Chi è Antonio Silva, il difensore su cui punta la Juventus: cosa ci ha visto Thiago Motta
Per capire i motivi che portano la Juventus a valutare (o meglio ancora, proprio a trattare) Antonio Silva, bisogna fare qualche passo indietro e qualche passo di lato. Indietro: l’arrivo di Conceiçao junior in bianconero ha rinsaldato i rapporti tra Cristiano Giuntoli e l’agente – non certo sconosciuto – Jorge Mendes. Quello di Ronaldo, per intendersi. Di lato: l’infortunio di Bremer che porta necessariamente a cercare un sostituto in difesa e, soprattutto, l’intenzione di Thiago Motta di lavorare su giocatori il più giovane possibile. Perché Silva di anni ne ha solo 21, ma sembra al Benfica da una vita. Se si prende il suo punto di vista, “da una vita” lo è davvero. Aveva 13 anni quando la squadra del suo cuore lo chiamò per andare a giocare con quei colori. Fu un sogno. Ma anche un trauma.
Silva è originario di Viseu, una città nel nord del Portogallo. Giocava nella squadra omonima quando venne pescato dai talent scout del Benfica. Alla proposta non ha avuto dubbi: sì. Secco, deciso. Anche se ciò avrebbe comportato un trasferimento in pianta stabile a Lisbona (che si trova a sud), senza la famiglia ma nella foresteria del club. Così Antonio, giovanissimo, decide di partire, ma i primi mesi di ambientamento sono difficilissimi. Non si trova bene, va in difficoltà, pensa di tornare a casa. Ma il Benfica crede in lui e nelle sue doti. Decide di fare di tutto affinché possa sentirsi a casa: chiede alla famiglia di trasferirsi temporaneamente a Lisbona (a spese della società) e mette a disposizione del ragazzo una consulenza psicologica che lo potesse aiutare a superare le sue paure. “È stato uno dei passi più in avanti della mia carriera”, ha detto lui di recente, con grande lucidità. E umiltà.
Perché in Silva i suoi compagni riconoscono una leadership che sembra anche precoce a soli 21 anni, ma anche un’umiltà di chi, a 21 anni, sai di dover imparare ancora tanto. Ed è così che ha sempre vissuto le difficoltà che ha incontrato: come occasioni di poter crescere. E quindi, più che parlare dell’esordio a 19 anni (era agosto 2002, non avrebbe più perso la titolarità in quella stagione), o dei trofei alzati nelle selezioni giovanili, conviene soffermarsi sugli errori. Come quelli che ha commesso a Euro2024 in Portogallo-Georgia, causando un rigore e marcando male Kvaratskhelia in occasione del 2-0 degli avversari. Aveva ricevuto una valanga di critiche, allora, anche molto pesanti sui social. Ma i compagni avevano fatto quadrato attorno a lui e lui stesso si era esposto: “Ho sbagliato, mi servirà per migliorare”.
È l’atteggiamento che piace a Motta, che con i giovani ama lavorare. E siccome il nuovo allenatore del Benfica, Lage, da quando è subentrato a Schmidt ha cominciato a dargli sempre meno spazio, ora Silva si guarda attorno. Con la Juve ci sono tutte le possibilità perché l’affare si chiuda in prestito oneroso con opzione di acquisto a fine anno. Proprio come per Conceiçao. E a Motta piace perché, oltre alla mentalità, ha una capacità di progressione palla al piede che ricerca molto nei difensori centrali. Gli manca l’esperienza di Bremer, ma l’esperienza matura solo giocando. E in bianconero potrebbe trovare quello spazio necessario che ha perso, di recente, per strada. I contatti proseguono e potrebbero presto avere risvolti importanti. Un ulteriore passo per la sua giovane, ma sembra già lunghissima, carriera.
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