La misteriosa sparizione dei siti dei Comuni italiani da Google
In Italia ci sono 7.904 Comuni. Da qualche settimana, però, la maggior parte dei loro siti istituzionali risultano essere irraggiungibili attraverso la più banale e semplice ricerca su Google. Oltre 4.600 portali relativi ai Comuni italiani, infatti, risultano non essere più indicizzati. Questo, però, accade solamente per i prodotti dell’azienda di Mountain View, mentre la concorrenza (Bing, per esempio) continua a proporre dei risultati corretti. Il motivo? Non c’è una spiegazione ufficiale su ciò che sta accadendo, ma sono moltissime le ipotesi plausibili che – a prescindere da tutto – mettono in risalto un dettaglio poco trascurabile: è colpa di Google.
Comuni italiani deindicizzati da Google
Al momento, la lista dei Comuni “spariti” dai risultati del motore di ricerca più utilizzato al mondo ha superato quota 4.400. Ma qual è il reale problema? Collegandosi a Google e digitando la query “Comune di + nome del Comune”, in molti casi i primi risultati sono le pagine Wikipedia o i canali social (da Facebook a Instagram, passando per X) di quegli stessi Comuni. Neanche scorrendo lungo i risultati viene “proposta” la homepage del sito istituzionale di quel determinato Comune. L’unico modo per trovare un link a riguardo è inserire qualche dettaglio in più nella quei, magari con la richiesta di rimando a una determinata pagina del sito ufficiale.
Ma perché sta accadendo tutto ciò? All’inizio si pensava che Google avesse deindicizzato solamente i portali più vecchi e obsoleti, ma nella lista ci sono anche quelli da poco realizzati con i fondi del PNRR. Poi si è pensato che fosse un problema di layout grafici: i portali istituzionali non brillano per creatività e, spesso e volentieri, sembrano molto simili tra loro. Ma l’unico elemento che hanno in comune questi siti è rappresentato dal dominio di quinto livello. Anche in questo caso, la motivazione sembra essere troppo debole. E allora? In attesa che Google risponda alle sollecitazioni avanzate da molte settimane, sappiamo che ad agosto l’azienda ha cambiato – per l’ennesima volta – il suo algoritmo di ricerca, fondandolo ancor di più sull’automatizzazione e sull’AI. Ed è proprio questo occhio non umano ad aver, presumibilmente, ritenuto che il sito del Comune di Guastalla (il primo a segnalare il problema) fosse il “clone” del sito di un altro Comune.
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