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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel Museo Egizio a Torino mi ha raggelata: ecco perché

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In una Torino sfavillante, con molteplici eventi, dopo la sbornia di Artissima, del Teatro Regio tornato grande teatro lirico, del Festival del Cinema, diventato hollywoodiano, del Museo Egizio che ha celebrato i suoi primi 200 anni, si sono aperti ampi dibattiti, anche qui in Provincia, nel senso di antica provincia dell’Impero Romano, sulle nomine.

Il Teatro Regio, che sta vivendo una grande stagione con un cartellone basato sul classico come scelta di opere, ha proposto eccezionale il “Trittico Manon”, poi “Le Nozze di Figaro” e, per Natale, atteso “Lo Schiaccianoci”, con scenografie d’antan, costumi sontuosi ed eleganti, belle voci. Ha appena nominato il direttore artistico, Andrea Battistoni, che sembra mettere tutti d’accordo.

Il Museo del Cinema non ha rinnovato il Direttore uscente, preferendo Carlo Chatrian, dopo due riconferme di Domenico De Gaetano ed Enzo Ghigo come Presidente. La squadra con Giulio Base, direttore del Torino Film Festival, si è completata con la nomina della moglie Tiziana Rocca nello staff. Tuttavia, la riconferma per altri 5 anni della coppia di ferro Christian/Christillin è quella che ha suscitato più dibattito, anche se era prevista e scontata.

La sorpresa invece è stata il nuovo allestimento della cosiddetta “Galleria dei Re”, inaugurata alla presenza di Mattarella e del neo Ministro Giuli, anche neo sponsor della coppia cri-cri, che non sono i famosi bonbon torinesi ma la potente e abile Presidente e il super Direttore.

Entrando nella “Galleria dei Re”, smantellato l’allestimento di pochi anni fa del Premio Oscar Dante Ferretti, sono rimasta letteralmente raggelata, data l’atmosfera glaciale che essa suscita, per via del rivestimento in acciaio sulle pareti e il bianco accecante delle volte a vista. Unica piacevole soluzione di questo progetto, dopo i tanti “restauri” in edifici storici alquanto discutibili, come nel caso della ex Manifattura Tabacchi e della Cavallerizza Reale, dove nell’Aula Magna è stato occultato il soffitto originario. Lo stesso è accaduto nel Centro Congressi di Venaria Reale, proprio ironia della sorte, nel Centro di Conservazione e Restauro.

Il desiderio di stupire, stravolgere il patrimonio architettonico di Torino, sembra aver preso il sopravvento, e tutto ciò in assenza di esigenze funzionali ma solo esibizionistiche, affidando allestimenti e progetti a grandi architetti, specie stranieri, che nulla hanno a che fare con il restauro filologico e funzionale, e che non sono intrisi del “genius loci” necessario per interpretare gli spazi evocativi ed iconici delle nostre architetture, almeno proponendo la distinguibilità, la reversibilità, la compatibilità. Spesso, non conoscono il rapporto antico-nuovo e la dialettica tra processo critico e atto creativo.

Abbiamo riportato le statue alla luce del giorno, così come doveva essere un tempo,” dice a Vanity Fair David Gianotten, architetto e OMA Managing Partner. Non è dato però sapere se è la luce dell’Egitto o la luce del primitivo allestimento.

Sinceramente, ma forse non sono in grado di capire e sono una passatista, la prima impressione è stata agghiacciante. Tra l’altro, è avvenuta in concomitanza con il processo sull’omicidio di Giulio Regeni, torturato fino alla morte, su un letto d’acciaio – questa è l’associazione di idee che ho fatto, altro che sole egiziano.

Per fortuna che lo spettacolo, in tutte le sue forme a Torino, ci dà grandi soddisfazioni. Il Teatro Regio, tornato ai fasti di un tempo, l’Auditorium RAI con l’OSN, che ogni anno propone un cartellone di grande livello, e i Teatri stabili cittadini, che, oltre alla grande bellezza architettonica, propongono opere sublimi. Non resta quindi che consolarci con le scenografie, veri capolavori che simulano l’architettura, più che con gli imbarazzanti allestimenti.

Photo credits: Ufficio stampa Museo Egizio Torino

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