Trieste, la guardia di finanza sequestra 560mila euro a due ex dipendenti Anas: “Simulati lavori stradali mai eseguiti”
Bufera della giustizia contabile, in attesa che arrivi quella della giustizia ordinaria, su due ex dipendenti dell’Anas a Trieste. I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, dopo aver eseguito accertamenti documentali e contabili delegati dalla Corte dei Conti, hanno dato corso a un sequestro conservativo di immobili e valori per un ammontare complessivo di 565.884 euro. Ha colpito i due responsabili di lavori stradali che nel 2019 erano stati indagati assieme ad altre sette persone, in merito a quella che si è profilata come una truffa attuata ai danni della società per azioni a partecipazione pubblica. D’intesa con una ditta che si occupava della realizzazione di lavori, avrebbero simulato l’effettuazione di lavori non eseguiti, contribuendo così a un maggiore esborso da parte di Anas, quantificato in oltre mezzo milione di euro. Il beneficio per i due dipendenti pubblici sarebbe stato quello di ottenere lavori di ristrutturazione di immobili.
L’attività istruttoria della Corte dei Conti ha preso le mosse dagli esiti delle indagini penali eseguite dai finanzieri per conto della Procura della Repubblica giuliana, che hanno poi portato alla contestazione dei reati di truffa aggravata, falso ideologico in atto pubblico e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Si tratta di fatti, precisa una nota della Finanza, “perpetrati in sede di programmazione, assegnazione ed esecuzione di 9 appalti banditi in ambito regionale negli anni dal 2014 al 2017”. Più in particolare, “la società aggiudicataria di tali commesse aveva falsamente rendicontato la pressoché integrale liquidazione degli importi di aggiudicazione di ciascun appalto esaminato, facendone falsamente figurare in contabilità l’avvenuta esecuzione”.
I soldi erano confluiti nelle casse della società e poi utilizzati dagli indagati per la ristrutturazione delle proprie abitazioni. La Finanza ricorda come non vi sia ancora una sentenza di condanna, il che però non ha impedito che la contestazione di danno erariale abbia seguito il suo corso. I provvedimenti sono stati notificati all’ex capo dipartimento Anas del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Ferrara, di Trieste, e all’ex direttore operativo Gianpiero Dario di San Dorligo della Valle.
La vicenda era stata ricordata con rilievo, lo scorso marzo, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti dal procuratore Tiziana Spedicato. Il magistrato aveva ricordato come fosse stata scoperta “una contabilità dei lavori parallela a quella ufficiale, oggetto di rendicontazione alla stazione appaltante, archiviata nel computer in uso al funzionario Anas che ha rivestito la qualità di Direttore operativo nei nove appalti esaminati”. Dall’analisi era emerso che il direttore operativo “aveva predisposto e sottoscritto falsi rapporti giornalieri di manutenzione e lavorazione – con indicazione di interventi mai eseguiti o eseguiti con modalità differenti (date, risorse umane, ore di lavoro, mezzi diversi) – e il libretto delle misure sulla base della falsa rendicontazione, inducendo in tal modo in errore il direttore dei lavori e i dirigenti che hanno emesso e vistato il certificato di ultimazione dei lavori, lo stato avanzamento lavori, il registro di contabilità e lo stato finale dei lavori”. Gli importi rendicontati erano poi stati liquidati all’appaltatore.
Il procuratore Spedicato aveva poi specificato: “L’invito a dedurre ha contestato la responsabilità a titolo di dolo, concorrente con quella del Direttore operativo, anche di un dirigente con qualifica di Capo Compartimento Anas, che ha proceduto, in un caso, all’affidamento diretto di un appalto, tra i nove esaminati, asseritamente finalizzato all’esecuzione di servizi di intervento stradale mai realizzati. In un altro caso, lo stesso dirigente ha certificato la regolare esecuzione dei lavori appaltati per un importo superiore rispetto a quello dovuto all’appaltatore (minori lavori realizzati)”.
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