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Ноябрь
2024

Sigillo trecentesco all’Unione degli istriani con i padri fondatori: «Nati come garanzia degli esuli»

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L’ottobre 1954 non portava in dote all’Italia solamente la seconda redenzione di Trieste, ma anche la rinuncia quasi definitiva alla Zona B del Territorio Libero di Trieste. Ne conseguì un’altra ondata di profughi istriani, questa volta provenienti prevalentemente dalla parte nordoccidentale della penisola, e la concomitante nascita delle tante associazioni di esuli che ancora oggi portano in alto il ricordo delle terre abbandonate.

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Una di queste, l’Unione degli Istriani, proprio oggi, 28 novembre ha festeggiato i suoi primi 70 anni di vita e per questo motivo l’amministrazione comunale ha conferito al sodalizio di via Pellico il sigillo trecentesco della città.

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«Questo riconoscimento – ha ricordato il presidente Massimo Lacota – lo consideriamo alla stregua di un abbraccio o di una carezza della città al nostro sodalizio rispetto a quanto l’Unione degli Istriani ha fatto per gli istriani che si sono stabiliti nella città di Trieste. Non dimentichiamo che la nascita dell’associazione avvenne proprio subito dopo il ritorno di Trieste all’Italia e l’abbandono contemporaneo della Zona B da dove proveniva la maggior parte degli associati. Mi piace pensare, quindi, che il conferimento del sigillo sia il completamento di questo ciclo storico».

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L’Unione degli Istriani mosse infatti i suoi primi passi su iniziativa dell’avvocato capodistriano Lino Sardos Albertini e di altri esuli, tra i quali il farmacista buiese Marco Rainis, che già intendevano istituire una cooperativa di mutuo soccorso. L’assemblea costitutiva si tenne il 28 novembre 1954, nel corso della quale fu approvato il primo statuto. E tra i fondatori c’era anche il piranese Giovanni Ruzzier, allora ventenne e oggi, a 90 anni appena compiuti, ancora attivo all’interno dell’Unione degli Istriani.

«Al tempo avevamo bisogno di creare un’associazione che si ponesse al di sopra di ogni schieramento politico – ricorda Ruzzier – ma che soprattutto non fosse disponibile ad alcun compromesso. L’Unione nacque così, come garanzia e certezza del diritto, come desiderio di giustizia per un popolo che plebiscitariamente decise di abbandonare tutto per poter continuare a parlare la lingua di Dante».

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Nel corso della sua allocuzione il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha ricordato gli importanti passi in avanti svolti per far conoscere i fatti accaduti nel secondo dopoguerra su queste terre. «Quando venni eletto sindaco di Muggia non conoscevo nulla di queste storie – ammette il primo cittadino –. Poi, grazie a queste persone meravigliose, ho iniziato a conoscere la drammatica storia della città e degli esuli istriani. Tutti assieme e un po’ alla volta abbiamo iniziato a far parlare l’opinione pubblica del tema, squarciando quel silenzio assoluto presente mantenuto fino a quel momento per non fare uno sgarbo a qualcuno».

Le celebrazioni per i 70 anni dell’Unione degli Istriani continueranno venerdì mattina con le commemorazioni alle foibe di Basovizza, di Monrupino e al colle di San Giusto. Alle 18.30 a Muggia si terrà il concerto commemorativo nel teatro comunale “Giuseppe Verdi”, diretto dal Maestro Elia Macrì. Conclusione sabato al centro congressi di Porto Vecchio con il convegno celebrativo a partire dalle 9.30. —