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Vende il Rolex, ma l’assegno è falso: la banca deve rimborsare il cliente

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Mise in vendita su subito.it un Rolex da 11.500 euro. Pochi giorni più tardi, l’inserzionista, un cittadino di Preganziol (assistito dall’avvocato Carlo Cianci), fu contattato da una persona che si diceva interessata all’acquisto. Dopo qualche telefonata di trattativa, l’accordo sul prezzo fu raggiunto con la promessa, da parte dell’acquirente, di pagare la cospicua somma con un assegno circolare.

Naturalmente, prima di consegnare il Rolex all’acquirente, l’inserzionista si recò in banca per controllare la validità e la solvibilità dell’assegno.

Ricevuto il via libera dall’istituto di credito, il cittadino di Preganziol consegnò il Rolex all’acquirente. Peccato che poi, all’atto dell’incasso, l’uomo scoprì che l’assegno era falso. Da qui la querela contro l’istituto di credito della Marca e la richiesta di restituzione dell’importo. Richiesta, però, rigettata dalla banca.

Alla fine, l’inserzionista truffato è dovuto ricorrere all’arbitrato bancario finanziario per ottenere gli 11.500 euro del Rolex irrimediabilmente perso. Il Collegio dell’Arbitrato Bancario Finanziario di Milano, composto da 5 membri (due nominati da Banca d’Italia, un rappresentante degli istituti bancari e uno dei clienti, oltre che da un presidente) hanno dato ragione alle argomentazioni del legale dell’inserzionista, l’avvocato Cianci, accogliendone il ricorso. La banca nei giorni scorsi ha fatto pervenire l’assegno, rimborsando così il cliente.

Ma cos’era successo in dettaglio? È il 26 settembre del 2023 quando in una filiale di una banca della provincia di Treviso si presenta il cittadino preganziolese con un assegno in mano. Chiede all’impiegata della banca di verificare se l’assegno è incassabile. Il controllo dà esito positivo: l’impiegata conferma la validità del titolo e così l’inserzionista, sicuro di incassare i soldi, consegna il Rolex al truffatore che lo aspetta all’esterno della banca.

Tre giorni più tardi, la doccia fredda: all’uomo viene comunicato che l’assegno non si può incassare in quanto “falso/clonato”. Le rimostranze del preganziolese non portano a nulla come, chiaramente, alle sue telefonate e ai suoi messaggi, il truffatore non risponde in quanto la tessera telefonica utilizzata per i contatti è - tipico dei truffatori - una di quelle usa e getta intestate fittiziamente a cittadini stranieri.

A quel punto il legale del cittadino preganziolese ricorre all’Arbitrato Bancario di Milano sostenendo, in sintesi, che, all’atto del controllo, la banca aveva detto che l’assegno era valido senza effettuare le opportune verifiche sul codice Data Matrix presente sull’assegno, che non risultava leggibile.

L’istituto di credito trevigiano, invece, sostiene che la filiale aveva esposto al cliente i profili di rischio dell’operazione, sconsigliando di accettare il pagamento sotto forma di assegno circolare e suggerendo invece di utilizzare un bonifico istantaneo.

Alla fine il Collegio Arbitrale ha accolto il ricorso del cliente sostenendo che la banca negoziatrice che aveva dato per buono l’assegno era tenuta al pagamento della somma “corrispondente al valore facciale del titolo”. Somma che appunto, all’esito dell’arbitrato, proprio nei giorni scorsi, la banca ha bonificato al cliente.