Il Soccorso alpino punta sui droni: «Il software riconosce le persone»
Tecnologia all’avanguardia a fianco del Soccorso alpino di Belluno. Ad oggi, il distaccamento delle Dolomiti Bellunesi conta su 12 droni di taglie differenti, che vengono utilizzati nelle operazioni di soccorso. Macchine professionali con taglie che solitamente raggiungono un peso di 1 o 1,5 kg, che possono essere portate facilmente in quota perché leggere, snelle e altamente performanti.
Interventi con i droni
Nel 2024, gli interventi con droni del Soccorso alpino sono stati circa una ventina in provincia. Gli UAS vengono utilizzati principalmente per fare interventi di ricerca e per evitare di esporre le squadre a rischi inutili.
«La tecnologia cambia di giorno in giorno, con un’evoluzione tecnica importante», afferma Alex Barattin, delegato del Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi. «Noi abbiamo iniziato ad utilizzarli già nel 2017-2018, è uno strumento molto utile per il soccorso. Se io devo fare delle verifiche su un canalone, ad esempio, posso farlo con un drone in via preventiva, senza esporre i soccorritori a certi rischi. Se poi troviamo la persona, naturalmente la raggiungiamo via terra. Il drone serve per tutte quelle attività di monitoraggio e controllo: utilizziamo la telecamera classica, quella termica e la spettrocamera, che danno la possibilità di perlustrare le aree e osservarle ricevendo immagini in alta definizione. Noi siamo stati tra i primi ad investire sui droni, in passato anche con la collaborazione di Dolomiti Emergency».
Nuovi progetti e investimenti
«Continueremo a farlo», prosegue Barattin. «Abbiamo anche avviato un progetto con l’Unione Montana Agordina con i fondi di confine, per la formazione di ulteriori 12 piloti e l’acquisto di sette macchine di nuova generazione».
«Secondo noi», conclude Barattin, «ogni stazione alpina del Soccorso deve avere almeno due piloti e una di queste macchine, perché questa dotazione è ormai fondamentale».
Il futuro della tecnologia per il Soccorso Alpino
«Il futuro sarà questo», afferma Matteo Tabacchi, responsabile del Gruppo UAS per il Soccorso alpino Veneto, «anche se oggi resta ancora una novità. Utilizziamo software che fanno le analisi dei colori: vengono fatte tante fotografie, che poi vengono analizzate da un programma. Noi diciamo alla macchina di cercare un tipo di colore o inseriamo la foto della persona scomparsa vestita in un certo modo. Prendiamo quel tipo di pixel e il drone va alla ricerca di quel colore specifico. Questi sistemi riconoscono anche le sagome, sono quindi importanti per il nostro lavoro».
«Come Gruppo bellunese collaboriamo con Enac e D-flight per migliorare il servizio di tutti gli utenti», conclude Tabacchi. «Questo mondo è in continua evoluzione, giorno per giorno, anche per noi è difficile stare al passo perché sono macchine costose, per cui non incide poco il costo di tutte queste operazioni e il tipo di addestramenti».