L’intervista. Osho: “Biden perfetto per le mie vignette. Nel 2025 punto su Salis, Tajani e Di Maio”
Nun fate caso ar disordine (Rizzoli) ha in copertina Papa Francesco con la foto dell’apertura della porta santa: Bergoglio è uno dei tanti personaggi presi di mira da Osho, al secolo Federico Palmaroli, nell’ormai tradizionale compendio annuale di vignette, già presente nelle vetrine di tutte le librerie.
Fino a qualche anno fa, a Natale, la scelta dei libri da regalare oscillava in genere fra le opzioni: l’oroscopo dell’anno dell’astrologo del momento, il libro di Bruno Vespa e la raccolta di vignette di Forattini. Che effetto le fa avere preso il posto di Forattini?
«Inorgoglisce venire accostato a un gigante della satira come lui. Va detto pure che è cambiato nel corso degli anni l’apporto satirico alla società, c’è molta più competizione. Con i social tutti si sentono comici, sono tutti autori satirici. Forattini lo aspettavi quasi con impazienza all’indomani di un grande fatto politico per vedere come lo avrebbe commentato sul quotidiano. Oggi il lettore va sui Social e la commenta direttamente lui».
L’accusa classica: questa battuta l’avevo già scritta sulla mia bacheca Facebook. Glielo hanno mai detto?
«È capitato, qualcuno che ha detto: Osho m’ha copiato. Ma qualche volta è il tema che si presta a certe battute e io non posso mettermi a cercare sui social se ci sta qualcuno che ha fatto una battuta simile alla mia. Anche se il mio modo di fare satira è abbastanza difficile da replicare.
Da sinistra qualcuno attacca in modo velenoso: Osho è un artista di regime. Come risponde?
«Accusa curiosa, perché sappiamo che quelli fanno satira sono schierati. Siamo stati abituati ovviamente a questa situazione, programmi come Propaganda Live, li identifichi tutti a sinistra. In realtà, questa accusa è cominciata a girare quando è emerso che sono amico della premier, quando facevo cose sul Pd e sui 5 Stelle nessuno diceva nulla».
Da amico di Giorgia Meloni sarà un bravissimo giocatore di burraco…
«Non ho mai voluto impararlo: mi fermo alla scopa e alla briscola».
Altro basso gossip: Osho fa lo spin doctor della Meloni
«Giorgia non ne ha bisogno è già brillante di suo, semmai è capitato che conversando è uscita una battuta sulla quale abbiamo riso e magari lei ha ripetuto in pubblico. Piuttosto: Meloni avrebbe bisogno di uno spin doctor per le battute? Lei ha una verve brillante di suo».
Quindi possiamo dire che è Meloni a fare da spin doctor a Osho?
(ride) «Ecco, sarebbe più facile quello».
A proposito di comicità, chi la fa davvero ridere?
«Un nome su tutti? Nino Frassica. Lo seguo dai tempi di Quelli della notte di Renzo Arbore, mi ha sempre fatto ridere la sua comicità».
Nel salotto tv Quelli della notte c’era pure Roberto D’agostino: lo avrebbe mai detto che dal cazzeggio sull’”edonismo reaganiano” sarebbe diventato un punto di riferimento nell’informazione, anche politica.
«Mai. Ha una portata mediatica potente, lo vedo anche dalle interviste. La rilascio a un giornale, ma mi chiamano senza citarmi il giornale. Mi dicono che l’hanno letta su Dagospia. Anzi, la leggevano, perché col governo Meloni gli sto sul…insomma sono diventato suo nemico e quindi mi ha cancellato dal suo sito».
Effetto dell’amichettismo?
«Siamo in Italia, non credo che Dago sfugga a questa logica. Difficile abbandonare alcune tradizioni».
E a destra l’amichettismo c’è?
«C’è, come in tutti gli ambienti, ma non dimentichiamoci il detto “Camerata, camerata, fregatura assicurata”».
In questo libro invece è assicurata la risata. Se fosse un giallo possiamo dire chi è l’assassino?
«Le posso dire chi è la vittima sacrificale: Joe Biden. Volevo mettere lui in copertina perché mi ha regalato tante soddisfazioni. Essendo una raccolta delle vignette dell’anno passato è stato un protagonista oggettivamente irresistibile. E poi, anche a sinistra, a un certo punto hanno cominciato a ridere di lui anche loro».
Insomma il bersaglio perfetto per la satira. E per il 2025 dovendo scommettere, chi sono i personaggi che si presteranno maggiormente?
«Tra gli astri nascenti metto Antonio Tajani. Il leader di Forza Italia mi ricorda il Salvini di lotta e di governo ai tempi di Draghi premier. E poi Donald Trump, che fornisce ogni volta spunti niente male. Confido anche nel ritorno in politica di Luigi Di Maio. Tu pensa se rientra con Forza Italia come leggo da più parti. Ma non sottovaluterei nemmeno Ilaria Salis che, al di là della vicenda ungherese, da europarlamentare è diventata un politico molto divertente per la satira».
Il padre di Ilaria Salis non gradirà. Sui social avete ingaggiato delle polemiche piuttosto feroci.
«Non ha gradito il fatto che gli ricordassi i suoi vecchi tweet invecchiati male. Difendeva CasaPound, era contro Fratoianni e la sinistra. Gli ho scritto su Twitter: Parli tu che avevi il poster di Pillon in camera e si è incazzato»
Anche papà Salis si è tolto da Twitter, anzi da X. Che ne pensa di quelli che lasciano la piattaforma di Elon Musk?
«Non dico che siccome il proprietario è Musk è diventata più bella. Anzi. Anche io la trovo parecchio peggiorata. Un tempo era uno spazio quasi elitario per giornalisti e per addetti ai lavori, ci sperimentavo anche le mie battute. Oggi mi pare diventato uno sfogatoio. Decisamente era meglio prima».
E di Musk che ne pensa?
«Un personaggio controverso e geniale, ma tante sue esternazioni non le condivido. La dichiarazione sui giudici italiani, ad esempio, personalmente non la tollero. Non faccio come la sinistra, che si indigna delle intromissioni dall’estero solo se le fa comodo».
A proposito di comodità, ha pensato di uscire dalla ‘comfort zone’ delle sue vignette per sperimentare in terreni nuovi?
«Vorrei fare un upgrade. Vorrei lavorare su un format radiofonico per sperimentare la mia vena ironica. Mi divertirebbe e penso che potrebbe divertirsi anche il pubblico».
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