire i ragazzi è sempre più difficile: appena c’è la possibilità, si corre in pensione», insiste Salvatore Auci, segretario Snals Treviso.
La fotografia dell’Ufficio scolastico regionale, per l’anno scolastico 2024-2025, include 283 cessazioni a livello docenti e 108 nel personale Ata (amministrativi e bidelli), per un totale di 391 dipendenti.
Tutte cessazioni che si sono concretizzate dal 1º settembre, unica finestra utile nel mondo scolastico per la quiescenza. Tutte persone con un’età fra i 62 e i 67 anni. Dodici mesi fa le uscite erano state invece 268: 199 fra gli insegnanti, 69 in ambito Ata. Solo fra i docenti, se ne contano 84 in più (di 39 unità il balzo negli Ata).
«La professione dell’insegnante dovrebbe avere altre regole pensionistiche, è difficilmente compatibile con un’età di 65-67 anni», attacca Auci, «e oggi tanti arrivano alla pensione esasperati, perché ci sono ragazzi che ti mancano di rispetto e rapportarsi con i genitori è spesso complicato. Senza contare la burocrazia: cresciuta a dismisura negli ultimi anni».
Analizzando il personale cessato, spiccano le primarie con 113 addii dallo scorso settembre. Seguono le 101 cessazioni alle superiori, 50 alle medie e 19 nelle scuole dell’infanzia. Un anno fa le uscite alle elementari erano state 93. I pensionamenti, però, non si accompagnano a un eguale numero di immissioni a ruolo, ossia di contratti a tempo indeterminato.
Basti pensare che le ultime elaborazioni dell’Ufficio scolastico regionale hanno messo a nudo anche un altro aspetto: i posti a ruolo, fra comuni e sostegno, sono scesi di 302 unità, nel raffronto fra l’anno scolastico 2024-2025 e lo scorso. Si è passati infatti, in 12 mesi, da 552 a 250. Con gli insegnanti di sostegno, a fronte di necessità sempre maggiori, cresciuti di appena tre unità: da 138 a 141.
Le nomine dei supplenti, nel frattempo, sono arrivate a 3.150, dall’asilo alle superiori. Nel 2023-2024 i contratti a termine erano risultati 2.846: 237 in meno rispetto all’attuale anno scolastico. «Purtroppo nella scuola non c’è stata programmazione. Il ministero non ha saputo organizzarsi per tempo, si dovevano fare più concorsi. E i pensionamenti dell’ultimo biennio rappresentano solo l’inizio: negli anni a venire assisteremo a un’emorragia», conclude Auci. La corsa alla pensione figlia di una scuola che fatica a svecchiarsi.