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Tra musica  parole e vino: tre appuntamenti con Bellotto

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Musica, parole e vino sono protagonisti di Mezzocielo & wine, l’innovativo spettacolo ideato da RiMe MuTe con il pianista Matteo Bevilacqua, lo scrittore Matteo Bellotto e la partecipazione della Fvg Orchestra diretta da Paolo Paroni. Tre le date in programma: domani, giovedì 5 al Teatro Comunale di Polcenigo e venerdì 6 al Teatro Ristori di Cividale per le Stagioni Ert con inizio alle 20.45, e domenica 8 alle 17 al Teatro Paolo Maurensig di Tavagnacco, a inaugurare la rassegna dedicata ai concerti immersivi.

Il pianista e l’orchestra creeranno un perfetto tappeto sonoro per i racconti dello scrittore, ambasciatore friulano del vino. Bellotto, indossando un caschetto neurale, parlerà di vino, di sé e di noi. Le sue emozioni, trasformate in immagini e supportate dalle note, avvolgeranno il pubblico rendendo l’esperienza immersiva.

Bellotto, ascolteremo il vino o degusteremo la musica? Cosa ci attende?

«Credo che, mentre ascoltiamo il vino e la musica, ascolteremo noi stessi: l’essenziale sarà lasciarci andare e guidare. Racconterò qual è la strada che porta l’uva a diventare vino e come quest’ultimo sia capace di farci conoscere tra di noi e tra le persone. Parlerò di mitologia, di terra, di cosa accade nel corpo quando si è capaci di ascoltare il vino. Il teatro è condivisione, così come il vino. Il pubblico diventerà il vero protagonista: entrerà nelle mie parole, nella mia testa e lo farà attraverso il vino. Alla fine, scenderò dal palco e inizierò ad assaggiare con le persone i prodotti che ho raccontato: romperò la quarta parete e diventerò anch’io parte del pubblico».

In cosa si avvicinano vino e narrazione?

«Nel processo. Uno scrittore per me non è uno che inventa parole, è uno che salva le parole dal fatto che possono essere disperse. È come essere su una scialuppa in mezzo a un oceano fatto di silenzio: lo scrittore salva le parole prima che vadano a fondo. E, così, anche fare e bere il vino è salvare l’anima dell’uva, per fare in modo che ogni calice che si beve sia veramente un ricordo della vita di quel grappolo che l’ha prodotto».

Il vino ha a che fare con il senso della vita?

«Sì! In più il vino è anche il risultato del grande lavoro che la pianta fa con la terra, del suo tentativo di fare l’amore con la terra. Quando andiamo a bere il vino portiamo dentro il ricordo di questo grande amore tra la pianta e la terra, che si ripete ogni anno e non è mai uguale. Oltretutto, il vino è una grande scuola di umiltà. Ogni volta che pensi di averlo capito ti ricaccia indietro, perché ogni stagione cambia e devi ripartire da capo. Il vino parla di ascolto, ricerca, condivisione; è materia viva, come il teatro e la musica. È uno straordinario mezzo, che ti costringe a rimanere in silenzio per capire che cosa ti sta raccontando del tuo corpo, delle tue sensazioni, del luogo in cui è nato. Non sei tu che racconti il vino: è il vino che racconta a te quello che stai provando».

La Fvg Orchestra parteciperà allo spettacolo nelle date di Cividale e Tavagnacco, a Polcenigo in scena narrazione e piano solo. Informazioni e biglietti sono disponibili online su rimemute.it, ertfvg.it e fondazionebon.com. R.C.