Daniela Ruggi scomparsa: lo “sceriffo” Domenico Lanza indagato per sequestro di persona
Un altro sviluppo nelle indagini sulla scomparsa di Daniela Ruggi , la 31enne residente a Montefiorino, sull’Appennino modenese, della quale da oltre due mesi si sono perse le tracce. L’ultimo tassello riguarda Domenico Lanza, 66enne di Polinago chiamato ‘lo sceriffo’, che ai microfoni di Pomeriggio 5 aveva dichiarato di essere tra le ultime persone ad avere visto la donna: ora risulta indagato, con avviso di garanzia per procedere agli atti, nel fascicolo per sequestro di persona. Già il 6 dicembre era stato arrestato per la detenzione di armi da fuoco e in mattinata è stata fatta la convalida. Pochi minuti prima dell’udienza il difensore, Fausto Gianelli, è stato avvisato della perquisizione. Lanza risulta essere una delle ultime persone ad aver visto la 31enne, che qualche volta ha ospitato in casa.
Le calze e la biancheria di Daniela Ruggi nella sua auto – Lo ‘sceriffo’, chiamato così perché indossa spesso un cappello da cowboy, era stato visto in compagnia di Ruggi proprio nei giorni precedenti alla sua scomparsa, a metà settembre. Ad individuarlo, mercoledì, sono stati i giornalisti del programma tv e nel servizio mandato in onda Lanza non solo ha confermato la recente frequentazione con la 31enne conosciuta per caso per strada, a suo dire. Lanza ha infatti anche mostrato un paio di calze e della biancheria intima appartenute alla donna, sempre a suo dire, custodite nel bagagliaio della propria auto. Una rivelazione alquanto anomala, considerando, appunto, che andava ad iscriversi in un contesto di ricerche di una persona scomparsa.
Lanza è stato convocato dai carabinieri, ascoltato a lungo dai militari dell’Arma e sono stati eseguiti accertamenti a casa sua dove sono state trovate le armi e sono scattati sequestro e arresto, per cui la Procura ha chiesto la custodia in carcere. In mattinata, la nuova perquisizione, con sequestro del cellulare e dell’auto, alla ricerca di tracce.
Sull’arresto il difensore di Lanza ha detto ai giornalisti che le armi erano detenute “con leggerezza e superficialità” e che si tratta di oggetti di antiquariato, non funzionanti e di proprietà del padre, che aveva il porto d’armi ed era collezionista. “Abbiamo chiesto una perizia per dimostrare che sono armi che non sparano da decenni, mai utilizzate da Lanza e abbiamo chiesto che possa tornare a casa, espletate queste indagini“. Sulla nuova perquisizione, “piena collaborazione, Lanza non ha nulla da nascondere: anche oggi ha risposto all’interrogatorio, a tutte le domande”. Dopo il 18 settembre non avrebbe mai più sentito la giovane: “Con lei aveva un rapporto di amicizia, è una ragazza debole e fragile, che ha bisogno di aiuto, viveva in condizioni indecorose”. A volte Lanza l’avrebbe aiutata, facendola lavare a casa sua, “rendendosi conto di quando era bisognosa”.
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