Freud e non solo: 10 film sulla psicoanalisi
Da Hannibal Lecter a Sigmund Freud, Anthony Hopkins esplora le declinazioni più oscure o più brillanti della mente umana. A 86 anni, infaticabile, ecco il grande attore americano premio Oscar per Il silenzio degli innocenti e per The Father - Nulla è come sembra nei panni del padre della psicoanalisi nel film Freud - L'ultima analisi, dal 28 novembre al cinema distribuito da Adler Entertainment.
Al suo fianco c’è Matthew Goode, che interpreta il teologo di Oxford C.S. Lewis. Nel settembre 1939, quando l’Inghilterra ha dichiarato guerra alla Germania, le due figure si scontrano sulla più grande domanda di tutte: Dio esiste? Nel frattempo sua figlia Anna Freud (Liv Lisa Fries), anche lei psicoanalista, ha bisogno di un confronto con il padre, che a causa di un tumore alla mascella che lo tormenta medita il suicidio. Vuole dirgli del modo in cui il loro forte attaccamento l’ha influenzata e del suo rapporto con l’amante lesbica Dorothy Tiffany Burlingham, anche lei psicoanalista.
Il regista Matthew Brown ha scritto la sceneggiatura insieme al drammaturgo Mark St. Germain, che ha adattato la sua stessa pièce teatrale. L’incontro tra Freud e Lewis in verità è immaginario, sebbene lo psicoanalista austriaco abbia effettivamente incontrato uno studioso senza nome quel giorno del 1939, appena tre settimane prima di suicidarsi all’età di 83 anni.
Matthew Goode e Anthony Hopkins nel film "Freud - L'ultima analisi" (Credits: Adler Entertainment)
Per gli amanti degli intrighi della mente umana, della psicologia e della psicoanalisi, qui ripercorriamo altri film che hanno trattato con gravità o con leggerezza la tematica.
Prendimi l'anima (2002) di Roberto Faenza
Film italiano di cui non si parla abbastanza, caldo e intelligente, Prendimi l’anima racconta il rapporto terapeutico e amoroso tra Gustav Jung, uno dei principali intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, e Sabina Spielrein, giovane russa affetta da un’isteria psicotica, che sarebbe poi diventata una delle prime donne a esercitare la psicoanalisi, figura umana e professionale a lungo ignorata e sottovalutata.
Faenza narra una storia vera affidandosi a un cast internazionale: lo scozzese Iain Glen è Jung, la britannica Emilia Fox dà una forza penetrante e appassionata alla sua Sabina.
A dangerous method (2011) di David Cronenberg
Vedi sopra, ma con meno passione e più disarmonia. E mettendoci in mezzo anche Sigmund Freud e Otto Gross, oppositore storico delle sue tesi. Un cast internazionale di alto livello è alla regia del maestro canadese che ama esplorare la complessità dell’essere umano: Viggo Mortensen, Keira Knightley, Michael Fassbender, Vincent Cassel.
Come Prendimi l’anima, anche A dangerous method esamina il rapporto tra Gustav Jung (Fassbender) e Sabina Spielrein (Knightley), nella Zurigo del 1904. Ispirandosi al lavoro di Freud (Mortensen), Jung tenta sulla paziente il trattamento sperimentale noto come psicanalisi o «terapia delle parole». Prende in cura anche un collega psichiatra, Gross (Cassel), che influenzerà la sua condotta nei confronti della giovane russa e lo porterà a violare i confini del legame medico-paziente.
Tra Emilia Fox e Keira Knightley, che cade spesso in esasperazioni espressive, è la prima a regalarci una Sabina Spielrein da amare.
Lou von Salomé (2016) di Cordula Kablitz-Post
Nietzsche l’adorava, Rilke l’amava, Freud l’ammirava. Lou von Salomé è stata scrittrice, poetessa, intellettuale, psicologa, archetipo di militante femminista. Fu una delle prime a praticare la psicoanalisi.
La regista tedesca, nel suo film di debutto, ha voluto rendere omaggio a una donna straordinaria, una delle più colte e produttive della sua epoca, che con la sua personalità combattiva e all’avanguardia ha fatto innamorare di sé i più grandi pensatori di inizio Novecento. Vista suo malgrado come femme fatale, lottò duramente per la sua libertà e l’indipendenza in un periodo in cui il concubinato era ancora punito con il carcere.
A 72 anni, mentre il Reich prende potere in Germania, un’anziana Lou, costretta a nascondere la propria origine ebraica, racconta le sue memorie a un ammiratore. La interpretano, a varie età, Nicole Heesters, Katharina Lorenz, Liv Lisa Fries, Helena Pieske.
Immagine del film "Lou von Salomé" (Credits: Wanted)
Cattiva (1991) di Carlo Lizzani
La storia di dolore e rinascita di Sabina Spielrein aveva già affascinato un altro regista italiano, l’impegnato narratore del Novecento Carlo Lizzani.
Il personaggio a lei ispirato, la giovane di origine italiana residente in Svizzera Emilia Schmidt, a cui viene diagnosticata la schizofrenia, è interpretata da Giuliana De Sio. Il professor Gustav che la prende in cura, utilizzando i metodi freudiani, è incarnato da Julian Sands.
Per questa performance De Sio ricevette un David di Donatello come migliore attrice protagonista.
Freud - Passioni segrete (1962) di John Huston
Immaginate il bello e tormentato Montgomery Clift in baffi, barba e sigaro come Sigmund Freud trentenne. Alla regia quel John Huston che è stato uno dei più grandi maestri degli anni d’oro di Hollywood.
Film biografico, Freud - Passioni segrete (titolo originale Freud: The secret passion) segue i progressi del padre della psicoanalisi mentre sviluppa la nozione che la nevrosi derivi dalla repressione sessuale. Curando pazienti con vari problemi, tra cui una donna ossessionata da sogni ricorrenti (Susannah York) e un uomo con un complesso di Edipo (David McCallum), con la collaborazione del professor Joseph Breuer (Larry Parks), Freud arriva a considerazioni che portano alla nascita dell'analisi moderna.
Un divano a Tunisi (2019) di Manèle Labidi
Non solo storie vere. Un divano a Tunisi è l’opera prima della regista franco-tunisina Manèle Labidi con protagonista la bellissima attrice iraniana Golshifteh Farahani. In una commedia aggraziata che si lascia guardare amabilmente, interpreta una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente, cresciuta a Parigi, che decide di tornare nella sua città d’origine, Tunisi. In Tunisia c’è stata la Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una donna è ancora troppo presto.
Ecco così che la ragazza si scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, mentre i suoi parenti cercheranno di scoraggiarla. Le cose non andranno proprio come aveva previsto, mentre lo studio inizierà a popolarsi di pazienti alquanto eccentrici.
Golshifteh Farahani sul set del film "Un divano a Tunisi" (Credits: Carole Bethuel Light)
Doppio amore (2017) di François Ozon
Giochi di specchi, nevrosi, il lato oscuro delle personalità. Il regista francese si lascia ispirare liberamente dal testo Lives of the twins di Joyce Carol Oates per un thriller psicologico (titolo originale L'amant double) che gioca con il mondo immaginario dei suoi protagonisti.
Marine Vacth interpreta Chloé, giovane donna tanto bella quanto fragile che inizia un percorso di psicoanalisi. Finisce per innamorarsi del suo analista, Paul (Jérémie Renier), un uomo dolce e premuroso. Ma quando i due vanno a vivere assieme, Chloé scopre che Paul nasconde un segreto riguardo la sua identità. Un uomo fisicamente identico a lui, ma più rude e minaccioso, si aggira per la città…
Tutta colpa di Freud (2014) di Paolo Genovese
Simpatica commedia italiana, Tutta colpa di Freud si muove tra dinamiche famigliari autentiche e vivaci. Marco Giallini è un papà single cinquantenne e psicoanalista che ha che fare con problematiche di cuore delle tre figlie: la più piccola (Laura Adriani) è innamorata di un uomo più grande (Alessandro Gassmann) che ha l’età del padre; un’altra (Vittoria Puccini) è una sognatrice che sceglie sempre storie difficili se non impossibili; la terza (Anna Foglietta) è lesbica e sempre pronta a partire in quarta in amore ma, all’ennesima delusione, decide di diventare etero.
Psicologia e psicoanalisi sono spolverate qua e là appena, in maniera leggera ma gradevole, per un film divertente che lascia il sorriso in viso.
Un'altra donna (1988) di Woody Allen
Woody Allen e la psicoanalisi hanno un rapporto consolidato. Il regista americano usa i suoi film come una sorta di seduta psicanalitica, riempiendoli delle sue fobie e nevrosi. Le sue sceneggiature sono colme di riferimenti e battute su psicoterapia e dintorni.
In Un’altra donna (Another woman), in più, la psicoanalisi si fa vero e proprio motore narrativo. La protagonista scrittrice (Gena Rowlands), infatti, per cercare pace per scrivere indisturbata, affitta un appartamento. Accanto, però, c’è lo studio di uno psicanalista e lei si ritrova ad ascoltare, senza volerlo, le sedute dei pazienti. Sono soprattutto le parole di una donna (Mia Farrow) a colpirla e a farle iniziare a rivalutare la sua vita.