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Tina Anselmi o San Leopoldo: sfida a due per il nome del nuovo ospedale di Padova

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Appropriato, pertinente, significativo. Il nome da dare al nuovo ospedale di Padova dovrebbe rispondere a questi criteri, ma trovarlo sembra più complicato del previsto.

La sfida è a due: Tina Anselmi (proposta da Sonia Biasi, artista che si occupa di questioni di genere), votata da 14.020 persone sulla piattaforma online Change.org e San Leopoldo Mandic (proposto da un gruppo di medici con il sostegno dei Frati Minori Cappuccini), che su Change.org ha raggiunto 1.038 preferenze (ma il primario del Giampiero Avruscio, tra i firmatari, assicura che le firme sono 24 mila, arrivate in altre modalità).

La sfida a due

Al via il dibattito, dunque. Il Santo del Montenegro, che ha vissuto 40 anni a Padova, alberga nel cuore dei padovani credenti. Nel 2020 è stato proclamato patrono dei malati di tumore ed è, nell’auspicio di chi appoggia la sua candidatura, «un amico misericordioso per quanti verranno curati nel nuovo ospedale e per i loro familiari».

La proposta dell’Anselmi invece, nata a Castelfranco Veneto nel 1927, ha molti significati. Prova a spiegarli Nadia Cario, referente per il Veneto di Toponomastica femminile: «Parliamoci chiaro, Padova non è una città per donne», attacca, «ma con l’ospedale abbiamo una straordinaria occasione, dimostrando che abbiamo preso coscienza della necessità di dare riconoscimento all’operato femminile negli spazi pubblici deputati alla memoria collettiva».

Troppi gli errori, anche quelli recenti. La fisica Massimilla Baldo Ceolin, fu la prima donna ad ottenere la cattedra di Fisica Superiore all’Università di Padova nel 1963, dopo 700 anni dalla nascita dell’Ateneo.

Lo scorso giugno il Comune ha dedicato alla nobildonna padovana Sibilla De Cetto, fondatrice dell’ospedale San Francesco, una sala in piazza Capitaniato. Ma si tratta della sala detta dell’Orologio, che tutti conoscono già con questo nome (come riporta la stessa targa): «Nessuno la ricorderà con il nome della De Cetto».

I casi precedenti e la polemica

Ma l’esempio più grave riguarda le nuove rotatorie dedicate alle donne. Per volere della Commissione Pari Opportunità si riconoscono dal colore arancione che circonda le targhe, eppure ce n’è una, quella dedicata agli “eroi della sanità” di San Lazzaro, che è contraddistinta dall’azzurro: «Evidentemente gli eroi della sanità sono solo maschi», sottolinea Cario.

Insomma il nome del nuovo ospedale è il banco di prova padovano della reale volontà politica di dare parità ai generi. «Vogliamo ricordare le donne che hanno vissuto, che hanno contribuito con i loro talenti e il loro impegno alla società», continua Cario, «e Tina Anselmi è tutto questo: prima donna ministra, giovanissima partigiana, firmataria della prima legge sulla parità salariale tra uomo e donna e decisiva per la riforma del Servizio Sanitario Nazionale. E questo mette il punto definitivo alla questione ospedale: se entro in un ospedale non dovrei affidarmi alla fede, ma dovrei avere fiducia nelle professioniste e nei professionisti che mi prestano assistenza. Affidarsi alla religione è una scelta intima e personale, non deve avere nulla a che fare con la conoscenza. Se i primi a scegliere San Leopoldo sono dei medici, significa che sono i primi a non credere fino in fondo nelle loro capacità umane. È il momento di essere illuminati. Tina Anselmi è una di quelle figure a cui possono aspirare le giovani donne: né veline né sante, ma donne che ambiscono a ricevere riconoscimenti per i loro meriti, per i loro talenti, per le loro capacità».