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Sgomberi a Caivano, nelle case liberate tra proteste falce e martello spuntano arredi extralusso: marmi, oro, divani damascati

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Caivano, terreno di equilibri di forza tra legalità e illegalità, sopravvivenza ai margini e possibilità di vita sotto l’ombrello dello Stato, è più che mai in questi giorni nel mirino mediatico e sotto i riflettori. Una dimensione che il governo a suon di iniziative anti-degrado e politiche sulla sicurezza, sta via via svincolando dalla morsa della camorra e restituendo ai cittadini nella speranza di una normalità che lì da tempo non combaciava con l’idea di libertà: di scelta e d’azione.

Sgomberi a Caivano, “Libero” documenta la verità fotografica degli occupanti abusivi sfrattati

E allora, in ore di sgomberi e recriminazioni irricevibili, al grido sgomberare, sgomberare, sgomberare, si oppone quello della resistenza abusiva che rivendica di occupare, occupare, occupare. Legalità contro illegalità, abuso contro rinascita. Oggi allora, Libero in edicola rivela con la concretezza di immagini inequivocabili, la realtà che si sta cercando di scardinare per dare, scrive Mario Sechi in un commento in prima al servizio firmato da Simone Di Meo, «nuova vita e concreta speranza a una località della Campania che era diventata una delle piazze di spaccio della droga più grandi d’Europa».

Altro che case occupate da indigenti…

Nel mezzo del processo, prosegue l’indagine con tanto di documenti fotografici, «la fiction di chi si è incatenato l’altro ieri sera alla cancellata della chiesa di Don Maurizio Patriciello, per protestare contro gli sgomberi delle case occupate. La realtà di chi riporta legalità, ordine e giustizia sociale: un impegno che Giorgia Meloni ha preso e sta rispettando con la comunità di Caivano». Ossia, la plateale e teatralizzata protesta di quelli che Libero definisce «i “poveri” con tanto di bandiera rossa con la falce e martello che non sono né poveri né comunisti perseguitati, ma persone che non hanno diritto alla casa perché vivono nell’illegalità: l’anti-Stato».

Le forze dell’ordine sfrattano 36 famiglie: e spuntano redditi, arredi e stili di vita “sfacciatamente agiati”

E accanto a loro i veri diseredati, quelli che davvero necessitano di attenzioni e aiuti da parte delle istituzioni chiamate a riaffermare diritti negati e calpestati troppo a lungo. Quelli che, al contrario del presunto sottoproletariato urbano, possono vantare – scrive e documenta Libero a suon di foto –  un «reddito» e uno «stile di vita non indigente, ma più che borghese, agiato e sfacciato», che «si scopre dando un’occhiata alle foto di alcune delle abitazioni del Parco Verde di Caivano» pubblicate sul quotidiano citato.

Sgomberi di Caivano, nelle case liberate vasche idromassaggio, divani damascati, rubinetterie dorate, statue e…

Istantanee che immortalano «case arredate con mobili di lusso», non certo «rifugi di reietti e emarginati. Ma confortevoli alloggi occupati da clan familiari che hanno messo su casa e bottega, spendendo soldi la cui provenienza è tutta da scoprire, visto che tra loro c’è chi fa parte della camorra e chi ha accumulato pene» per anni di carcere. Insomma: «Il governo ha cacciato i camorristi dalle abitazioni che occupavano abusivamente» e «quelle case andranno a chi ne ha davvero bisogno».

La protesta coreografata con la bandiera comunista (falce e martello)

Dunque, scrive Libero a firma Di Meo, e argomenta a suon di foto, le «36 famiglie, che le avevano occupate anni fa, son state buttate fuori dalla Procura di Napoli Nord perché appartenenti alla malavita locale o perché prive dei requisiti reddituali (incassavano così tanti sussidi statali da aver superato la soglia Isee). Ora si lamentano e scoprono la resistenza comunista. Hanno affisso uno striscione: «Caivano capro espiatorio di un governo senza idee». Accanto c’è la bandiera dell’Urss. Falce e martello, abuso modello».

Sgomberi a Caivano, altro che povere e diseredate le famiglie messe alla porta

E ancora: tutto iconograficamente documentato (e ironicamente commentato): «Arredamenti da severa architettura sovietica, non c’è che dire: bagni in marmo. Rubinetteria dorata. Vasche idromassaggio (notoriamente raccomandate dopo aver trascorso la giornata a studiare Das Kapital del compagno Carlo Marx). Divani e camere da letto damascate. Pareti attrezzate con tv di ultima generazione. Cucine all’avanguardia. Statue. Mobili ed elettrodomestici nuovi di zecca. Affiliati di tutto il mondo, unitevi»…

Ed è solo la punta dell’iceberg…

Ed è solo l’inizio: come ricorda il quotidiano che abbiamo ripreso rilanciandone il servizio in esclusiva, «mancano all’appello ancora 204 appartamenti che dovranno essere liberati nei prossimi mesi». In prima linea, come sempre, la premier Meloni che incalza: «Un passo determinante per restituire dignità ai cittadini perbene e oneste di Caivano». E il prete coraggio del Parco Verde, don Maurizio Patriciello che a sua volta rilancia con forza: «I nodi vengono sempre al pettine. Purtroppo, questo quartiere è nato col peccato originale e la pigrizia dei nostri amministratori ha fatto sì che andasse sempre di male in peggio». Ma adesso la musica è cambiata: e quella che si sta scrivendo è tutt’altra storia…

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