District Dance Festival 2024 a Roma dal 10 al 22 dicembre
di Alessia de Antoniis
Il District Dance Festival torna a Roma con la sua terza edizione, dal 10 al 22 dicembre 2024. Un evento imperdibile dedicato alla danza contemporanea, organizzato dalla Compagnia Atacama con la direzione artistica di Patrizia Cavola e Ivan Truol. Spettacoli, laboratori gratuiti e incontri animeranno alcune delle location più suggestive della Capitale, come La Scatola dell’Arte, l’ex Sala Consiliare del Municipio VII e il Teatro di Villa Lazzaroni.
In programma il meglio della danza contemporanea italiana: undici spettacoli distribuiti in cinque giornate presso il Teatro di Villa Lazzaroni (14-15 e 20-22 dicembre). In scena alcune tra le più importanti compagnie italiane, tra cui EgriBiancoDanza, Ariella Vidach Aiep, Mandala Dance Company, Res Extensa, Ersilia Danza, Luna Dance Theatre, Compagnia Petranuradanza – Megakles Ballet, Fabula Saltica e molte altre, che porteranno al pubblico romano produzioni pluripremiate e opere inedite.
Una particolarità del festival sono i laboratori gratuiti per tutti: oltre agli spettacoli, il District Dance Festival propone due percorsi formativi.
10-11 dicembre: presso La Scatola dell’Arte si terrà un laboratorio a cura di Patrizia Cavola e Ivan Truol, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma. Un’occasione per approfondire le scritture coreografiche di Lost Solos attraverso pratica tecnica, ascolto e consapevolezza corporea.
Sabato 21 dicembre: l’ex Sala Consiliare del Municipio VII ospiterà Nel Bosco dei Numeri, un laboratorio interattivo con realtà virtuale per bambini e famiglie, curato da Antonietta Mira, Claudio Prati e Ariella Vidach. Un’esperienza che unisce gioco e tecnologia per immaginare il futuro del pianeta.
Con i Direttori artistici Patrizia Cavola e Ivan Truol, fondatori della Compagnia Atacama, abbiamo parlato del District Dance Festival e del significato che questa manifestazione ha assunto nel mondo della danza romana e internazionale e, soprattutto, nel territorio del Municipio dove si svolge.
Coreografie che parlano del legame uomo-terra e corpo-spazio, che affrontano tematiche complesse come la migrazione, la crisi climatica e le connessioni umane. Che ruolo ha la danza nel raccontare e far riflettere su questi temi?
La danza è l’arte che predilige il corpo per raccontare l’uomo nella sua fragilità, grandezza, diversità e il suo tempo, grazie alla sua forza poetica, avvalendosi di un linguaggio diretto, trasversale e di una carica emotiva potente. Comunica attraverso immagini evocative, visioni artistiche e l’espressione fisica del corpo, rivelando così la sua intrinseca verità: ciò facilita una riflessione profonda da parte degli spettatori su temi contemporanei di rilevante importanza. La nostra direzione artistica nella composizione di un programma è guidata dall’idea che la danza possa essere veicolo di significato.
Oltre agli spettacoli, il festival propone laboratori dedicati sia a danzatori professionisti che a famiglie. Come bilanciate la dimensione artistica con quella divulgativa e formativa nel contesto di un evento culturale aperto a un pubblico eterogeneo?
Obiettivo del progetto è l’accrescimento della conoscenza della danza da parte dei cittadini e la creazione di un dialogo tra la dimensione artistica e la comunità.
L’identità del progetto si definisce nel proporre esperienze nel campo della danza in ascolto con il territorio, in differenti quartieri della città di Roma, con l’idea di costruire una rete artistica di spazi e collaborazioni locali. La programmazione, che si declina in attività laboratoriali gratuite e presentazione di spettacoli, si pone volutamente in questo doppio binario per favorire la diffusione e conoscenza della danza contemporanea attraverso la partecipazione attiva degli spettatori e per creare una connessione tra artisti residenti nei luoghi e pubblici di quartiere, senza dimenticare la connessione artisti-pubblico attraverso momenti di incontro post spettacolo. Il binomio formazione/fruizione, laboratorio/spettacolo è la chiave per poter attuare una maggiore consapevolezza di sé e dei linguaggi che vengono proposti, favorendo la comunicazione tra comunità distinte e la partecipazione attiva del cittadino nella costruzione dell’offerta culturale attraverso la pratica laboratoriale.
L’inclusione di laboratori e tecnologie innovative è una scelta audace. Come immaginate il futuro della danza contemporanea in relazione all’evoluzione tecnologica? La danza teme o, comunque, si trova a fronteggiare la sfida dell’AI?
Il linguaggio della danza parte dal corpo, è corpo, ha intrinsecamente a che fare con l’umano, con il peso, i liquidi, la carne, i muscoli, le ossa, i sensi, le emozioni, la relazione tra i corpi e tra gli esseri umani danzanti. Detto questo, le tecnologie sono qualcosa che gli stessi uomini hanno sviluppato e il dialogo tra l’arte della danza e le nuove tecnologie è di grande interesse, apre nuove prospettive alla ricerca; esplorare l’utilizzo dei media interattivi in relazione al corpo e al movimento fa delle nuove tecnologie un punto di ricerca espressiva attento all’innovazione del linguaggio.
In scena anche la danza che esplora il corpo come supporto di emozioni, fragilità e speranze, riflettendo sulla precarietà della condizione umana in un contesto di crisi collettiva. Quanto incide invece sul danzatore/danzatrice il rapporto con corpi che devono rimanere sempre perfetti e che spesso vivono una crisi personale, scritta dentro il corpo, che sfocia anche in disturbi dell’alimentazione?
Penso alla pratica della danza come a qualcosa che aiuta la salute delle persone e degli artisti, è una disciplina che aiuta a mettere insieme il corpo con la mente e con le emozioni, che richiede e facilita un percorso di conoscenza e consapevolezza di se stessi favorendo l’equilibrio e l’armonia. La danza contemporanea ha messo in atto un processo di inclusione rivoluzionario portando in scena tutti i tipi di corpi perfetti e imperfetti, abili e diversamente abili, dando spazio e possibilità di esprimersi a ogni tipo di danzatore/artista.
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