Sport, lo sdoppiamento della storia. C’è quella giuridica e quella dei fatti. La squalifica di Evgeny Ustyugov dopo 15 anni fa emergere un nonsense
La vicenda della squalifica del biathleta russo Evgeny Ustyugov, con relativa riscrittura delle classifiche di interi inverni dopo 15 anni (!), ripropone il tema di quanto sia diventato orwelliano lo sport (e non solo). L’argomento merita di essere sviluppato, perché se l’andazzo è questo, si rischia di trovarsi di fronte a situazioni paradossali che andranno a generare viepiù la necessità di distinguere la storia de jure dalla storia de facto.
La Coppa del Mondo 2009-10 è stata vinta da Emil Hegle Svendsen con 15 punti di vantaggio su Christoph Sumann. Cionondimeno, rimuovendo Ustyugov dalle graduatorie successive al 24 gennaio 2010, si evince come l’austriaco abbia “rosicchiato” 6 lunghezze al norvegese. L’esito della stagione, dunque, non cambia. Però l’eventualità che vi fosse un flip – per dirla nel gergo delle elezioni americane – non era da escludere.
Dopotutto, ci sono state Sfere di cristallo assegnate letteralmente sul filo di lana (pensiamo a quella femminile del 2008-09, quando Helena Ekholm e Kati Wilhelm chiusero con lo stesso numero di punti, ma il trofeo fu conferito alla svedese per aver vinto una gara in più). Proprio fra le donne, non va dimenticato come la squalifica “a scoppio ritardato” di Olga Zaitseva abbia modificato l’albo d’oro della Coppa del Mondo.
Nella realtà dei fatti del 2013-14, Kaisa Mäkäräinen si era imposta con 4 punti di vantaggio su Tora Berger. Tuttavia, la rimozione della moscovita da qualsiasi gara successiva ai Giochi olimpici di Sochi, ha fatto guadagnare alla norvegese un gruzzolo sufficiente per sorpassare la finlandese. L’Ibu ha fortunatamente optato per la soluzione più corretta. Mäkäräinen ha mantenuto la Sfera di cristallo, assegnata però ex aequo anche a Berger. Doppia vincitrice, dunque.
Un nonsense, se ci pensiamo bene. Perché – se davvero la russa gareggiava con un vantaggio biologico illecito – Kaisa ha avuto il merito di batterla comunque. Eppure è la più penalizzata dall’accaduto, poiché la sua affermazione in classifica generale viene diluita e annacquata dalla necessità di riconoscere anche a Tora ciò che non può non esserle riconosciuto.
Zaitseva c’era. Sciava insieme a Mäkäräinen e Berger. Questo accadimento concreto non può essere cancellato da una serie di decisioni giuridiche. La presenza di Olga ha comunque influenzato l’andamento delle gare. Passi per quelle contro il cronometro, ma soprattutto quelle in linea hanno avuto uno sviluppo condizionato anche da quanto la moscovita ha compiuto. Stralciarla dalle graduatorie ha generato una realtà alternativa (quella del diritto), differente da quella dei fatti.
Con Ustyugov si rivive la medesima dinamica, acuita in termini di distanza temporale e ampiezza del periodo in cui le classifiche vengono stravolte, con relativo cambiamento della storia. Una storia de jure, appunto, non certo de facto. È andata così e si spera non accada mai più, fermo restando che nell’antica Grecia erano state concepite istituzioni giuridiche atte a evitare questo genere di situazioni.
Istituzioni pensate ben prima della nascita di Cristo. Evidentemente, a distanza di 3.000 anni, sono state superate dall’evoluzione (o degenero?) del mondo, caratterizzato dal deserto digitale e mnemonico del III millennio. It’s a Brave New World, direbbe Aldous Huxley. Questa, però, è un’altra distopia.