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I dettagli dell’accordo tra Gedi e OpenAI

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Fino a qualche ora fa, ben poco si sapeva dell’accordo – siglato lo scorso 24 settembre – tra Gedi e OpenAI per quel che riguarda i contenuti realizzati da alcune delle testate giornalistiche del gruppo editoriale “messi a disposizione” del chatbot ChetGPT e del motore di ricerca sviluppato (sempre basandosi sull’intelligenza artificiale) dall’azienda di Sam Altman. C’era, infatti, solamente l’annuncio e le dichiarazioni di rito delle parti in causa. Oggi, invece, qualche altro dettaglio è venuto fuori ed è stato – di fatto – ufficializzato dal Garante Privacy che nel suo avviso formale all’editore ha indicato quelle che sono state individuate come “criticità”.

LEGGI ANCHE > Il Garante Privacy vuole bloccare l’accordo Gedi-OpenAI?

Scorrendo lungo il provvedimento inviato a Gedi in merito all’accordo con OpenAI, per esempio, oggi siamo a conoscenza di quali testate online del gruppo editoriale fanno parte i questa intesa:

  • La Repubblica
  • La Stampa
  • La Provincia Pavese
  • La Sentinella
  • Limes
  • HuffingtoPost
  • FormulaPassion
  • MyMovies
  • AlFemminile

Dunque, parliamo delle principali testate telematiche che fanno parte del Gruppo Gedi e non solamente – ma era evidente fin dall’inizio – dei due principali quotidiani La Repubblica e La Stampa.

Accordo Gedi-OpenAI, i dettagli del contratto

Questa è solamente la punta dell’iceberg. Infatti, OpenAI attingerà a piene mani dai contenuti editoriali pubblicati dalle suddette testate online del gruppo Gedi. Ma in che modo?

«Tutti i contenuti editoriali verranno utilizzati da OpenAI per consentire agli utenti [del servizio ChatGPT, n.d.r.] di fare ricerche in tempo reale di notizie di attualità, con contestuale fornitura di un riassunto (generato da sistemi di intelligenza artificiale di OpenAI) e del link diretto alla notizia medesima. Tutti i contenuti editoriali verranno utilizzati da OpenAI altresì per migliorare i propri servizi e addestrare i propri algoritmi di intelligenza artificiale».

Dunque, oggi sappiamo che i dati raccolti (attraverso lo scraping autorizzato da Gedi) saranno utilizzati da ChatGPT per fornire all’utente risposte in tempo reale (in base ai prompt), con link di riferimento. E non solo: come ovvio, tutto ciò servirà anche per addestrare l’intelligenza artificiale sviluppata dall’azienda di San Francisco.

La questione dei dati

Ma eccoci al capitolo più spinoso, quello su cui si è concentrato il faro acceso dal Garante Privacy. Stando alla DPIA (Valutazione d’impatto della protezione dei dati) presentata dal Gruppo Gedi, l’azienda sostiene:

«Ciascun soggetto interessato potrà sempre, in qualsiasi momento, esercitare il diritto di opposizione alla comunicazione dei dati a OpenAI e gli altri diritti riconosciuti dalla normativa applicabile (come descritti anche in altre sezioni della presente informativa) mediante comunicazione da trasmettere all’editore, al seguente recapito: [********]. Ai medesimi recapiti, potranno anche essere inviate richieste di maggiori dettagli sul legittimo interesse perseguito dall’editore nonché sui soggetti coinvolti nel trattamento».

E le operazione del trasferimento dei dati (che avverrà presso OpenAI Ireland Ltd e non presso OpenAI OpCo LLC per la questione del divieto – vedi sentenze Schrems – di inviare dati al di fuori dello spazio economico europeo), sarà esclusiva responsabilità dell’azienda di Sam Altman. Sia per quel che riguarda l’operazione in sé, sia per quel che concerne il trattamento dei dati personali. Infatti, nel contratto Gedi-OpenAI viene specificato come quest’ultima sia il

«titolare autonomo del trattamento e possa utilizzare tali contenuti (e, quindi, i dati personali negli stessi compresi) per fini di training dei propri sistemi di intelligenza artificiale, e a fini di miglioramento dei propri servizi, come il perfezionamento dell’accessibilità dei contenuti quando gli utenti cercano tali informazioni utilizzando ChatGPT».

Questi, dunque, sono parte dei dettagli di quell’accordo che sono stati taciuti finora. Ovviamente non vi è alcun riferimento al costo di questa operazione, ma il Garante Privacy sottolinea come sia prevista una remunerazione da parte di OpenAI nei confronti del Gruppo Gedi. Anche se non quantificata.

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