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Guerra civile in Siria, Aleppo in mano ai ribelli. Dal Libano:«Raid russo ha ucciso Abu Muhammad al Jolani»

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Ieri la città di Aleppo è caduta quasi completamente sotto il controllo di milizie jihadiste e ribelli filo-turchi, protagonisti di una rapida offensiva lanciata mercoledì scorso. In meno di tre giorni, i combattenti hanno occupato oltre settanta località, costringendo alla fuga le Forze governative fedeli al presidente Bashar al-Assad. Mentre scriviamo queste milizie stanno compiendo notevoli progressi tanto che hanno conquistato la città di Suran e questa notte sono entrati nella città di Hama dove le Forze di Assad, quelle russe e iraniane, si sono ritirate verso la provincia di Homs, in Siria. La Russia qusta mattina ha intensificato i raid aerei contro i jihadisti e le Forze dell'opposizione armata al regime di Bashar al-Assad nelle aree della Siria in cui queste fazioni stanno avanzando. Secondo quanto riportato dagli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, gli attacchi russi hanno colpito città e villaggi recentemente conquistati dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e dai suoi alleati nelle province di Idlib, nel nord-ovest, e di Hama, nella regione centrale del Paese. Inoltre, le truppe regolari si stanno ritirando senza opporre una significativa resistenza anche se il regime siriano ha smentito. Il bilancio provvisorio dei combattimenti è drammatico: più di 300 morti in maggioranza ribelli ma ci sono anche una trentina di civili, tra i quali donne e bambini. Da parte loro, le Forze governative descrivono il ritiro come una «manovra tattica finalizzata a preparare una controffensiva per riconquistare il territorio perduto».Tuttavia, la situazione sul campo resta critica: migliaia di civili (si parla di cinquantamila) stanno abbandonando Aleppo in cerca di sicurezza, mentre le Nazioni Unite hanno iniziato l'evacuazione del personale presente in città. Il Presidente siriano Bashar al-Assad ha affermato da Mosca, dove si trova dall’inizio della crisi, che il suo Paese è in grado di «sconfiggere i terroristi», dopo l'offensiva lanciata dai ribelli nel nordovest della Siria. «La Siria continua a difendere la sua stabilità e integrità territoriale di fronte a tutti i terroristi e ai loro sostenitori, ed è in grado, con l'aiuto dei suoi alleati e amici, di sconfiggerli ed eliminarli, indipendentemente dall'intensità dei loro attacchi», ha detto Assad durante una telefonata con il suo omologo emiratino.

I libanesi annunciano la morte di Abu Muhammad al-Jolani

Mentre scriviamo si apprende dal governo libanese in un post pubblicato su X che il saudita Abu Muhammad al-Jolani, noto anche come Abu Muhammad al-Golani e Muhammad al-Jolani, vero nome Ahmed al-Sharaa capo di HTS, raggruppamento di jihadisti sunniti che hanno attaccato in Siria, sarebbe stato ucciso in un raid aereo russo a Idlib (Siria). Tuttavia, la morte del leader di HTS non è ancora confermata ma se lo fosse per il gruppo jihadista sarebbe un colpo durissimo perché l’astuto al-Jolani è il leader politico e militare del gruppo fin dalla sua formazione che ha compiuto sforzi per convincere gli osservatori occidentali che la sua organizzazione non rappresenta una minaccia per l'Occidente. Il 16 maggio 2013, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato al-Jolani come «Terrorista Globale Specialmente Designato ai sensi dell'Ordine Esecutivo 13224» e ha offerto una ricompensa di dieci milioni di dollari per la sua cattura.

I timori di Israele

Sempre nella serata di ieri a Tel Aviv si è tenuta una riunione dedicata alla crisi siriana. Durante l'incontro, i responsabili dell'intelligence israeliana hanno informato il primo ministro Benyamin Netanyahu che «le infrastrutture iraniane in Siria sono state gravemente danneggiate e molte di esse sono state catturate dai ribelli». Secondo le stesse fonti, l'attenzione di Hezbollah potrebbe ora spostarsi sulla Siria per sostenere il regime di Assad.Gli analisti dell'intelligence israeliana hanno inoltre sottolineato che questo scenario potrebbe favorire il rispetto del cessate il fuoco tra Israele e Libano. Durante la riunione è stato spiegato al primo ministro che «il crollo del regime di Assad creerebbe un caos, con potenziali minacce militari per Israele».

Per Antonio Tajani si rischia un collasso migratorio

«Stiamo seguendo minuto per minuto i combattimenti in corso nel centro della Siria tra le truppe regolari e i ribelli sostenuti dalla Turchia. Stiamo seguendo la situazione dei nostri connazionali. È difficile passare dal nord al sud del Paese. Con il nostro ambasciatore stiamo vedendo come possiamo aiutare i 120 italiani presenti ad Aleppo. Un piccolo gruppo si sta spostando verso Damasco, mentre gli altri che sono membri di famiglie italo-siriane o sono religiosi hanno deciso di rimanere. I ribelli hanno fatto sapere che non ci sono pericoli per chi non è combattente, in particolare per i cittadini italiani. Siamo moderatamente ottimisti che le cose possono andare, per quanto riguarda i nostri concittadini, nella migliore direzione. Il problema è però che si rischia un collasso migratorio». Ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, a margine dell’Assemblea nazionale di Noi Moderati a Roma. «Se continua la guerra civile rischiamo di vedere ripetersi quello che è successo qualche anno fa, quando milioni di siriani si spostarono dal Paese. Una situazione da tenere sotto controllo, soprattutto sul lato migratorio», ha aggiunto il capo della Farnesina.

Scambio di accuse tra Iran e Usa

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, citato dall'agenzia Irna ha dichiarato: «L'Iran appoggerà con forza il governo e l'esercito siriani contro i gruppi terroristici». Poi Araghchi ha annunciato che oggi avrebbe visitato Damasco per «portare il messaggio» di supporto della Repubblica islamica all'alleato Bashar Al Assad. «E' ovvio che gli Stati Uniti e il regime israeliano sono in combutta con i gruppi terroristici in Siria", in quanto il regime sionista, dopo il recente fallimento dei suoi obiettivi, cerca di raggiungere i suoi scopi creando insicurezza nella regione attraverso questi terroristi», ha detto. Sean Savett, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti in un dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca nella notte afferma: «Stiamo monitorando attentamente la situazione in Siria e siamo stati in contatto nelle ultime 48 ore con le capitali della regione: il continuo rifiuto del regime di Assad di impegnarsi nel processo politico delineato nella risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la sua dipendenza da Russia e Iran hanno creato le condizioni che si stanno verificando ora, tra cui il crollo delle linee del regime di Assad nella Siria nord-occidentale». Poi il portavoce ha aggiunto: «Allo stesso tempo, gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con questa offensiva, guidata da HTS, designata organizzazione terroristica».