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I ribelli siriani sono alle porte di Homs e ora puntano su Damasco

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La coalizione dei ribelli filo-turchi avanza con decisione verso Damasco, la capitale siriana:sono già arrivati ai confini di Homs, l'ultima città significativa prima della capitale. Intanto, il regime di Bashar al- Assad mostra segni di cedimento, e per tutta la serata di ieri si sono diffuse voci non confermate, secondo cui il presidente sarebbe fuggito dalla Siria insieme alla sua famiglia. La propaganda filo-regime, nel tentativo di smentire, ha diffuso invece notizie di un suo viaggio in Iran per colloqui. Nel sud del Paese, a Suwayda, alcune figure di rilievo hanno già abbandonato le loro posizioni: tra questi, il capo della polizia, quello della prigione e i rappresentanti locali del Baath, il partito al governo.

L'aviazione russa ha lanciato una serie di raid aerei a nord di Homs, colpendo le colonne degli insorti anti-governativi in marcia verso la città da Hama. I jet russi sono decollati dalla base di Hmeimim, situata sulla costa mediterranea. Contestualmente Mosca ha invitato i cittadini russi presenti in Siria a lasciare il Paese, «alla luce della complessa situazione sul campo» e anche la Cina, nella giornata di ieri, ha emesso un avviso analogo. L'operazione segue la recente perdita, da parte delle forze russe, del controllo dell'aeroporto di Hama, nel cuore della Siria centrale circostanza resa ancora piu grave dal fatto che gli insorti hanno preso anche il controllo di una base di difesa aerea russa (sempre nei dintorni di Hama) dotata del sistema missilistico S-75 Dvina. Lo riferiscono media siriani e media turchi. Nella provincia nord-orientale di Deir Ezzor si sono registrati ulteriori scontri, con il ritiro delle truppe siriane e delle milizie filo-iraniane che ha permesso l'avanzata delle forze curde, già presenti nell'area a est dell'Eufrate. In serata, Mazloum Abdi, comandante delle Forze Democratiche Siriane (FDS), ha dichiarato la propria disponibilità a un dialogo con i ribelli per affrontare la «nuova realtà» della Siria. Secondo alcune fonti, contatti preliminari con Hayat Tahrir al-Sham (HTS) sarebbero già stati avviati. Parallelamente, a Baghdad si è tenuta una riunione tra il ministro degli Esteri iracheno ei suoi omologhi di Iran e Siria per discutere della situazione regionale. Oggi, invece, a Doha è previsto un incontro cruciale tra i ministeri degli Esteri di Turchia, Russia e Iran, con l'obiettivo di rilanciare il “Processo di Astana”, iniziativa avviata nel 2016 per promuovere una soluzione politica pacifica per la Siria e di certo la Turchia di Recep Tayyip Erdogan chiederà agli alleati di sbarazzarsi di Assad.

Abu Mohammad al-Jolani, il leader della milizia Hts che guida l'opposizione armata in Siria e che davanti alle televisioni si trova sempre a suo agio, ha rilasciato (in una località segreta), la prima intervista da anni alla Cnn: «L'obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo. La Siria merita un sistema di governo istituzionale, non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie», ha affermato al-Jolani. Gli insorti siriani della regione di Daraa, al confine con la Giordania, hanno preso il controllo del valico di frontiera di Nassib tra i due Paesi. La notizia è riportata da media panarabi e siriani, che hanno diffuso le i le immagini dei combattenti antigovernativi presenti sul posto, senza traccia delle guardie di frontiera giordane fuggite per tempo. A loro volta le autorità libanesi hanno disposto la chiusura di tutti i valichi di frontiera con la Siria fino a un nuovo ordine.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato venerdì un rafforzamento delle proprie forze aeree e terrestri nella regione delle alture del Golan. La decisione è stata presa sulla base delle valutazioni della situazione in corso da giovedì presso lo Stato maggiore e il Comando settentrionale, in risposta agli sviluppi del conflitto interno in Siria. Nel tentativo di puntellare il regime di Assad ora l’Iran valuta l'invio di missili e droni in Siria e di aumentare il numero dei suoi consiglieri militari nel Paese. È probabile che Teheran dovrà inviare equipaggiamento militare, missili e droni in Siria. Ora, Teheran sta fornendo intelligence e supporto satellitare alla Siria», ha detto alla Reuters un alto funzionario iraniano. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha finalmente gettato la maschera facendo una serie di dichiarazioni che provano che Abu Mohammad al-Jolani si è mosso potendo contare sul supporto turco: «Auspico che l'avanzata dei ribelli in Siria continui senza incidenti. Idlib, Hama, Homs e ovviamente l'obiettivo Damasco: l'avanzata degli oppositori continua. Ci auguriamo che questa avanzata continui senza incidenti». Poi, parlando con i giornalisti dopo avere partecipato alla preghiera del venerdì in una moschea di Istanbul, Erdogan ha detto: «Abbiamo lanciato un appello a Bashar al-Assad, abbiamo detto forza, determiniamo assieme il futuro della Siria Purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta positiva riguardo a questo». Dopo aver interrotto i rapporti con Assad nel 2011, a seguito del sostegno alle proteste dell'opposizione, Erdogan negli ultimi anni ha più volte richiesto un incontro con il presidente siriano, nel tentativo di ripristinare le relazioni diplomatiche. Visto il diniego di Bashar al-Assad il presidente turco ha puntato tutto sui jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham. Vedremo se l’azzardo pagherà.

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