Più studenti e ricerca al top: il lascito di Pinton all’università di Udine
L’università di Udine è un punto di riferimento per l’alta formazione, una sede autorevole per la ricerca scientifica, un interlocutore consolidato e affidabile per le istituzioni e il sistema economico-produttivo. È un motore di sviluppo sociale economico e culturale del territorio che il rettore, Roberto Pinton, lascia in eredità al suo successore.
Guarda al futuro il messaggio di apertura del quarantasettesimo anno accademico. Con queste parole, nell’aula dedicata a Marzio Strassoldo, uno dei primissimi rettori che seppe tracciare il solco dell’ateneo friulano, Pinton ha concluso la sua relazione, l’ultima del suo mandato, consegnando a chi verrà dopo di lui un patrimonio di «principi ispiratori, valori, libertà, responsabilità e di risultati del Piano strategico».
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Non solo. Pinton ha aggiunto anche una raccomandazione: «Se saremo in grado di tenere saldi questi principi e farli definitivamente nostri, cosa di cui ho avuto ampia dimostrazione durante questi ultimi cinque anni, potremo affrontare situazioni come l’incertezza sul futuro dei finanziamenti pubblici, fugare i dubbi sul valore della formazione universitaria, rafforzare il ruolo dell’università non solo come motore di sviluppo sociale ed economico, ma come luogo di speranza, di pace, di comune impegno civile». Pinton ha elencato una serie di punti fermi: «L’apertura, il pluralismo, la trasparenza, il merito, la generosità, il coraggio, la sostenibilità, le pari opportunità e l’inclusione costituiranno l’eredità che metaforicamente trasferiremo a chi mi succederà. Assieme alla passione di ognuno di noi per la scoperta e la costruzione del nuovo, al desiderio di ciascuno di dare un contributo personale e disinteressato al rafforzamento della comunità». Gli applausi non sono mancati neppure quando Pinton si è lasciato sopraffare dalla commozione.
La cerimonia
Iniziata con il ricordo di Giulia Cecchettin, la «ferma condanna di ogni tipo di violenza e abuso contro le donne e l’impegno concreto nel profondere una cultura di pace, rispetto, tolleranza e inclusione», quella di lunedì 25 novembre è stata una cerimonia caratterizzata non solo da numeri e percentuali di incremento come quel 10 per cento in più registrato dalle lauree magistrali.
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«In un contesto di contrazione demografica, disaffezione nei confronti degli studi universitari, propensione alla mobilità (migrazione, espatrio) dei nostri giovani, è confortante il dato delle immatricolazioni: i dati a oggi ci proiettano a superare anche quest’anno i 4 mila 800 iscritti al primo anno». Ribaditi i numeri, Pinton non ha dimenticato di ricordare il livello di soddisfazione degli studenti, il secondo posto dell’ateneo nella classifica Censis, i nuovi corsi, gli anniversari e la partecipazione della Scuola superiore, con la Sissa e otto istituti superiori, al progetto di orientamento finanziato dal Pnrr con 13 milioni di euro. Lungo l’elenco dei risultati che hanno rafforzato la comunità accademica composta da 13 mila 345 studenti, 692 tra docenti e ricercatori, 199 assegnisti di ricerca, 321 dottorandi, 548 specializzandi e 573 dirigenti, tecnici, amministrativi ed esperti linguistici.
La vocazione
Ripercorrendo i temi legati ai valori fondanti dell’ateneo friulano, non ultimo il forte legame con il territorio, Pinton si è soffermato sui risultati del trasferimento tecnologico che «trova chiaro riscontro nell’attività di brevettazione, di invenzioni e varietà vegetali. Solo qualche dato: i ritrovati attivi oggetto di trasferimento sono pari al 66,7 per cento, mentre i ricavi da brevetti sono aumentati del 40 per cento e risultano quattro volte più alti rispetto al valore medio delle università italiane. Altrettanto significativo l’efficientamento energetico con un previsto risparmio di 800 mila kilowatt, la costruzione del nuovo polo medico e la trasformazione dell’ex convento in residenze collettive. E poi il grazie sentito del rettore a tutti, davvero tutti.—